Antigone 2.0

Alla fine la sea watch 3 ha forzato la mano ed è andata a lampedusa; ovviamente sui social molti hanno esaltato la “capitana” e qualcuno ha anche tirato fuori la storia di antigone e del dovere di ribellarsi a leggi ingiuste. Cosa apparentemente giusta ma che nasconde un sacco di insidie; la prima: cos’è una legge giusta e come distinguerla da una legge ingiusta; in secondo luogo chi dovrebbe decidere se e quando una legge è “ingiusta”.

La questione è tutta lì; un moderno stato democratico dovrebbe avere, all’interno delle sue stesse leggi, sistemi di garanzia per evitare le leggi “ingiuste”, ad esempio la possibilità di ricorrere alla magistratura contro una legge “ingiusta” o una corte che giudichi se una legge è in accordo o meno con la costituzione. Ammettere che possano esistere leggi ingiuste significa dire che tali sistemi di “garanzia” non funzionano affatto; ma se non funzionano allora cosa ci stanno a fare?

Anche la seconda domanda nasconde un bel po’ di insidie: sul decreto sicurezza sia il TAR che la CEDU hanno deciso che non c’erano gli estremi per una sospensiva di emergenza respingendo la richiesta del ricorrente, eppure il ricorrente ha ignorato tale decisione continuando a sostenere l’urgenza del dover sbarcare le persone; la domanda sorge spontanea: chi ha ragione e perché?

Uno stato moderno è un sistema delicato fatto di pesi e contrappesi, se in nome di non meglio precisati motivi morali si fanno saltare, domani saltano per tutti, anche per l’imprenditore che evade le tasse per il motivo morale di continuare a pagare buste paga ai suoi dipendenti, vogliamo rendere disoccupati padri di famiglia? Un sindaco che considera immorale la legge sul matrimonio gay ha il diritto di non rispettarla, e di non essere perseguito per tale violazione visto che l’ha fatto per alti motivi morali?

La vicenda è simile a quella capitata per le intercettazioni; se convinci che il bobolo ha diritto a sapere, se il motivo morale di informare il bobolo giustifica la violazione della riservatezza della corrispondenza, diritto costituzionale, se si esaltano gli sputtanatori di intercettazioni che non c’entrano niente come ad esempio gli SMS della falchi a ricucci, poi hai voglia di spiegare perché il bobolo invece non deve sapere cosa dice Lotti o Tiziano Renzi? Se il bobolo ha diritto di sapere tutto ha diritto di sapere tutto, se l’articolo sulla riservatezza della corrispondenza nella costituzione è spazzatura è spazzatura per tutti, Ricucci e babbo Renzi, Mario Rossi e Giuseppe Verdi.

Faccio umilmente notare anche che gli alti motivi umanitari sono stati invocati anche tutte le volte che si è deciso di inviare l’esercito; non si faceva la guerra per il petrolio ma per liberare il popolo dalla schiavitù del tiranno del momento, Gheddafi ad esempio. Sì l’articolo 11 ma abbiamo il dovere morale di impedire che il popolo mbingo massacri il popolo mbongo (e che non rompa le palle con il “nostro” petrolio).

Ecco perché le wannabe antigone non mi convincono molto, alla lunga fanno solo danni.

Filosofia e comprensione della realtà

“Piano, piano,” disse Guglielmo. “Non so perché, ma non ho mai visto una macchina che, perfetta nella descrizione dei filosofi, poi sia perfetta nel suo funzionamento meccanico. Mentre la roncola di un contadino, che nessun filosofo ha mai descritto, funziona come si deve…
[Umberto Eco, Il Nome della Rosa]

La filosofia della scienza è utile agli scienziati quanto l’ornitologia agli uccelli
[R. Feynman].

Stavo leggendo la spassosa vicenda che riguarda la diatriba fra R. Burioni e S. Regazzoni (qui).  Avevo l’impressione che molti filosofi fossero persone fuori dal mondo incapaci di capirlo e buoni solo a nascondere la loro ignoranza dietro un sacco di supercazzole. Devo dire che la vicenda mi sembra una ennesima conferma sperimentale di questo fatto.

Riporto la parte corposa dello scambio con alcune considerazioni sparse a margine.

I fatti, in breve. La scintilla del botta e risposta è una frase di Regazzoni: “La scienza è una cosa buona, ma ci sono medici che ne hanno un’idea così ingenua e imbarazzante da fare danno alla scienza. Certo, non si può chiedere a tutti di conoscere un po’ di filosofia della scienza. Però ignoranza e arroganza non aiutano se decidi di metterti a discutere nello spazio pubblico”. Lo stesso Regazzoni invita poi l’immunologo a studiare, poiché “non conosce l’abc della scienza”: non la scienza medica, evidentemente, ma la filosofia della scienza. La critica non è quindi rivolta al Burioni medico, ma al Burioni personaggio pubblico che interviene sul difficile rapporto tra scienza, società e politica.

È qui che inizia uno sconcertante attacco di Burioni, in cui l’affermato ordinario delegittima e ridicolizza il suo interlocutore per la sua condizione di precario, e quindi di fallito. “Un professore a contratto che dice a un professore ordinario ‘vada a studiare ne ha bisogno’ è qualcosa che accade solo su Twitter, e solo in casi particolarissimi”. Nella visione di Burioni non è quindi solo la scienza a non essere democratica. Mi puoi criticare se hai uno status pari al mio, altrimenti no. Non conta l’idea che si esprime né la competenza specifica. Prosegue Burioni: “O porta dei numeri a supporto della sua affermazione, oppure ai miei occhi rimangono delle frasi vacue che non esprimono altro che la sua frustrazione e che starebbero bene in un bar di periferia e non nelle aule universitarie che ancora lei è costretto – forse per questa sua ingiustificata protervia – a frequentare in maniera precaria”. E ancora: “Però lei non è neanche professore e sta facendo qui su Facebook una lezione a me su come dovrei fare quello che lei mi pare non riesce a fare e che vorrebbe fare”, aggiungendo poi che Regazzoni, “da contrattista, mi sta facendo una lezione gratuita su come riuscire dove lei continua a fallire”.

-> Burioni tende ad essere brusco, poco diplomatico ma dice pane al pane e vino al vino. Un vecchio trucco argomentativo è attaccare la forma invece del contenuto quasi che se dica 2+2=4 urlando stia dicendo una falsità mentre se l’avessi detto dolcemente diventerebbe una affermazione vera. Purtroppo la verità di una affermazione è indipendente dal tono cui viene enunciata. Se il regazzoni avesse criticato solo i toni la sua sarebbe stata una critica legittima. Peccato che aggiungendo il termine “ignorante” l’abbia fatta fuori dal vaso e di molto. Per dare dell’ignorante a qualcuno occorre dimostrare di saperne di più di lui, altrimenti ci si sta comportando solo da idioti boriosi. Facendo un paragone calcistico è come se un allenatore di serie C, di una squadra di mezza classifica, pretenda di insegnare ad un Carlo Ancelotti od a un Luciano Spalletti come si gestisce la squadra quando hai sia coppe che campionato.

-> Il tizio è precario a 40 anni; se vedi che in una certa carriera non riesci a batter chiodo o cambi ad altro o continui a sperare. Strano che i filosofi che dovrebbero essere quelli che dovrebbero capire maggiormente il mondo ed il funzionamento in molti casi si rivelino essere persone incapaci di capire la realtà e di interagire. Quando Tremonti fece la sua sparata “con la cultura non si mangia” io mi sarei aspettato, come risposta, qualcuno a pancia piena che mostrava come la cultura gli permettesse di mangiare. Invece chi si lamentò di più, era gente a digiuno che magnificava i lauti pasti che facevano con la cultura.

->L’essere precario può essere una sfortuna ma spesso è conseguenza di una sequenza di scelte sbagliate; la filosofia è un campo saturo ove l’offerta surclassa di molto la domanda. Questo secondo il sig. Adam Smit, padre della filosofia economica, spinge il valore in basso. Eppure molti non capiscono questo semplice fatto, così come non capiscono che io se concorro con 10 rivali devo essere meglio di quei 10, se concorro con 1.000 devo essere migliore di quei 1.000. La cultura dovrebbe renderti capace di capire subito questi fatti di base; cosa pensare di uno che non riesce a capirli e contemporaneamente magnifica la “cultura” e la sua capacità di fargli capire e interpretare il mondo?

-> La tanto meravigliata “filosofia della scienza” usata dal Regazzoni contro Burioni ma sa che ha la stessa utilità della trama in un film porno; se c’è bene altrimenti pazienza, si fa sesso lo stesso.  Magari non sappiamo i profondi motivi filosofici perché la roncola funziona ma, per quello che serve per la maggior parte dell’umanità, funziona abbastanza bene. Piaccia o no la scienza è andata avanti ignorando la filosofia della scienza, e i filosofi della scienza si son trovati decisamente marginalizzati.

-> Hegel era un palese idiota, è bene ricordarlo.

de philosophia et de scientia

“Piano, piano,” disse Guglielmo. “Non so perché, ma non ho mai visto una macchina che, perfetta nella descrizione dei filosofi, poi sia perfetta nel suo funzionamento meccanico. Mentre la roncola di un contadino, che nessun filosofo ha mai descritto, funziona come si deve…

[Umberto Eco, Il Nome della Rosa]

l’antanizzazione retroavanguardista leopardiana nelle tragedie di eschilo

Ho avuto una discussione con una “docente precaria” che insegna grammatica e letteratura alle medie. Quello che mi ha sconvolto è il suo ragionamento: “siccome di grammatica ci capisco poco allora preferisco fare letteratura”.

La frase offre due spunti interessanti; il primo è: come mai una che dovrebbe insegnare una materia ammette candidamente di capirci poco? non è che una parte dello scadimento della scuola sia dovuto a personale non all’altezza? Non dico di essere un membro dell’accademia della crusca ma almeno avere chiara la distinzione fra avverbio ed aggettivo ed essere in grado di farlo capire agli studenti.

il secondo è più sottile; siccome la letteratura è dominata più dalle opinioni che dalle regole rigide allora è facile contraffare per erudizione l’ignoranza e sostenere che il successo di Eschilo sia dovuto all’azione innovativa dell’antanizzazione retroavanguardista delle opere del Leopardi, poeta di cui Eschilo era un grande estimatore.

Ecco perché certe materie, come la matematica o le scienze “scienze”, sono temute; non te la puoi cavare a colpi di supercazzole. Puoi disquisire per ore ed ore della prematurazione covariante dell’insieme dei numeri reali ma poi, alla fine, l’esercizio devi riuscire a farlo, devi saper rispondere correttamente alla domanda: “la serie converge, sì o no”? Cosa che invece non avviene in altri ambiti ove è facile passare per eruditi sparando parole a casaccio1.

 


  1. Hegel era un fesso ricordiamolo; il lasciar cadere il principio di non contraddizione, per l’assoluto hegeliano tale principio non vale, significa, visto che ex falso sequitur quodlibet, che nell’ambito della teoria hegeliana dell’assoluto è possibile dimostrare qualsiasi tesi. Ovvero che si sta parlando solo di un mucchio di cose senza senso. Però, come qualche nipotino di Hegel, per via di Marx, dimostra, se le dici con aria “studiata” puoi passare per erudito e farti un sacco di seguito. 

sulle macchine congegnate dai filosofi.

“Allora andiamo a prendere la pietra di Severino, e un vaso, e dell’acqua, e un sugero…ˮ

“Piano, piano,ˮ disse Guglielmo. “Non so perché, ma non ho mai visto una macchina che, perfetta nella descrizione dei filosofi poi sia perfetta nel suo funzionamento meccanico. Mentre la roncola di un contadino, che nessuna filosofia ha mai descritto, funziona come si deve…

Umberto Eco, Il Nome della Rosa

ma la logica uccide il pensiero creativo?

Questo è un messaggio che è arrivato in risposta ad un mio messaggio su disqus in una discussione sui test a scuola. (grassetti miei)

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/11/insegnanti-cari-allievi-anche-il-vostro-maestro-e-un-dop/2624527/#comment-2620398784

Cioè vorresti abolire l’unico spazio creativo (il tema di italiano, appunto) per far subentrare sempre e solo dei test (già abbondantemente presenti in altre materie)?
A parte che mi pare una follia, mi chiedo e ti chiedo: come si possono fare dei test che valutino la creatività e la capacità di scrivere di un alunno? Questa forma mentis (abominevole) che deriva dal nuovo primato indiscusso delle discipline scientifiche vedo che è arrivata a investire ogni grado della scuola. Uccidere il pensiero creativo in favore della logica (che è importantissima, ma che è solo mezza faccia della medaglia): questa è la strada di contrapposizione e di rivalsa intrapresa (che produrrà effetti nefasti proprio come a suo tempo ne ha prodotti l’aver mortificato il pensiero logico)
In ogni caso si parla di test preparati da esseri umani (esseri fallaci), quindi test fallaci per definizione (non è che stiamo parlando di quanto faccia 2+2).

L’indottrinamento omologatorio di cui parla il blogger è poi un altro segno dei tempi (“il pensiero scientifico” e il dominio dell’uomo-macchina sulla società in quanto ingranaggio obbediente del sistema). Tutto questo in funzione di una società di automi che riescano a pensare anche a soluzioni più che innovative all’interno del sistema, ma che non osino mai metterne in discussione i principi.

Il messaggio offre spunti di discussione abbastanza interessanti; il primo è, a mio avviso, il più importante: la logica può uccidere il pensiero creativo(1)?  La domanda in realtà è senza senso; la logica non è altro che un sistema per strutturare il pensiero e riconoscere i pensieri fallaci ed errati. Ergo permette di dare un senso ai messaggi scritti ed ai ragionamenti, quello che distingue un ragionamento corretto da un ragionamento sconclusionato e fallace è proprio la logica. Quindi la logica non uccide la creatività, anzi permette ad essa di manifestarsi. Tutte le grandi opere creative hanno una loro coerenza interna data proprio dalla logica, intesa come principi (identità, non contraddizione) e regole di base per il ragionamento. La creatività può essere definita come il trovare “nuovi modi” di veicolare messaggi. Ma senza logica non hai  messaggio. Si potrebbe fare un parallelo con le regole della grammatica e della sintassi; chiunque sostenesse che le regole della grammatica e della sintassi uccidono la creatività verrebbe preso per folle (oltre a prendersi un 3 inappellabile in italiano). Certo autori capaci le conoscono e le “infrangono” magari per enfatizzare o per colpire il lettore, come ad esempio capita con le opere dei futuristi oppure “io speriamo che me la cavo”, ma la differenza fra chi conosce e deliberatamente viola e chi invece viola perché non conosce rimane abbastanza evidente, e l’evidenza è data, guardacaso, dalla logica sottostante all’opera. Conclusione: che la logica uccida la creatività è una stupidaggine colossale.

Il secondo punto è un giochetto dialettico che spesso viene usato a scuola: siccome il test non è un sistema perfettissimo, direi quasi matematico, per valutare le competenze degli studenti allora è da rigettare come fallace. Ragionamento che si smonta con due obiezioni: la prima è chiedere se esista tale sistema, perfettissimo, per valutare gli studenti; se i test son fallaci perché preparati da esseri umani, quindi fallaci, a maggior ragione qualunque sistema di valutazione che sia stato svolto o predisposto da esseri umani (esseri fallaci) è fallace per definizione. Quindi anche il tema corretto poi da docenti. Eppure, quando le valutazioni dei docenti (esseri umani e quindi fallaci) vengono messe in discussione stranamente si alzano da parte dei medesimi (che ricordiamo essere esseri umani e quindi fallaci) alte grida di dolore.

L’ultimo punto è forse il più politico: la logica, il rigore (sensato) servono solo a sfornare automi incapaci di mettere in discussione i principi delle discipline cui si son formati. Qui si potrebbe fare l’esempio di Max Plank o di Kurt Godel riguardo ai fondamenti, mandati gambe all’aria, delle rispettive discipline fisica e matematica. Plank distrusse il continuo dello spazio e dell’energia  fondamento della fisica newtoniana. Godel invece demolì l’idea della completezza dei sistemi logici formali. Nella storia delle due discipline, furono autentici terremoti. Quello che impedisce di mettere in discussione i principi non è la logica, intesa anche come pensiero critico, ma l’irreggimentamento, il non dover pensare.  E quello più che nei test l’avevo visto nei temi, e nei compiti, dove dovevi fare quello che il docente pensava altrimenti erano votacci. Sì, mi è capitato anche in compiti universitari di matematica; l’uso di tecniche risolutive, corrette ma non previste dal docente, era causa di nullità dell’esercizio.  Testuali parole del docente: “sì, è un modo corretto di risolvere il problema però così facendo si evita l’impiego delle matrici e io volevo vedere se riuscivate ad usare il calcolo matriciale. Per questo questo modo risolutivo non l’ho considerato valido”.

(1) Da notare che talvolta il termine “creativo” ha una accezione negativa; ciò avviene quando viene usato proprio come contrario di “canonico” o “corretto”: finanzia creativa, calcoli strutturali creativi…

Insegnare a pensare…

Articolo del corriere della sera del  22 settembre 2015

L’appello dei prof di storia e filosofia:
scuole, chiamate noi per i posti in più

L’invito ai presidi a non trascurare queste discipline nell’ultima fase di assunzioni, quella per il potenziamento dell’offerta formativa: «Noi sì che insegniamo il pensiero critico»

A.A.A. offronsi professori pensanti, in grado di educare le future generazioni alla memoria, alla riflessione autonoma, al pensiero critico, al ragionamento logico, al dialogo e alla convivenza civile, alla consapevolezza storica: insomma, docenti pronti a fare degli studenti «buone teste». Suona più o meno così l’appello degli insegnanti di storia e filosofia, che rivendicano il loro diritto ad essere chiamati per la fase C del piano di assunzioni, e di non essere relegati in fondo alle preferenze degli istituti scolastici, come se le loro materie fossero Cenerentole dell’insegnamento.  (…)

Articolo di repubblica del 12 gennaio 2013

Concorsone, le pagelle dei prof i vincitori:
fisici, matematici, ingegneri. Male i filosofi

Il “quizzone” superato da poco meno del 50% dei docenti per le superiori. Tra i laureati in materie scientifiche la percentuale salta quasi al 70%, seguiti (66%) da latinisti e grecisti. In fondo alla classifica i laureati in filosofia: passati solo al 33% (…)

 

La domanda si pone spontanea: in che modo un docente che ha cannato un test di logica banale come quello del concorsone può insegnare il pensiero critico e la riflessione autonoma? Come può una buona testa essere frutto di una testa vuota (o meglio zeppa di vacui paroloni). A postumi l’ardua sentenza 🙂

Spagna: educazione finanziaria al posto della filosofia

fonte: Spagna, riforma della scuola: “Educazione finanziaria al posto della filosofia”

E’ quanto prevede il provvedimento elaborato dal ministro José Ignacio Wert. Nei testi preparati dalla Consob iberica e dal Banco de España per gli alunni le spese come la rata del mutuo, l’affitto, l’assicurazione obbligatoria e le tasse sono classificate non rinviabili, a differenza di quelle per cibo e riscaldamento. Così i banchieri entrano in classe

Sinceramente sono d’accordo. Ho visto troppa gente rovinatasi con le proprie mani perché era incapace di gestire le proprie finanze e si faceva abbindolare da offerte ammiccanti, soprattutto riguardo al credito al consumo o ai mutui. Il sapere come funziona un mutuo, un piano di ammortamento di un prestito, cosa sia un investimento e soprattutto le leggi base del gioco:

  • Legge della domanda e dell’offerta: (all’aumentare della domanda il prezzo sale ed all’aumentare dell’offerta scende)
  • Legge del rischio e del rendimento: (più una speculazione è redditizia maggiori sono i rischi di perdita del capitale)

serve, è essenziale oggi e lo sarà domani. Altrimenti capiteranno tanti altri casi di gonzi che si fanno infinocchiare e che si fanno infinocchiare a norma di legge(1) e poi piangono contro le banche cattive.

Capisco che per il fatto quotidiano, che vuole arruffianarsi gli sbroc del signoraggio &Co, le banche siano il nemico pubblico numero uno e l’economia sia seconda solo alla demonologia come materia. Però come si ripete ad libitum “un popolo ignorante è facile da imbrogliare”, quindi un popolo ignorante in economia è facilmente imbrogliabile, un popolo che conosce l’economia difficilmente si fa imbrogliare da annunci ammiccanti: “per te una cifra pronta da spendere e che puoi rendere con comodità”. Eppure, se si parla di rendere colto il popolo, parte una incomprensibile levata di scudi(2).

Qui le rilevazioni dei tassi medi per prodotto finanziario da parte del Ministero delle Finanze, la convenienza di certi prodotti come le carte revolving balza immediatamente agli occhi.

Concludo con due citazioni dall’articolo:

Il ministro José Ignacio Wert (Partito Popolare) ha difeso il provvedimento: “È necessario che i nostri figli, ovvero i consumatori del futuro, acquisiscano in ambito finanziario un livello più alto di quello dei rispettivi padri. La crisi ha evidenziato una carenza di competenze, molte volte dannose per la singola economia familiare”.(…)

Spiace dirlo ma ha ragione. Molte delle situazioni incasinate si sarebbero potute evitare con una migliore pianificazione delle spese. Posso capire un intervento dal dentista, posso capire l’esigenza di ricomprare un frigorifero ma, far rate con tasso al 8% per l’inutilephone 25 solo per fare gli sboroni con gli amici…

La conclusione dell’articolo è emblematica

Gli studenti – ovvero ragazzi tra i 10 e i 13 anni – devono distinguere e classificare le spese non rinviabili da quellemodificabili. Le prime erano classificate come di Serie A: rata del mutuo, pagamento dell’affitto, assicurazione obbligatoria,tasse. Le altre di serie B: cibo o riscaldamento. Il conto è presto fatto: i consumatori del futuro devono ricordarsi di pagare con tempestività le rate della banca prima che riempire il frigorifero, così da evitare di ritrovarsi insolventi e vedersi pignorato il tetto sotto il quale dormono.
(…)
Pablo Gasós, il Direttore dello studio di statistica del CNMV, ha detto che l’obiettivo non è quello di trasmettere un’ideologia ma ha riconosciuto che molti termini con i quali sono stati redatti i manuali potrebbero essere rivisti. Se ne discuterà in futuro. Per ora quello che è certo è la drastica riduzione delle ore di filosofia. La finanza non guarda in faccia a nessuno, nemmeno ad Aristotele o Hegel.

Hegel era un idiota (cit.) e l’autore dell’articolo, imho, s’è fatto prendere troppo dal sacro sdegno per riflettere e magari chiedere a qualcuno che conosce un minimo di economia. Le spese non rinviabili son quelle che devi pagare entro il termine altrimenti hai conseguenze  (pignoramento casa, more etc. etc.) quindi nella pianificazione devi far conto che quei soldi, in quella data, ce li devi avere. Con le spese di tipo B invece hai maggior margine, non hai scadenze fisse, puoi giocarci di più. Magari invece di fare la spesa del mese fai la spesa prima per 15 gg e poi per altri 15.

Ma questo è troppo difficile da capire, meglio demonizzare l’economia, e urlare i soliti slogan triti e ritriti: no alle banche, a morte il signoraggio, vogliamo un altra economia(3)… E poi si stupiscono perché il popolo rimane ignorante…

Vorrei sapere dove è scritto che bisogna evitare di mangiare per pagare le tasse? Magari pianificando bene le spese riesci a fare l’uno e l’altro.

(1) Le banche ti danno tutto per iscritto, anche solo per dirti che il cesso è in fondo a destra, ti fanno firmare 5 liberatorie (l’acqua della tazza non è potabile, per pisciare bisogna tirarlo fuori, l’interrutore della luce è esterno, il sapone non è commestibile, non farla per terra). Quindi se non leggi, o per pigrizia o per incapacità è colpa tua.

(2) Rendere colto il popolo a discapito delle ore di filosofia? Sacrilegio…

(3) Così come gli sciroccati che vogliono un altra fisica, magari senza il secondo principio della termodinamica…

Salvate il soldato Filo Sofia…

Su repubblica è stata pubblicata una bellissima supercazzola in difesa della filosofia “teoretica” visto che il ministero vuole ridurre l’insegnamento della materia nei licei.

Personalmente ho sentimenti ambigui; da “scientifico” riconosco l’utilità del confrontarsi con le idee e le interpretazioni del mondo dei pensatori del passato, atto utile sia per imparare a pensare in maniera corretta, sia per capire il perché e il per come di certe scelte; più o meno come in matematica si imparavano le tecniche di dimostrazione dei teoremi, la logica, il modo corretto di impostare un ragionamento matematico. E questo non vale solo per l’ambito teoretico ma anche, e soprattutto, per l’ambito scientifico, politico ed economico(1).

Di contro c’è da dire che oramai la filosofia è stata svilita, dai suoi stessi docenti ed esperti, a mera ripetizione a pappagallo di paroloni astrusi avulsi da qualsiasi logica; la condanna della filosofia si è avuta quando si è verificato quanto chi volesse insegnarla nei licei fosse avvezzo al ragionamento. Cioè ti arroghi di voler insegnare agli studenti a pensare e non sei in grado di riconoscere un sillogismo(2) sconclusionato da uno corretto, molto coerente.

Il brano che mi ha colpito

L’intenzione di ridurre il rilievo della filosofia, schiacciandola ai margini dei programmi scolastici e universitari, è la punta di un attacco generalizzato al sapere umanistico in Italia. Ma in essa c’è qualcosa di ancora più grave. Si vuole così occludere lo spazio dove si forma lo spirito critico. Indebolire ogni resistenza a un diffuso realismo in base a cui, qui o altrove, non c’è da prefigurare nulla di diverso da quello che abbiamo sotto gli occhi.

Il buffo è che è stato il sapere umanistico stesso, trasformato, dai suoi cultori, in mera erudizione alla don ferrante a rendersi perfettamente inutile e superfluo. Trasformazione ottenuta grazie al rigetto sia della praticità e dell’applicabilità dei suoi risultati che al rifiuto di confrontarsi con il pensiero scientifico, i problemi e le sfide legati a quest’ultimo. Il pensiero umanistico è morto quando filosofia da facoltà dove si studia il pensiero ed il ragionamento, sua conseguenza diretta, è stata trasformata in una stamperia di carta.  Quando gli umanisti, sulla falsariga di croce, hanno iniziato a vantare la loro crassa ignoranza nelle scienze “scienze” come matematica, fisica, a rigettare sdegnati qualsiasi applicazione pratica del loro pensiero, a pretendere di essere pagati e riveriti per la mera conoscenza fonetica di paroloni ma senza alcuna conoscenza della semantica di questi ultimi(3).

E il risultato cos’è stato alla fine? Call center zeppi di filosofi teoretici; quelli che dovrebbero capire e spiegare il mondo non capiscono un BIP! e finiscono a rosicare facendo lavoretti pagati per quanto essi sono realmente capaci di fare. Ha senso un corso di laurea in operatori di call center? Ha senso preparare gente per aprire ticket per la risoluzione dei problemi esistenziali di una sim che fa i capricci?

L’unico modo di salvare la filosofia è tornare a fare realmente, veramente filosofia. Fornire letture del mondo, spiegare come il mondo funzioni in sé, come si può capire, come si può migliorare, tornare nelle strade e parlare alla gente, fornire agli studenti strumenti critici reali verso il pensiero e farglieli usare o per sostenere una tesi o per confutarla invece di limitarsi a far pappagallare, senza capirle, le scemenze scritte da Tizio o Caio.  Studiare le fallacie logiche (Bacone), spiegare cosa sia una teoria scientifica e cosa no (Popper), insegnare che non si può dimostrare la “non esistenza” di qualcosa e quindi la dimostrazione: “non puoi dimostrare che X non esiste quindi esiste X” è fallace, e questa fallacia viene usata spesso da fuffari assortiti(4). Non esiste alcuna prova che il metodo anal-fisting® non funzioni, quindi logicamente funziona.

PS

Comunque l’articolo è molto utile. Sostituendo a “filosofia”, il lemma “equazioni differenziali alle derivate parziali di tipo ellittico” e a “umanistico” “scientifico” esce una bellissima e appassionata difesa dello studio delle equazioni differenziali alle derivate parziali di tipo ellittico. 🙂

(1) Al liceo con la filosofia ho avuto un rapporto di amore/odio. Mi piacevano i filosofi antichi fino agli gnostici, ho odiato la patristica e scolastica perché mi sembravano persone che discutevano del sesso degli angeli. Ho fatto pace con la filosofia quando si è tornati a parlare di filosofi scienziati come Galileo, Newton, Cartesio, Bacone, Pascal. Mi son piaciuti gli empiristi inglesi e i filosofi della politica e dell’economia (Locke, Hume,Hobbes, Marx, Smith…). Kant mi sembrava ragionasse in maniera matematica, Hegel invece non l’ho mai capito o meglio avevo l’impressione facesse solo discorsi senza alcun senso logico. Aria fritta, così come Croce.

(2) Aristotele, Aristotele, Aristotele… Boole altro non ha fatto che riscrivere Aristotele usando un linguaggio matematico ma la base sono le regole della logica  dei sillogismi di Aristotele. E un filosofo che non  comprende Aristotele è come un ingegnere civile incapace di svolgere alcun calcolo. Un farlocco inutile. Qui e qui due approfondimenti.

(3) Per gli informatici: buzzword.

(4) Un’altra delle prove del fallimento della filosofia è proprio il numero di persone che cascano in ragionamenti fallati.

etica e scienza, come la vedo io

Stavo riflettendo sui commenti ad un articolo sulla sperimentazione animale e sulla relazione che esiste fra etica e scienza.

Prima di tutto definiamo bene i termini:

L’etica (dal greco antico εθος (o ήθος), èthos, “carattere”, “comportamento”, “costume”, “consuetudine”) è un ramo della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status deontologico ovvero distinguerli in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati. [fonte wikipedia]

Per scienza si intende un sistema di conoscenze, ottenute con procedimenti metodici e rigorosi e attraverso un’attività di ricerca prevalentemente organizzata, allo scopo di giungere a una descrizione, verosimile e oggettiva, della realtà e delle leggi che regolano l’occorrenza dei fenomeni. [fonte wikipedia]

In primo luogo etica e scienza sono due cose distinte, la scienza si occupa di domande del tipo: è possibile? non è possibile? come funziona? mentre l’etica di domande del tipo: è giusto? non è giusto? come mi devo comportare?

La domanda: è “possibile costruire una bomba usando la fissione nucleare”, è una domanda scientifica, una domanda a cui la scienza può dare risposta, l’etica no. La domanda “è giusto usare la bomba su Hiroshima” invece è una domanda di etica, la fisica non può rispondere alla domanda precedente.

Quindi il chiedere che la scienza possa rispondere a domande del tipo: è lecita l’interruzione di gravidanza, è lecito l’uso della bomba H è una azione senza senso tanto quanto il chiedere che se sia eticamente giusto che i quark abbiano una carica frazionaria rispetto a quella dell’elettrone.

Seconda differenza; mentre la scienza cerca di essere il più possibile oggettiva: la massa dell’elettrone o il rapporto fra la lunghezza della circonferenza e il raggio saranno gli stessi sia per un fisico italiano cattolico fondamentalista, che per un fisico giapponese shintoista , per Martin Luther King e per il gran maestro del Ku Klux Klan. L’etica invece tende ad essere un qualcosa di personale/soggettivo; “è giusto fare il negro al flambe’?”  Ovviamente la risposta di M.L. King e del capo del KKK saranno opposte.

Quale delle due risposte fra quella di M.L. King o quella del capo del KKK è la risposta giusta? Non esistendo alcun “giustometro” non è possibile misurare in maniera oggettiva la “giustezza” della risposta e quindi non esiste una risposta che sia oggettiva, inconfutabile e valida per tutti, a differenza di domande tipo: qual’è la massa dell’elettrone? Quindi le risposte a domande di etica grosso modo dipenderanno dal numero di persone che ritengono una certa cosa giusta o sbagliata. E questo, ad esempio, fa credere a molte persone ignoranti della scienza che anche i fatti scientifici debbano dipendere da quante persone ritengono una cosa possibile o non possibile(1).

Definite entrambe, vediamo che relazione c’è fra etica e scienza; l’unica relazione ammissibile riguarda le conseguenze di ciò che la scienza rende possibile: “è giusto compiere l’azione X, dove X indica una azione resa tecnicamente possibile dalla scienza

quello che invece è scorretto è che si usino motivazioni etiche per giustificare fatti scientifici. Dire: “sono contro la sperimentazione animale (di seguito SA) perché mi fa orrore far nascere animali geneticamente programmati per ammalarsi di tumore” è una posizione etica, che può essere condivisibile o meno.  Anche il dire: “sono contro la SA e per me si dovrebbero usare il più possibile metodi alternativi(2)” è una posizione etica tanto quanto quella precedente.  Il dire invece “esistono metodi alternativi, sabotati da big pharma, perché la SA è eticamente inaccettabile ma non vogliono usarli” è un voler usare una ragione etica: l’inaccettabilità, per alcuni della SA, per validare un fatto scientifico: “l’esistenza di metodi alternativi di pari efficacia alla SA”. Più o meno l’argomento opposto a Galileo: il sistema tolemaico aveva riscontro nella bibbia, oppure l’argomento usato da molti ciarlatani: “è giusto curare i bambini malati (argomento etico) quindi se il mio sistema cura i bambini malati allora è giusto (dal punto di vista etico) e quindi scientificamente valido (ma non viene riconosciuto per colpa del  $cattivone_di_turno)”.

Vale anche il contrario: è inutile fornire motivazioni scientifiche per rispondere a domande etiche. E’ giusta l’interruzione di gravidanza? sappiamo tutto dello sviluppo del feto e di quando genera un sistema nervoso e questo inizia a funzionare, ma questo non risponde alla domanda se sia giusto o no abortire. Non sono domande scientifiche, anzi è meglio che la scienza ammetta da subito di non essere in grado di dar loro risposta.

(1) Vedi Indiana Pi Bill

(2) Posizione che accomuna animalisti e aziende, visto che i metodi alternativi in tantissimi casi costano molto meno di uno stabulario.