Ancora giudici e stamina

Segnalo un interessante articolo sul corsera, articolo a firma di Luigi Ripamonti.

uno stralcio

È accaduto di nuovo. Un giudice ha chiesto agli Spedali Civili di Brescia di riprendere immediatamente a curare un bambino con il metodo Stamina.(…)

E invece no, perché stavolta ci sono almeno due elementi di novità su cui riflettere. (…) Il secondo elemento di novità, a quanto risulta, è che il giudice di Marsala prima di prendere la sua decisione avrebbe ascoltato Marino Andolina, vicepresidente di Stamina, che gli avrebbe spiegato il metodo in questione.
Pare allora legittimo chiedersi se non sia stata presa in considerazione l’ipotesi che le opinioni del dottor Andolina potessero essere viziate da una visione pregiudizialmente favorevole sul metodo in questione. Pare anche difficile ipotizzare che il giudice non fosse al corrente delle polemiche su tale metodo.

Dando per scontate le risposte a queste domande retoriche si può procedere a chiedersi, questa volta senza retorica, com’è possibile che in questo Paese vengano ancora prese decisioni come questa, informate – non vogliamo dubitarne – da un senso di pietà e di responsabilità verso un malato, ma svincolate dal contesto sociale e dalle posizioni delle altre migliaia di altri «periti di controparte» rappresentati dai medici e dagli scienziati molto critici su questo metodo?

Volendo, possiamo anche astenerci dall’esprimere opinioni in merito all’operato del giudice di Marsala rovesciando i termini del problema. Basta capovolgere la prospettiva: visto che i giudici, comprensibilmente, non se la sentono di «far morire i bambini», per quale motivo vengono ancora lasciati soli davanti a questo drammatico rischio? Non è proprio possibile che lo Stato, con un intervento deciso, li sollevi da questo peso?

Condivido in pieno le domande alla fine dell’articolo, quello che però mi chiedo è: come mai è possibile che dei periti, spero che il giudice abbia deciso appoggiandosi a periti, non siano perseguibili se sparano castronerie colossali? Potrei capirlo se si parlasse di questioni confuse dove le prove scientifiche sono molto sfumate ed è difficile avere certezze granitiche, ma nel caso di stamina o nel caso dei vaccini che causano l’autismo le parti sono abbastanza chiare, e si capisce quale sia la versione scientificamente corretta e quali siano le cavolate sparate da una minoranza con pochi o nulli titoli scientifici.

L’intervento che serve, a sostengno dei giudici, è mettere a loro disposizione, come capita in inghilterra e come aveva proposto il giudice Edoardo Mori, una struttura che si occupa delle consulenze scientifiche e che risponda secondo lo stato dell’arte attuale. E il giudice è obbligato a tener conto del loro parere.

L’alternativa sarebbe avere sentenze illogiche basate su perizie farlocche di qualche ciarlatano. Esempi, in italia, di sentenze siffatte, purtroppo non ne mancano.

Stamina e il siero di bonifacio

Un interessante articolo pubblicato su query il 13/04/2012 da parte di Salvo di Grazia (aka medbunker) riguardo al siero di bonifacio, un presunto siero miracoloso, messo a punto da un veterinario, che dovrebbe curare i tumori.

Sconvolgenti i parallelismi con l’attuale vicenda stamina.

(…)Liborio Bonifacio era un veterinario di origine siciliana che esercitava la sua professione ad Agropoli, in provincia di Salerno. La sua fu una carriera “ordinaria” che cambiò radicalmente attorno agli anni ’50, quando cominciarono a diffondersi voci su una presunta cura per il cancro da lui scoperta. Bonifacio racconta di aver avuto un’intuizione in seguito ad un esperimento eseguito nel suo allevamento. Espose per 20 giorni delle capre ad una sostanza cancerogena (il benzopirene) e queste non svilupparono mai il tumore che ci si aspettava. Da questo il veterinario concluse che le capre fossero immuni dal cancro e che somministrare un “estratto biologico di capra” potesse proteggere anche gli uomini dalla malattia (non sperimentò comunque in alcun modo la veridicità della sua ipotesi). Ideò quindi un composto a base di feci ed urine di capra mescolate ad acqua: secondo il tipo istologico di tumore le capre dal quale si “estraeva” il siero dovevano essere di sesso differente.
L’idea (sicuramente bizzarra) del veterinario campano inizialmente si diffuse solo a livello locale: in quegli anni non esisteva internet, le comunicazioni erano particolarmente difficoltose e le uniche fonti di “novità” erano i giornali. Furono proprio questi che svelarono quello che stava accadendo ad Agropoli. File di persone, incidenti, tafferugli, interventi delle forze dell’ordine e perfino l’interesse della malavita per ottenere le poche dosi di “siero” che il veterinario riusciva a produrre. Iniziò pure un mercato nero della pozione e si sparsero false copie del siero miracoloso. (…)

Furono inviate petizioni al Papa ed al governo, richieste di sperimentazione, di somministrazione controllata e anche alcuni medici si esprimevano a favore del veterinario. Il ministro della sanità dell’epoca diede l’autorizzazione (per “volontà popolare”) ad eseguire uno studio. L’analisi dei flaconi ricevuti mostrava un’assoluta superficialità nella preparazione delle fiale: dosi differenti da una all’altra, conservazione inadeguata (le fiale erano chiuse manualmente e molte risultavano contaminate) e nessun componente “sconosciuto” o segreto. Erano vitamine e proteine disciolte in glucosio.
Questo non impedì di proseguire nella sperimentazione, che avvenne da marzo 1970 al maggio successivo. Il risultato sugli esseri umani fu assolutamente inconsistente: nessuna guarigione, nessun miglioramento, qualche “miglioramento della qualità di vita” che non era necessariamente da imputare all’effetto della preparazione. (…)
Furono inoltre analizzate migliaia di cartelle cliniche in possesso di Bonifacio. Dopo tale verifica le cartelle furono definite prive di consistenza per mancanza di diagnosi e di documentazione specifica. Il ministero dichiarò: «In conclusione risulta chiaro che il prodotto in sperimentazione non presenta nessuna azione curativa sul cancro, non cambia la sintomatologia e non esercita effetti benefici sulle condizioni del paziente.(…)

Quando il clamore sembrava ormai un ricordo, nel 1981 si ricominciò a parlare del metodo: alcune riviste a larga diffusione pubblicarono delle interviste a presunti “guariti” e la polemica ricominciò come se niente fosse successo. Nuove polemiche, “testimoni” che spuntavano come funghi e persino attività commerciali che proponevano varianti “potenziate” del beverone. Alla fine il veterinario di Agropoli richiese una nuova sperimentazione dicendosi in possesso di altri dati e di cartelle che dimostravano l’efficacia del suo preparato. Un gruppo di medici americani si dichiararono disposti a sperimentare il siero direttamente su malati delle loro strutture: nuove polemiche, schieramenti da una parte e dall’altra, movimenti politici di solito interessati ai voti più che alla salute, costrinsero il ministero della sanità ad accettare un “tavolo di discussione” per decidere come dovesse avvenire la nuova sperimentazione fissata per l’inizio del 1982. Tutto si finì con un colpo di scena: in una conferenza stampa convocata d’urgenza Liborio Bonifacio annunciò il suo rifiuto di partecipare alla sperimentazione ed il suo ritiro definitivo dalla scena pubblica italiana. Morì poco dopo nel 1983. (…)

Per molti tutta la vicenda è “all’italiana” (tanto da ricordare molto da vicino un’altra simile, quella relativa al “metodo Di Bella”): un’idea indimostrata ed implausibile si trasforma per “volontà popolare” in un dato meritevole di interesse scientifico, l’ideatore diventa un paladino della povera gente (i malati) e la scienza si trasforma in “ottusa” agli occhi del popolo. Non ci è servito da lezione però, e poi la vicenda sarà pure “all’italiana”, ma anche in altre parti del mondo sono accaduti e continuano a ripetersi casi simili, come abbiamo mostrato anche in questa rubrica.

Anche qui c’è la cura miracolosa senza alcuna base scientifica, cura che viene portata avanti solamente per pressione dell’opinione pubblica e nonostante l’inconsistenza teorica e l’assenza di qualsiasi prova di efficacia.

Facciamo okkupazzzione…

Se serve una prova che in italia la scuola non insegna e gli studenti non riescono ad imparare sono le, oramai, tradizionali okkupazioni di inizio anno. Oramai, grazie ad internet, è facile ripescare gli articoli degli anni passati sulle okkupazioni, sulle autogestioni, sulle innumerevoli manifestazioni contro il ministro di turno e vedere oggi a quali risultati abbiano portato quelle lotte. A parte qualcheduno che è partito organizzando manifestazioni in scuole ed università ed è riuscito ad entrare in qualche partito/sindacato, che risultati sono stati ottenuti?

Nulla, niente, zero, niet. 

E già questo dovrebbe far riflettere sull’efficacia del metodo di lotta e interrogarsi se e dove si sia sbagliato, come mai non si è riuscito ad ottenere i risultati voluti(1), come mai nessuna protesta studentesca (e dei docenti) ha spinto qualche ministro a revocare qualche riforma? Persone che conoscono la storia si fermerebbero a riflettere e cercare di analizzare le cause della sconfitta per capire come mai non si sono ottenuti risultati, a parte lo svilire ulteriormente la scuola, e penserebbero a nuove forme di protesta o ad una rimodulazione degli obiettivi.

Infatti la criticità delle proteste sono gli obiettivi finali; si vorrebbe una scuola/università

  • Seria e formativa che prepari realmente gli studenti rendendoli “preziosi” per il mondo del lavoro.
  • Crei eccellenza e valore aggiunto.
  • Garantisca il successo formativo a tutti.
  • Non lasci nessuno indietro.

Il problema è che per fare eccellenza e preparare realmente le persone occorre tagliare senza pietà chi non raggiunge i livelli minimi, livelli che in nome del “nessuno deve rimanere indietro”, sono stati spinti sotto zero(2).  Risultato non sorprendente visto che la maggior parte delle proteste, guarda caso, sono state capitanate generalmente dai più casinisti e dai laureandi di lunghissimo corso.

Quello che vorrei dire, da ex studente e da ex docente è: cari studenti protestate pure ma pensate un attimo a cosa volete ottenere e a come volete ottenerlo, altrimenti vi state tirando la zappa sui piedi e contribuendo a far valere un titolo di studio tanto quanto la tessera dei bollini del supermercato.

E cari docenti, voi che partecipate alle proteste nelle seconde linee, perché non vi chiedete dove voi ed i vostri sindacati abbiate sbagliato, come mai da vent’anni a questa parte protestate e scioperate e prendete puntualmente schiaffoni? La storia non ha insegnato niente? Non ha insegnato che se si vuole cambiare non basta chiedere un cambiamento ma proporre un sistema alternativo e lottare per attuarlo? Non ha insegnato che se si fa la rivoluzione tanto per farla, puntualmente, finisce in un bagno di sangue?

Se non siete capaci voi di imparare le lezioni che voi stessi impartite come potete pensare di riuscire a trasmettere la cultura ai vostri allievi?

(1) Tranne fare casino e bigiare lezioni.

(2) Può essere crudele e noioso ripeterlo ma quando il 70% degli aspiranti docenti non passa un test di comprensione verbale e capacità logico matematica a livello di scuola media inferiore bisogna seriamente riflettere sul come mai siano riusciti a conseguire un titolo di studio di livello superiore.

correva l’anno 1870

(…) Ricoprendo la carica di ministro delle Finanze si impegnò a fondo nel pareggio del bilancio statale (lui stesso definì la sua politica una economia fino all’osso), arrivando a privatizzare molti degli enti pubblici e degli immobili appartenuti alla Chiesa (da poco incamerati dallo Stato), ma soprattutto imponendo nuove imposte o inasprendone altre, tra le quali l’impopolare tassa sul macinato. (…)

fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Quintino_Sella