Riconosco, e stimo Sansonetti perché riconosco sia una persona intellettualmente onesta. E condivido questo suo articolo e il suo grido contro il silenzio della sinistra. Sinistra che spesso urla sdegnata e chiede la testa dei segretari dei partiti politici avversari quando qualche bestialità o qualche clamorosa stronzata viene scritta nei social da qualche consigliere circoscrizionale di qualche sperduto paesello.
Comportarsi in questo modo è semplicemente sdoganare il fascismo comportandosi, camicia nera a parte, esattamente come i fascisti. E che credito si può dare a chi si dice antifascista a parole e fascista, fascistissimo, nei modi?
Sorgente: Per favore, chiudete l’Anpi di Savona! – Il Dubbio (grassetti miei)
Il capo dell’Anpi di Savona, con una dichiarazione demenziale, ha definito “fascista” una bambina di 13 anni e ha giustificato – neanche tanto velatamente – il suo stupro e il suo assassinio, nel 1945, ad opera di alcuni partigiani vigliacchi e folli. (…) Però l’Anpi dei cinquantenni continua a rivendicare il suo ruolo e a pretendere l’esclusiva dell’antifascismo. Lo ha fatto anche recentemente, durante la campagna del referendum, dichiarandosi custode suprema della Costituzione.
Purtroppo i capi veri della Resistenza non ci sono più: Longo, Mattei, Parri, Valiani, Pertini, Lombardi, Pajetta. Socialisti, comunisti, democristiani, liberali. Gente valorosa, di pensiero e di grandi principi e di forte moralità. Inorridirebbero di fronte alle idiozie dell’Anpi contemporanea.
La presa di posizione dell’Anpi di Savona, nasce da una ragionevolissima iniziativa di un consigliere di centrodestra del comune di Noli, il quale, dopo 72 anni dalla sua morte, ha proposto una targa per ricordare quella bambina stuprata e uccisa. Il sindaco ha detto di sì, e allora l’Anpi ha alzato il muro.
Il segretario dell’Anpi di Savona, protagonista di questa battaglia, si chiama Samuele Rago. Seppure con un po’ di orrore trascrivo qui la sua dichiarazione: «L’Anpi ribadisce la propria contrarietà al progetto dell’amministrazione comunale di Noli di erigere un cippo in memoria della brigatista nera Giuseppina Ghersi…». E poi: «La pietà per una giovane vita violata e stroncata non allontana la sua responsabilità di schierarsi e operare con accanimento a fianco degli aguzzini fascisti e nazisti». E infine ( terribile): «La ragazzina era una fascista. Eravamo alla fine della guerra, è ovvio che ci fossero condizioni che oggi possono sembrare incomprensibili». Non riesco a commentare, perché tremano le mani. «Brigatista nera» ? A 13 anni? Responsabile di essersi schierata coi fascisti e perciò meritevole di morte? Atto giustificabile vista la situazione dell’epoca, anche se oggi può sembrare difficile comprenderlo?
Tutto questo, scritto, consapevolmente, da un dirigente politico, perdipiù, devo immaginare, di sinistra e antifascista. Ma a che punto può arrivare la bestialità dell’odio politico? Fin a quale limite di abiezione accompagna la mente e il pensiero?
Il problema più grande però non è questo. Può succedere che una singola persona dica delle atrocità, magari perché è confuso, perché ha perso la testa. Io mi auguro che oggi o domani si renda conto e chieda scusa. Quello però che mi ha colpito e che non riesco a giustificare è la mancanza di reazione della sinistra. Dai partiti non ho sentito indignazione. E mi pare che anche la presa di distanze dell’Anpi nazionale, giunta dopo molte ore e grande riflessione, sia debolissima e molto reticente. Trascrivo anche quella: «L’Anpi ha sempre condannato gli atti di vendetta e violenza perpetrati all’indomani della Liberazione. E lo fa anche oggi rispetto alla vicenda terribile e ingiustificabile dello stupro e dell’assassinio di Giuseppina Ghersi. Ribadisce che singoli episodi, per quanto gravissimi, non intaccano i valori della Resistenza e della guerra di Liberazione nazionale, grazie alla quale l’Italia, dopo anni di guerra, violenze e dittatura, ha conquistato pace libertà e democrazia».
Certo non c’è una parola fuori posto in questo comunicato. Però qualcosa stona. Tre cose. La prima è l’inutilità della seconda parte della nota: che bisogno c’è di ribadire la grandiosità della Resistenza? Chi l’ha messa in discussione? Deporre una targa in ricordo di una ragazzina trucidata bestialmente è un’offesa all’antifascismo o alla guerra di liberazione? No. Dunque la seconda parte del comunicato serve solo a giustificare, almeno in parte, le folli parole di Rago.
La seconda cosa che stona è l’assenza di una frase netta che dica che l’Anpi chiede che la targa sia realizzata e che la memoria di Giuseppina sia onorata.
Terza obiezione, non si ha notizia di nessun provvedimento disciplinare nei confronti del presidente savonese dell’Anpi e forse di tutto il consiglio direttivo. Perché l’Anpi nazionale non chiude la sezione savonese? Perché non caccia il presidente. Perché non chiede scusa al sindaco di Noli e ai parenti di Giuseppina? (…)
Proprio l’altro giorno, qui a Roma, si è tenuto il G7 delle avvocature. Organizzato dal Cnf. Hanno partecipato studiosi, magistrati, ministri, varie autorità dello stato, tra i quali il Presidente della Camera. Il tema era: lotta al linguaggio dell’odio. Avevo appena sentito un’intera giornata di discorsi impegnati e profondi su questo tema quando è giunta la notizia di Savona. Mi chiedo: Forse esiste un tipo d’odio che è più legittimo degli altri? Forse chi ha ottenuto il possesso del simbolo dell’Anpi ha il diritto di vomitare fango contro una bambina stuprata e uccisa da dei mascalzoni? No, amici miei, non esiste. E spero con tutto il cuore i partiti antifascisti, le autorità, le istituzioni, alzino la voce contro questa follia, che di antifascista, francamente, non ha proprio nulla. E al mio amico Emanule Fiano, che è il promotore della nuova legge contro l’apologia di fascismo, vorrei rivolgere un appello: intervieni, con la tua autorità, e chiedi che quella targa venga collocata. Perché il vero antifascismo è questo: umanità e tolleranza.