Una conseguenza del lanciare, strumentalmente, accuse di razzismo, sessismo etc. etc. a casaccio è che poi quando fenomeni realmente “razzisti”, “sessisti” o altro capiteranno realmente, non verranno considerati e si risponderà con una alzata di spalle “siamo alle solite”.
Emblematico il caso della Williams.
Stavo poi leggendo le polemiche su questa vignetta:
Sorgente: Serena Williams e la vignetta che incendia il web
La finale del torneo di tennis degli Us Open dello scorso 8 settembre sembra non trovare ancora la parola fine. Un momento di sport che verrà per sempre ricordato non tanto per la vittoria della giovanissima Naomi Osaka (la prima giapponese a riuscirci) ma per le accuse di sessismo della campionessa mondiale Serena Williams nei confronti dell’arbitro Carlos Ramos. La Williams è stata multata, ha perso la finale dello Slam e le sue lacrime rimarranno impresse nella memoria di tutti i tifosi di questo sport e non solo.
LA VIGNETTA — Senza perdere troppo tempo, il vignettista Mark Knight dell’Herald Sun ha ritratto la Williams nei momenti successivi alla fine della partita, vinta dalla giapponese, esagerandone le caratteristiche fino a farne una satira grottesca e indubbiamente razzista, mentre salta infuriata con alle spalle l’arbitro che si rivolge all’altra tennista chiedendole: “Ma non puoi lasciarla vincere?”
sinceramente vorrei capire cosa ci sia di razzista; è una caricatura della williams che fa satira sulla sua sfuriata. Satira simile a tante altre viste in passato. Io di razzista non ci vedo nulla.
Penso che le polemiche sulla vignetta siano puramente pretestuose fatte tanto per arruffianarsi i tanti pronti a vedere razzismo ovunque. E penso che dar loro ragione significhi, poi se si è coerenti, vietare la satira e l’ironia in modi da far sembrare l’inquisizione medievale (e qualche sua incarnazione moderna) dei simpatici mattacchioni.
Il non apprezzarla è un diritto di chiunque, ma dal dire che una vignetta “non piace” al lanciare insulti gratuiti ed accuse di far parte del KKK, come capitato nel messaggio di Kathy Griffin sia una pessima caduta di stile. Anche perché, se un domani le stesse accuse le lanciasse una donna bianca o un uomo di colore, che si fa? ci si riconverte al “je suis charlie”?
PS
per la cronaca, la mia opinione riguardo alla satira rimane ancora questa.