A quanto pare lo slogan delle, tradizionali, proteste studentesche di inizio anno scolastico è “no all’alternanza scuola lavoro”. Oramai trovo che lo slogan dell’anno sia l’unica cosa che permetta di distinguere fra le proteste dei diversi anni scolastici. Per il resto stesse, vacue, richieste, stesse, inconcludenti, manifestazioni, stessi rituali triti e ritriti che puntualmente partono ad ogni inizio di anno scolastico e che puntualmente non portano assolutamente a nulla che non sia il bigiare alcuni giorni di scuola.
Anche per queste c’è una “simpatia” da parte di alcuni professori, quelli che considerano le aziende private ed il profitto “sterco di satana”, che si lagnano, i docenti, che nonostante le loro “immensa e smisurata” cultura siano ad insegnare a scuola invece di essere CEO o Guru da qualche altra parte. Perché il mondo disprezza la cultura, perché il mondo ha paura delle persone oneste e colte, perché non son stati capaci di superare un test imbecille.
L’articolo Studenti in 70 piazze italiane contro l’alternanza scuola – lavoro – La Stampa nella sua conclusione è emblematico su quali siano i reali motivi della protesta (il solito vuoto pneumatico spinto)
«Anche gli universitari scenderanno oggi in piazza per denunciare i tirocini – sfruttamento. Siamo stanchi di vedere i nostri percorsi di studi degradati a manodopera a basso costo per enti, privati e imprese», dice Andrea Torti, Coordinatore nazionale di Link Coordinamento universitario – «Con la campagna Formazione Precaria abbiamo lanciato un’inchiesta, con lo scopo di portare alla luce lo sfruttamento che gli studenti e le studentesse vivono nei loro percorsi accademici.» «Il Governo deve stanziare maggiori risorse in Istruzione e Ricerca. Le risorse regalate alle aziende con gli sgravi fiscali vanno invece investite per un’istruzione gratuita e di qualità» – Dichiara Martina Carpani, Coordinatrice nazionale di Rete della Conoscenza – «La scuola e l’università non devono essere asservite al profitto degli sfruttatori, semmai devono cambiare il mondo del lavoro. L’istruzione deve essere garantita a tutte e tutti abolendo il numero chiuso all’università e istituendo il reddito di formazione universale».
Non “migliorate così e cosà l’esistente” ma i soliti gettonatissimi: “più soldi incondizionatamente per tutti” e “diritto al pezzo di carta contrabbandato da diritto allo studio”. Emblematica la richiesta di “investire in istruzione gratuita di qualità ma si guardano bene dal dire cosa sia per loro la qualità dell’istruzione (argomento abbastanza scottante) e come misurare tale qualità (qui la blasfemia raggiunge livelli altissimi).
Poi se il problema è il riconoscimento del titolo di studio, avrei una modesta proposta; rendere il titolo sottostante, a patto che venga apposta una marca da bollo da 16€, legalmente valido e lasciare che consenta l’utilizzo legittimo del titolo di dottore.
Così tutti son dottori e contenti…
Qui una lettera, agli studenti, che scrissi per le proteste di quell’anno. Ricopio il “pezzo forte” perché penso che non ci siano state grosse variazioni di sorta rispetto a tre anni fa.
L’istruzione è anche imparare dal passato per evitare di ripetere gli stessi errori; ogni anno si parla di come è stata distrutta la scuola, si ripetono i soliti slogan che “un popolo di ignoranti si controlla facilmente” e “i politici temono la cultura”, e poi da dicembre continua tutto come prima.
E allora io ti invito a dar seguito a ciò che dici: istruisciti ed acculturati, leggi e informati, adesso che esiste internet è facile reperire notizie di uno o due anni fa, leggi e guarda come e cosa è stato chiesto l’anno scorso, cosa è stato chiesto due anni fa, come è stato chiesto e cosa si è ottenuto…
Vedrai una copia della manifestazione cui tu hai partecipato. Sai spiegarmi perché quest’anno sarà diverso, perché quest’anno le cose cambieranno davvero? Se non ci riesci, mi spiace dirtelo, ma finirà esattamente come gli altri anni, anche gli altri anni gli studenti non sapevano rispondere a tali domande, non sapevano cosa volevano o, meglio, pensavano di volere una cosa ma in realtà chiedevano altro. Chiedevano istruzione ma intendevano pezzi di carta. (…)
Perché solo chi è istruito va avanti, attento ho detto chi è istruito non chi possiede un pezzo di carta, l’istruzione e il pezzo di carta son due cose diverse, e l’avere un pezzo di carta non significa essere istruito, può anche significare che si è un pappagallo perfettamente ammaestrato a ripetere frasi e concetti che non ha capito.
Istruirsi significa perdere tempo e fatica per apprendere, studiare, esercitarsi e devi essere tu a volerlo fare. Devi acquisire consapevolezza della tua preparazione, devi cercare di renderti conto di quanto sei preparato rispetto agli altri, i tuoi compagni di classe, gli studenti delle altre scuole della tua città, dell’italia. Perché è domani che con loro ti dovrai confrontare e dimostrare di essere più bravo, perché che che ti dicano la competizione esiste, nello sport come nella vita.
Istruirsi significa anche saper discernere il sogno dalla realtà (oltre ad imparare come si possono realizzare “realmente” i sogni invece di sperare in babbo natale).