carmen 2.0

Stavo leggendo le polemiche sulla messa in scena dell’opera Carmen e sul finale cambiato.

Ok, come spesso capita l’idiozia amerrigana ha contaggiato l’italia; quello di cambiare il finale verniciandolo di politically correct ed annunciando a tutto il mondo il motivo, per farsi belli&buoni altro non è, imo, che becera pubblicità, pubblicità che serve a portare la gente a teatro.

Comico comunque che ciò avvenga in un mondo, quello della lirica, considerato “alto” e “colto” e dove tanti andavano a far vanto della propria cultura e, velatamente, disprezzavano i teledipendenti e chi si dava da dare per accontentarli.

Che dire? Alla fine l’unica cosa ottenuta è stata un effetto umoristico; i social si son riempiti di tante e tante perculate.

Per il resto non penso che simili pagliacciate servano contro il femminicidio, anzi temo contribuiscano a trasformarlo in macchietta e pretesto per fare i capricci; una bella zappa sui piedi…

Cortocircuiti…

Quando avevo letto questa notizia: Censimento inglese niente sesso maschio o femmina per non urtare trans – Corriere.it, avevo pensato ad una bufala; invece è vera.  Quello che mi diverte è che abbiamo sotto gli occhi un esempio di cortocircuito logico. Da una parte la galassia contro il cattivo maschio bianco oppressore, cioè femministe, casinisti con la scusa dei diritti capricci civili, associazioni LGBTQIXYZαβγ, anticontroboicottari assortiti, che lotta perché chi si crede un gatto transex dotato di corna e rumine non venga considerato un caso “bizzarro” ma venga assecondato nelle sue idee. Chi siamo noi per imporgli una cultura patriarcale che vieta agli uomini alle persone di considerarsi gatti con corna e rumine?

Di contro invece l’omettere l’informazione sul sesso biologico fa perdere informazioni e, come hanno detto giustamente le femministe:

Ma la proposta ha suscitato la protesta delle femministe, che vi hanno visto un tentativo di eliminare la presenza femminile. La scrittrice Germaine Greer ha argomentato: «Sono stanca e nauseata da tutto questo. Continuiamo a sostenere che le donne hanno conquistato tutto quello che c’era da conquistare. Ma non hanno conquistato neppure il diritto a esistere». E l’attivista Stephanie Davies-Arai ha aggiunto: «Il sesso biologico delle donne viene cancellato e questo mi spaventa. Una volta che smetti di raccogliere informazioni, tutto si distorce per le donne».

Se non hai le informazioni sul sesso come puoi sostenere che le donne guadagnano il 99.99999% in meno degli uomini? Non lo puoi più fare. E quindi, siccome non conviene, il distinguere il sesso fra maschile e femminile non è più una azione oppressiva e patriarcale. Strana anche l’assenza di chi aveva invece aveva piantato casini perché Trump aveva abolito la legge Obama che permetteva ai transgender di usare il bagno del sesso percepito invece di quello biologico (qui). E di chi sosteniene che il genere è solo un costrutto sociale scollegato dal sesso biologico.

Mi sa che da ora in poi, cortocircuiti simili ne capiteranno a bizzeffe. Io mi attrezzo con i patriarcali birro1 e pop-corn per godermi lo spettacolo.


  1. al maschile ovviamente per sostenere il mio culturo patriarcale e misogino. 

Se le tue idee non reggono ad un contraddittorio…

… allora sono idee che non valgono un cazzo.

Stavo leggendo questo articolo di Mattia: http://www.butta.org/?p=20517.

Oppure, prendete questo caso. Ben Shapiro (non proprio un tizio incendiario, eh) va a parlare all’università (?!?) di Berkely, e l’università cosa fa? Ti scrive sul proprio sito cose di questo tipo:

Support and counseling services for students, staff and faculty

We are deeply concerned about the impact some speakers may have on individuals’ sense of safety and belonging. No one should be made to feel threatened or harassed simply because of who they are or for what they believe. For that reason, the following support services are being offered and encouraged:

Student support services
Employee (faculty and staff) support services

Tradotto: siccome nell’università ci sono delle povere stelline che si mettono a frignare se sentono qualcuno dire cose tipo… la verità (quando la verità si scontra con le loro ideologiche masturbazioni mentali) allora l’università ti offre un servizio di assistenza con uno psicologo che ti aiuta a superare il trauma.

Son rimasto sconvolto ed ho pensato alla mia prof. di Filosofia. Qualsiasi bestialità tu dicessi, anche per provocare e per contestarla, ti chiedeva con fare disarmante: “perché? puoi argomentare la tua affermazione?” e spesso non riuscivi a rispondere e la finivi a contorcerti nel patetico “è così perché è così”.
Quella è stata una lezione molto preziosa; alla conoscenza si arriva mediante il dibattito ed il confronto, anche con chi ha idee diametralmente opposte alle tue.

Per sostenere le tue idee devi essere pronto ad affrontare un contraddittorio; se non ha il coraggio di sentire le idee diverse, se non hai il coraggio di argomentare le tue, di chiedere all’altro quali argomenti porta a supporto delle sue significa solo che le tue idee non valgono niente e che l’unico modo di sostenerle è dichiarare eretiche le idee diverse ed invocare la censura. La storia è piena di esempi. Trovo buffo che spesso chi si scandalizza per il rogo della biblioteca di Alessandria alla fine si comporti allo stesso modo di chi ha appiccato il fuoco. Fuoco appiccato perché si temeva quanto scritto in tali libri.

Invece il vivere in un giardino d’infanzia dove vieni abituato a sentire solo quello che vuoi sentire e giustificato se frigni che non vuoi sentire certe cose, significa essere destinato a finire a pezzi quando quelle cose sarai costretto a sentirle.  Da questo punto di vista il web con la sua possibilità di comunicare direttamente è stato devastante. Prima del web, se leggevi magari il giornale ti arrivava la realtà filtrata da tale giornale, le lettere dei lettori erano accuratamente scelte per supportare le tesi del giornale1 mostra la realtà vera e reale e non la versione filtrata dai giornali o dai media. Esistono gli imbecilli, esistono i bifolchi ignoranti convinti di essere grandi dottori. Tante cose che esistevano già ma delle quali vedevi solo pochi casi sporadici, troppo pochi per elevarli a regola generale.

Spingere il politically correct agli eccessi ovvero l’evitare di usare qualsiasi parola che possa evocare qualcosa di spiacevole per qualcun altro, come ad esempio il pronome “lui” per chi, dotato di pisello, si sente una donna oppure il festeggiare la festa della mamma in una classe dove un ragazzo ha la sfortuna di non aver, per un motivo o per un altro, la mamma, significa tentare di far vivere tutti in un immenso giardino d’infanzia dove senti solo quello che ti piace e vieni protetto dalla realtà brutta e cattiva. Peccato che così facendo non impari a confrontarti con la realtà e non impari a crescere, resti solo un bambino frignone che ha bisogno dello psicologo se ti dicono che babbo natale non esiste, perché tale rivelazione può mandare in crisi la tua fragile psiche.

E finisci “distrutto” semplicemente se vieni costretto a sentire qualcosa che non condividi.


  1. un poco come capita in certi forum dove fra i commenti di un articolo che sostiene una tesi T vengono fatti passare un 70% circa di messaggi pro T, un 20% contro e un 10% neutri. E fra i commenti contro passano solo quelli che sembrano scritti da trogloditi sgrammaticati mentre vengono censurati quelli scritti bene che in maniera corretta confutano T. Tanto per fare un esempio, in un articolo pro ius soli un commento come “no ai bingo bongo” verrà fatto passare mentre un commento come “son contrario perché considero poco accorto far sì che un minore abbia una cittadinanza diversa da quella dei suoi genitori/tutori” verrà cassato. 

Neolingua orwelliana

l’inizio della saggezza è chiamare le cose con il loro nome
[proverbio cinese]

Alla fine il politically correct altro non è che la neolingua descritta da Orwell nel romanzo distopico 1984.  Questo è stato quello che ho pensato leggendo la notizia sotto riportata:

Olanda, via ‘negro’ dai titoli dei quadri: se il politamente corretto diventa una penitenza

La notizia ha scatenato polemiche internazionali: il Rijksmuseum di Amsterdam, un’istituzione prestigiosa (che vanta Rembrandt e Van Gogh) e non un piccolo periferico raccoglitore di quadretti di un Comune con la giunta di sinistra, ha deciso di cambiare il titolo a quelle opere che contengano le parole olandesi neger e kaffer (i neger del Sudafrica), mongooltje (mongoloide), dwerg (nano) e, via via, preso da un sacro fuoco di politicamente corretto, anche hottentot (ottentotto), la cui lontana etimologia ha a che fare con  “balbuziente”, bosjesman (boscimane), eskimo (Inuit, abitante della Groenlandia), indiaan (nativo americano) e via di questo passo. Insomma tutti i termini oggi ritenuti, giustamente, offensivi, ma che, ai tempi il cui il dipinto venne realizzato erano di uso comune. Ci si chiede dunque: non si tratta diun’operazione antistorica che, se prendesse piede, potrebbe trasformare, che so, il Nano Morgante del Bronzino (XVI secolo), ritratto del più noto “nano” alla corte di Cosimo I de’ Medici, oggi custodito agli Uffizi, in qualcosa tipo “Morgante, una persona di bassa statura”, definizione oggettivamente ridicola? (…)

Personalmente, ritengo che non sia quella olandese la strada da seguire per ridare dignità a chi è stato relegato per secoli in un ghetto di (ritenuti) minus habens. E che non si debba operare in ragione di annosi sensi di colpa (il colonialismo olandese ne scatena parecchi), ma attraverso un’opera di educazione e attraverso lo studio della storia: è sbagliato esorcizzare il passato apponendo una targhetta nuova sotto un quadro e tradendo, per altro, il contesto storico di riferimento. Quel passato non può essere rimosso, ma va osservato, pur  attraverso il «vetro impolverato» della storia, per citare Won Kar Vai nel cartiglio finale diIn the mood for love. Anzi, il passato va ricordato proprio per non commettere gli stessi errori. Se è pur vero che, spesso, non sono stati gli artisti a dare il titolo alla propria opera, è altrettanto vero che lo hanno fatto mercanti d’arte, direttori di musei, collezionisti, tutti calati in un preciso momento storico,inalienabile. (…)

E l’arte prodotta in un preciso periodo non può essere piegata ai valori della contemporaneità. (…)

Credo, in definitiva, che un eccesso di politicamente corretto sia persino umiliante (pensate se, in The Hateful Eight di Tarantino, non fosse stata usata la parola “negro”, inserita nel contesto di metà Ottocento (e anche in modo provocatorio) quanto ridicoli sarebbero stati i dialoghi. (“Ehi tu, uomo di colore…”, rivolti a Samuel L. Jackson). Consentitemi una frasetta a effetto, un po’ baci perugina: «Il rispetto viene dal cuore non dalla bocca». Ha ragione il filosofo francese Pascal Bruckner quando parla (consiglio vivamente il suo La tirannia della penitenza, Guanda, 2007) di ideologia balbuziente, sete di punizione, vanto dell’odio di sé, pentimenti, tardive conversioni alla virtù, pacificazione con il passato, vittimismo come carriera, da parte di questa vecchia, malata società occidentale.

Solo una riflessione a margine: a quanto pare non è solo l’italia che pensa di risolvere le situazioni cambiando le parole, e la lotta contro le parole difficilmente serve a risolvere i problemi, si limita a mascherarli e confonderli.

Canzoni politically correct/6 – Fatti mandare dal genitore 2 a prendere il latte (di soia)

Una canzone misogina, violenta e è la canzone “fatti mandare dalla mamma” di Gianni Morandi.  Incentiva il consumo di latte, parla di violenza e di considerare la donna come una propria proprietà personale. Ma con pochi cambi può diventare il nuovo inno dell’amore vegan (LGBTQI compatible).

E’ un’ora che aspetto
davanti al portone;
su, trova una scusa
per uscire di casa

Fatti mandare dal genitore due
a prendere il latte (di soia)
devo dirti qualche cosa
che riguarda noi due

T’ho vista uscire dalla scuola
insieme ad un altr*
con la mano
nella mano
passeggiava con te

Tu digli a quel* cos*
che non sono geloso
che se l* rivedo
gli offrirò il tofu

Fatti mandare dal genitore due
a prendere il latte (di soia)
Presto scendi,
scendi amore,
ho bisogno di te
ho bisogno di te
dai scendi vieni giù..

T’ho vista uscire dalla scuola
insieme ad un altr*
con la mano
nella mano
passeggiava con te

Tu digli a quel* cos*
che non sono geloso
che se l* rivedo
gli offrirò il tofu

Fatti mandare dal genitore due
a prendere il latte (di soia)
Presto scendi,
scendi amore,
ho bisogno di te
ho bisogno di te
hey scendi, vieni giù!

 

Canzoni politically correct/5 – Se io fossi un essere soprannaturale…

La canzone “se io fossi un angelo” di lucio dalla è piena di riferimenti alle religioni abramitiche ed in particolare a quella cristiana. Ciò oltre che a disturbare gli atei può essere offensivo per i seguaci di altre religioni, animisti, buddisti, shintoisti. Perché un angelo e non un kami o un devas? e poi gli stereotipi sulla bellezza: “alto e biondo” perché perché non basso nero e grasso? e i comportamenti poco salutari come il fumare. Diseducativa al massimo…

Se io fossi un essere soprannaturale (cui l’esistenza non è scientificamente dimostrata)
chissà cosa farei
alto, biondo, invisibile
che bello che sarei
e che coraggio avrei
sfruttandomi al massimo
è chiaro che volerei
zingaro libero
tutto il mondo girerei
andrei in Afganistan
e più giù in Sudafrica
a parlare con l’America
e se non mi abbattono
anche coi russi parlerei
essere soprannaturale (cui l’esistenza non è scientificamente dimostrata) se io fossi un essere soprannaturale (cui l’esistenza non è scientificamente dimostrata)
con lo sguardo cinico li fisserei
vi do due ore, due ore al massimo
poi sulla testa vi piscerei
sui vostri traffici, sui vostri dollari, sulle vostre belle fabbriche
di missili, di missili
se io fossi un essere soprannaturale (cui l’esistenza non è scientificamente dimostrata), non starei mai nelle manifestazioni
nelle scatole dei pupazzetti
starei seduto parlando di lavoro
al dolce fresco delle siepi
sarei un buon essere soprannaturale (cui l’esistenza non è scientificamente dimostrata), parlerei con un essere soprannaturale (cui l’esistenza non è scientificamente dimostrata) di livello superiore
gli ubbidirei amandolo a modo mio
gli parlerei a modo mio e gli direi
“Cosa vuoi da me tu”
“I potenti che mascalzoni e tu cosa fai li perdoni”
ma allora sbagli anche tu
ma poi non parlerei più
un essere soprannaturale (cui l’esistenza non è scientificamente dimostrata) non sarei più un essere soprannaturale (cui l’esistenza non è scientificamente dimostrata)
se con un calcio mi buttano giù
al massimo sarei un essere soprannaturale (cui l’esistenza non è scientificamente dimostrata) generalmente associato a comportamenti negativi
e francamente questo non mi va
ma poi luogo dell’oltretomba generalmente associato al male ed alla punizione dei malvagi cos’è
a parte il caldo che fa
non è poi diverso da qui
perché io sento che, son sicuro che
io so che gli esseri soprannaturali (cui l’esistenza non è scientificamente dimostrata) sono milioni di milioni
e non li vedi nei cieli ma tra gli uomini
sono i più poveri e i più soli
quelli presi tra le reti
e se tra gli uomini nascesse ancora essere soprannaturale (cui l’esistenza non è scientificamente dimostrata) di livello superiore
gli ubbidirei amandolo a modo mio
a modo mio…

Canzoni politically correct/4 – sistema di riferimento inerziale

Se c’è una canzone che è un inno al conservatorismo è la canzone centro di gravità permanente. Già il centro evoca ricordi della democrazia cristiana e poi quel permanente richiama i punti fissi, i valori di una volta da mulino bianco… non cambiare le idee e le figure stereotipate come i contrabbandieri macedoni o i gesuiti euclidei…

E poi la fisica l’ha insegnato, i centri di gravità permanente non esistono, esistono solo i sistemi di riferimento inerziali ed essi son fra di loro perfettamente equivalenti (no discriminazione). Urge riscrittura.

Una matura(1) bretone
con un cappello e un ombrello di carta di riso e canna di bambù.
Capitani coraggiosi
onesti commercianti(2) macedoni.
membri di un ordine religioso che si richiama ad una tradizione religiosa giudaico cristiana(3) euclidei
vestiti come dei membri di un altro ordine religioso orientale(3) per entrare a corte degli imperatori
della dinastia dei Ming.

Cerco sistema di riferimento inerziale(4)
che non mi faccia osservare diverse idee(5) sulle cose sulla gente
avrei bisogno di…

Cerco un sistema ecc.

Over and over again.
Per le strade di Pechino erano giorni di maggio
tra noi si scherzava a raccogliere ortiche.
Non sopporto i cori russi(6)
odo(7) la musica finto rock la new wave italiana il free jazz punk inglese.
e anche(7) la nera africana.

Cerco un sistema ecc.

avrei bisogno di…

Cerco un sistema ecc.

Over and over again
you are a person(8) in love baby come into my life
baby i need your love
i want your love
over and over again

(1) vecchia è offensivo.

(2) niente stereotipi discriminatori.

(3) riferimenti religiosi discriminatori per le altre religioni e per gli atei

(4) I centri di gravità non esistono, esistono solo i sistemi di riferimento inerziali.

(5) Non mi faccia mai cambiare idea è puro conservatorismo

(6) Putin è omofobo quindi il verso rimane

(7) Il resto è discriminatorio, soprattutto “e anche la nera africana”, urge modifica del senso

(8) via i riferimenti sessisti

Canzoni politically correct/3 – Io e Mariu

“Io e Maria” è una canzone, scritta da Luca Carboni e cantata da Paola Turci, a tematica lesbo. Lei e l’amica, di nome Maria, vengono piantate dai loro uomini e decidono di mettersi assieme. Apparentemente sarebbe da censurare in blocco in quanto offensiva verso le famiglie tradizionali e le coppie omosessuali maschili, invece usando il trucco di usare la desinenza neutra “u” invece di quelle di genere “a/e” od “o/i” si trasforma in una canzone perfettamente adattabile sia a situazioni LGBT maschili o femminili oppure anche al caso tradizionale eterosessuale accontentando tutti. E pazienza se sembra una sorta di vernacolo pseudosardo…

Io e Mariu

Io e Mariu siamo statu lasciatu e
adesso siamo solu
I nostri partner vivono altre storie
vivono alti amori
Io e Mariu dentro al bar a parlare un
po’ noi
E intanto fuori il sole butta ombre
lunghe lunghe lungo la strada
Mariu sospira dai tiriamoci su non vedi
è primavera
Guarda quel vestito lì costa molto ma
mi piace si
Vieni dentro insieme a me dimmi
come mi sta
Ma come sei bellu Mariu
Mentre ti spogli butti via
Un po’ di malinconia
Ma come sei bellu Mariu
Se ti guardo con gli occhi di un altru
Sento forte la gelosia
Ma come sei sexy Mariu
Ti guardo e ho gli occhi del mio ex partner
Che è appena andatu via
Io e Mariu tra l’inverno e l’estate tra il
pianto e il sorriso
Mariu si specchia e all’improvviso mi
sembra che sia quasi felice
Poi mi guarda e dice no non devi
essere così
Un nuovo grande amore si per me e
per te
Ma come sei bravu Mariu
Con un vestito butti via
Un po’ di malinconia
Ma come sei bellu Mariu
Se ti guardo con gli occhi di un altru
Sento forte la gelosia
Ma come sei sexy Mariu
Ti guardo e ho gli occhi del mio ex partner
Che è appena andatu via
Ma come sei bravu Mariu…………

Canzoni politically correct/2 – Viva il tutore

Se c’è una canzone che è l’apologia del patriarcato e del sessismo è la canzone “viva la mamma” di edoardo bennato, canzone dove vengono celebrati obsoleti modelli patriarcali di famiglia, modelli offensivi nei confronti di tutte le famiglie diverse dalla famiglia tradizionale patriarcale.

Pertanto urge una ripulitura del testo

Viva il tutore(1)

C’è folla tutte le sere
nei cinema di Bagnoli
un sogno che è in bianco e nero
tra poco sarà a colori
l’estate che passa in fretta
l’estate che torna ancora
e i giochi messi da parte
per una chitarra nuova

Viva il tutore(1)
affezionato a quel vestito(2) un po lungo
così elegantemente anni cinquanta
sempre così sincero

Viva il tutore(1)
viva le persone(3) con i piedi per terra
le sorridenti miss(4) del dopoguerra
pettinate come lui!

Esseri soprannaturali cui non è stata dimostrata scientificamente l’esistenza(5) ballano il rock ora
tu non sei un sogno tu sei vero
Viva il tutore(1) perché
se ti parlo di lui, non sei gelosa

Viva il tutore(1)
affezionato a quel vestito(2) un po lungo
indaffarato sempre e sempre convinto
a volte un po’ severo
Viva il tutore(1)
viva la favola degli anni cinquanta
così lontana e pure così moderna
e così magica

Esseri soprannaturali cui non è stata dimostrata scientificamente l’esistenza(5) ballano il rock ora
non è un juke-box è un orchestra vera
Viva il tutore(1) perché se ti parlo di lui
non sei gelosa

Bang bang la sveglia che suona
bang bang devi andare a scuola
bang bang soltanto un momento
per sognare ancor

Viva il tutore(1)
viva le regole e le buone maniere
quelle che non ho mai saputo imparare
forse per colpa del rock

(1) Mamma è un termine sessista e discriminatorio verso le famiglie omogenitoriali e verso gli orfani. Pertanto il termine è stato sostituito con il più neutro termine tutore visto che anche gli orfani in orfanotrofio hanno un tutore che fa le veci dei genitori.

(2) la gonna è un indumento specificamente femminile, la mamma con la gonna è patriarcalismo puro; quindi per evitare discriminazioni si è sostituito con il termine vestito.

(3) riferimento sessista e pertanto sostituito.

(4) riferimento sessista e pertanto eliminato.

(5) Angeli? a parte che gli angeli riguardano solo le religioni abramitiche e nello specifico quelle cristiane, possono risultare offensivi sia per persone che seguono religioni diverse da quelle abramitiche che per gli atei. Pertanto la parola è stata sostituita.