Disperati veri e disperati finti…

Segnalo un magistrale articolo di Nebo Zuliani che ricorda una, vera, opera di salvataggio di, veri, disperati fatta dalla marina militare italiana.

Sorgente: Quando negli anni ’80 la marina militare italiana riuscì a fare l’impossibile

Quando negli anni ’80 la marina militare italiana riuscì a fare l’impossibile
PREMESSA IMPORTANTE: questa è Storia, non opinioni. Ho raccontato e raccolto testimonianze di fatti accaduti quarant’anni fa di cui oggi ricorre l’anniversario. Chiunque desideri fare parallelismi o “interpretarlo” lo fa di sua iniziativa, non mia.

Nebo si è limitato a raccontare la storia facendo cronaca e senza mischiare i fatti con le sue opinioni. Tanto di cappello, questo è un esempio di buon giornalismo.

30 aprile 1975
Saigon cade, e assieme a lei tutto il Vietnam del sud. I comunisti si scatenano in un vortice di vendette verso militari e civili, instaurando un regime totalitario. Al loro arrivo un milione di persone viene prelevato per essere “rieducato”; sono sacerdoti, bonzi, religiosi, politici regionali, intellettuali, artisti, scrittori, studenti. A ogni angolo di strada spuntano “tribunali del popolo” in cui gli accusati non hanno diritto alla difesa, e a cui seguono esecuzioni sommarie.

A migliaia vengono tolte case, beni, proprietà e vengono gettati nelle paludi, dette “Nuove Zone Economiche”, dove avrebbero dovuto creare fattorie e coltivazioni dal nulla. In realtà, li mandano a morire di fame. L’intero Vietnam del sud diventa un grande gulag, dove accadono orrori simili a quelli della Kolyma di Stalin.

Nel 1979, la popolazione cerca di scappare.

Non possono farlo via terra, perché i paesi confinanti li respingono; l’unica opzione per intere famiglie consiste nel prendere barconi improvvisati e gettarsi in mare, lontano dai fucili e dai tribunali del popolo. Le immagini di questi disperati fanno il giro del mondo e dividono l’opinione pubblica mondiale, ancora divisa per ideologie pre-muro di Berlino. Il comunismo non può essere contestato né fare errori, sono “menzogne raccontate dai media che ingigantiscono la faccenda per strumentalizzarla”. (…)

Niente di nuovo sotto il sole; il non permettere alla realtà di inficiare una bellissima teoria è un vecchio vizio dei comunisti. Facendo un parallelo con oggi, quando qualche evento “negativo” coinvolge una risorsa la prima cosa che si urla è proprio di non strumentalizzarlo. Mentre si strumentalizza tranquillamente qualsiasi evento “non negativo” o “negativo” verso le risorse; tanto per fare un esempio, questo è il messaggio di Matteo Renzi che commenta “a caldo” la vicenda Osakue.

#DaisyOsakue è una campionessa italiana. Ieri è stata selvaggiamente picchiata da schifosi razzisti. Gli attacchi contro persone di diverso colore della pelle sono una EMERGENZA. Ormai è un’evidenza, che NESSUNO può negare, specie se siede al Governo. Italia, #torniamoumani.

No… nessuna strumentalizzazione…

Mentre l’occidente blatera, i rifugiati sui barconi scoprono di non poter sbarcare da nessuna parte. Vengono ribattezzati “boat people”, disperati con a disposizione due cucchiai d’acqua e due di riso secco al giorno che raccolgono l’acqua piovana coi teli di plastica e sono in balia di tempeste e crudeltà.  (…) Quando le immagini dei boat people vengono rese pubbliche da Tiziano Terzani il 15 giugno 1979, invece di aggiungersi al dibattito globale di opinionisti e intellettuali impegnati a decidere se salvare dei profughi di un regime comunista sia un messaggio capitalista o no, Pertini capisce che ogni minuto conta, chiama Andreotti e dà ordine di recuperarli e portarli in Italia.

Pertini, Andreotti, Ruffini, Zaberletti, Cossiga. Tolto santo Sandro della pipa il resto, ai compagni, suona come una congrega di demoni. Demoni che però organizzano e mandano la marina militare in missione di recupero.

(…)L’Andrea Doria dà l’avanti tutta e arriva a prenderli alle 9.20, carica su un gommone interprete, medici, scorta e glielo manda incontro in mezzo alla burrasca che monta, raccomandandosi di rispettare norme di prevenzione e contagio. Il gommone si affianca e gli interpreti recitano un testo che hanno imparato a memoria.

«Le navi vicine a voi sono della Marina Militare Italiana e sono venute per aiutarvi. Se volete potete imbarcarvi sulle navi italiane come rifugiati politici ed essere trasportati in Italia. Attenzione, le navi ci porteranno in Italia, ma non possono portarvi in altre nazioni e non possono rimorchiare le vostre barche. Se non volete imbarcarvi sulle navi italiane potete ricevere subito cibo, acqua e assistenza medica. Dite cosa volete e di cosa avete bisogno»

Un’onda allontana il gommone, e una donna vietnamita, convinta che gli italiani li stiano abbandonando come tutti, gli lancia il proprio figlio a bordo. I marinai erano italiani del 1979, un mondo in cui non esistevano i social e queste scene non erano già state raccontate. A quella vista, impazziscono. Tutte le procedure per evitare contagi vengono infrante, e dallo scafo tirano fuori 66 uomini, 39 donne e 23 bambini.

Facciamo un parallelo con i naufraghi del mediterraneo; principalmente uomini, poche donne e pochi bambini usati come “scudi umani”; cosa vista nel caso Aquarius quando alle donne, in difficoltà, è stata data la possibilità di sbarcare, molte hanno rifiutato “per non separare le famiglie”. Proprio lo stesso comportamento di quella madre disperata che lancia il pupo sulla nave per cercare di salvare almeno lui.

Interessante anche confrontare le foto dei “boat people” soccorsi sulle navi nell’articolo di Nebo e le foto di “solidarietà” di gere.

Il 1 agosto a bordo delle navi non c’è più spazio fisico; hanno navigato per 2640 miglia, esplorato 250,000 kmq di oceano e salvato 907 anime. L’ammiraglio dà ordine di tornare a casa, e il 21 agosto 1979 i tre incrociatori entrano in bacino San Marco. (…)

Quali sono le differenze fra ieri ed oggi?  Molte, la più evidente è che quelli erano realmente disperati e aventi diritto al riconoscimento dello status di profugo, con annessa protezione internazionale garantita dalle norme. Oggi: i migranti che sbarcano in italia, cui viene riconosciuto lo status di profugo son circa l’8%.

Altra differenza fondamentale è che ieri si erano trovati lo stato invaso e son dovuti scappare per salvare la pelle, oggi molti vanno, motu proprio, nello “stato canaglia” libico sperando poi di essere salvati, dall’europa mica dal loro stato di origine. Facendo un parallelo è come se il governo italiano, nel caso delle ochette o di altri connazionali in difficoltà se ne lavasse completamente le mani e lasciasse il loro salvataggio al buon cuore del governo Nigeriano, salvo poi frignare forte all’ONU se la Nigeria non gestisce in maniera ottimale la vicenda.

Ultima differenza:  Se volete potete imbarcarvi sulle navi italiane come rifugiati politici ed essere trasportati in Italia. Attenzione, le navi ci porteranno in Italia, ma non possono portarvi in altre nazioni(…)” soccorsi da italiani e portati in italia. Non trasportati e scaricati nel paese più gradito ai profughi.

Immigrati regolari, irregolari, richiedenti asilo e clandestini

In certi casi capita che certe azioni fatte per sostenere una causa alla lunga si rivelino talmente idiote da trasformarsi in boomberang e sostenere chi porta avanti le cause opposte.

Ad esempio, nel caso dell’immigrazione, quando si parla di migranti si cerca sempre di confondere i migranti regolari con i migranti irregolari, i richiedenti asilo ed i clandestini.

In realtà si tratta di gruppi diversi che, ovviamente, hanno diritto a trattamenti diversi; il mettere tutti nello stesso calderone alla lunga porta più a considerare l’immigrato regolare alla stessa stregua del clandestino implicato in fatti di microcriminalità1.

Se aggiungiamo al calderone poi che spesso si cerca di risolvere i problemi a furia di indurre sensi di colpa e accuse, gratuite di razzismo, dentro alla pentola troviamo un cocktail esplosivo.

Perché il risultato sarà di far pensare alla gente che anche Ahmed, l’onesto e integrato pizzaiolo egiziano è come Samir pluricondannato per atti di microcriminalità e destinatario di tre decreti di espulsione più che pensare che Samir sia integrabile come Ahmed.

E poi dopo tutti questi pasticci hai voglia di stupirti dell’exploit della lega…


  1. Non conosci la lingua, non hai uno straccio di lavoro, o finisci preda di farabutti o finisci a fare il farabutto. 

immigrazione e marcinelle

Adesso va di moda parlare di quando noi eravamo i migranti, per “giustificare” i migranti economici che arrivano in italia.

Beh quando noi eravamo i migranti in belgio:

-> Appena si arrivava alla frontiera visita medica, chi non era adatto al lavoro in miniera tornava di filato in italia

-> Se perdevi per un motivo o per un altro il lavoro: venivi rispedito immediatamente in italia.

-> Le società minerarie non erano tenute a rispettare, per i minatori non belgi, le norme di sicurezza obbligatorie per i minatori belgi

-> A parità di lavoro la paga di un italiano era minore di quella di un belga.

Viste le premesse era ovvio l’astio verso gli italiani: rubavano il lavoro alle parti basse della popolazione (perché pagare un minatore belga quando un italiano è più economico), erano ricattabili, venivano sfruttati come bestie; non venivano curati, rinfocillati e ospitati in attesa di identificazione. Il fatto che siamo stati trattati come bestie più che un “vergognati” rivolto a noi lo vedo come un “vergognati” da chi pretende di fare la morale evitando però di sporcarsi le mani.

Non penso che chi ha accostato Marcinelle ai migranti l’abbia fatto per favorire l’adozione delle “regole belghe” sull’accoglienza dei minatori.

Il lavoro rubato dai clandestini

Una delle storie che girano spesso è la storiella che gli immigrati clandestini tolgano lavoro agli italiani. Quella, che che ne dicano le anime belle dell’accoglienza sempre&comunque, non è una frase del tutto sbagliata.

Che lavori “rubano” i clandestini? ovviamente non i lavori ad alto valore intellettuale aggiunto quanto i lavori di basso livello, quello per i quali non occorrono grandi capacità e per i quali un elevato turn over non è di ostacolo: raccolta frutta, pulizie, facchinaggio, vendite ambulanti…
Come hanno dimostrato i fatti di Rosarno spesso si preferisce “assumere” clandestini in nero perché molto più facilmente ricattabili e meno schizzinosi riguardo al rispetto delle norme sanitarie e di sicurezza; con il costo aziendale di un italiano “in regola” una azienda paga due o tre “schiavi” in nero1.
Degli amici che erano andati, una quindicina di anni or sono, a fare la vendemmia mi avevano raccontato che l’azienda metteva a disposizione degli alloggi, in quelli degli italiani dormivano sei persone, in quelli, identici, degli albanesi quindici. L’azienda, per salvare la faccia ovviamente aveva un paio di italiani “in regola” il resto erano extracomunitari “in amicizia”.
Quindi i clandestini in effetti “rubano” il lavoro a quella parte di popolazione che, vuoi per un motivo vuoi per un altro, devono mirare a lavori “umili” e di basso profilo2.
E questo spiega benissimo l’origine di certo razzismo come quello capitato a Rosarno. Come risolvere la questione? le soluzioni “attuabili”, che non siano ricorrere a Babbo Natale, sono entrambe dolorose, molto dolorose.

Se lotti senza tregua contro il nero obbligando le aziende ad assumere in chiaro ovviamente dei tre pagati in nero ne terranno uno e “licenzieranno” gli altri due. Che molto probabilmente andranno ad incrementare la microcriminalità o finiranno nelle maglie di un altro racket.  Con anche il rischio di mandare “fuori mercato” causa aumento dei costi di raccolta, molte aziende agricole.
Se invece attui una lotta senza quartiere all’immigrazione economica “illegale”, ovvero al di fuori della concessione di regolare visto dalle ambasciate e rilascio del visto subordinato al possesso di un lavoro “in chiaro”. Azioni che farebbero saltare immediatamente tutti gli illusi dell’accoglienza sempre e comunque e chi lavora nella filiera dell’accoglienza. Filiera che ha come sottoprodotto la fornitura di schiavi alle aziende agricole3.


  1. Se un lavoratore costa globalmente 100 ad una azienda, al lavoratore arriva un netto di circa 50; gli altri 50 son contributi previdenziali che deve versare l’azienda, contributi che deve versare il lavoratore e l’IRPEF. Ovviamente con il lavoro nero quei 50 fra contributi ed irpef non vengono dati allo stato ma usati per pagare un netto di 50 ad un’altra persona. 
  2. Buffo comunque che quando son stati chiamati esperti europei per dirigere i musei italiani molti accultuVati dell’accoglienza e del cosmopolitismo abbiano protestato come Salvini contro gli stranieri. 
  3. In pratica si sta ripetendo in piccolo quanto capitato negli Stati Uniti prima della guerra di secessione: il nord industriale lotta contro la schiavitù ed il sud, latifondista ed agricolo, lotta invece per mantenerla. 

la bufala degli immigrati che pagano le pensioni

Una delle balle più grosse che si raccontano a favore dell’accoglienza dei migranti è: “i migranti ci pagheranno le pensioni”. Molti ci cascano in pieno in quella balla.

Prima considerazione, supponiamo che sia vero anche se non lo è, che servano i contributi dei migranti per pagare le pensioni. Per pagare le pensioni, il migrante deve pagare tasse e contributi pensionistici, ergo richiedenti asilo, lavoratori in nero, persone con il foglio di via non pagano tasse e contributi e non pagano le pensioni.

Seconda considerazione; come funziona un sistema previdenziale? A grandi linee riceve i contributi1 del lavoratore, li dovrebbe investire per poi garantire una reddita al lavoratore una volta che smette di lavorare. Usare i soldi raccolti da chi lavora solo per pagare le pensioni2 di chi non sta più lavorando senza investirne almeno una parte significa lanciare un colossale “schema di Ponzi“.

Lo schema di Ponzi prende il nome da Charles Ponzi ministro delle finanze truffatore, di origini italiane, inventore dello schema. Tutte le volte che ci son state truffe basate sullo schema di Ponzi poi molti hanno pianto a causa di fortissime perdite. Lo schema di ponzi è un sistema insostenibile che a fronte di pochi fortunelli (i benedetti da Rumor ad esempio) lascia tanti in mutande (le vittime della Fornero) .

Terza considerazione: i contributi versati, anche dagli immigrati regolari e pagati “in chiaro”, non son soldi regalati allo stato, anche se l’impressione  è quella, ma soldi che dovrebbero tornare indietro agli immigrati quando loro cesseranno di lavorare. Non sono quindi entrate “pure” come potrebbe essere invece l’irpef ma son “debiti” e i debiti prima o poi andrebbero pagati…

Ecco perché quando sento qualche politico tirar fuori quella stronzata rimango sempre in dubbio fra la palese malafede o la banale idiozia3.


  1. si chiamano contributi non a caso. 
  2. negli anni ’70 del secolo scorso, visto che la base di lavoratori attivi era numerosa e i pensionati pochi si decise di dare con molta generosità pensioni (vedi legge Rumor ad esempio), prepensionamenti e casse integrazioni “eterne”. Il risultato è stato Elsa Fornero. Ripetere lo stesso giochetto con i migranti, in regola, gli unici che pagano le tasse e i contributi, significa preparare un nuovo plug anale solo che stavolta sarà ricoperto di sabbia abrasiva all’ortica e peperoncino. Certo pensare all’europa cattiva ed al politico arraffone con 18 pensioni diverse aiuta a non pensare a quella gentilissima signora Maria, andata in pensione a quarant’anni, che fa ripetizioni di matematica ai pargoli. 
  3. in ogni caso nessuna delle due giustifica gli imbecilli che gli tengono bordone. 

far rispettare la legge è vendetta?

Talvolta leggere certi articoli è molto interessante perché si nota, fra le righe, come si cerchi di nascondere parte delle informazioni e, per gettare più facilmente fango, si fondi l’articolo su colossali contraddizioni. E poi ci si stupisce di come la gente voti Trump. Sinceramente la lettura di un articolo simile mi fa pensare ai classici radical chic comunisti col rolex che fra un cineforum sul cinema cecoslovacco e una tartina al caviale si scandalizzano che la gente non sopporti la microcriminalità o non voglia avere immigrati clandestini risorse vicino. Ma dove si credono di essere quei pezzenti, proletari, a Capalbio Pontida?

(grassetti miei) fonte:http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/11/trump-la-vendetta-e-sugli-immigrati-centinaia-di-arresti-in-sei-stati-usa/3385344/

Di sicuro c’è stata un’ondata di raid degli agenti federali dell’Ice (Immigration and Customs Enforcement) che nell’ultima settimana ha portato a un boom di arresti: diverse centinaia di immigrati irregolari sono stati prelevati nelle loro abitazioni e strappati alle loro famiglie ad Atlanta, Chicago, New York, Los Angeles. Sono città in gran parte governate da sindaci democratici contro cui Trump ha più volte puntato il dito, accusandole di proteggere rifugiati e immigrati che sono potenziali terroristi o criminali. E minacciando il taglio dei fondi federali.

L’offensiva – che riguarda soprattutto ispanici – è il risultato del decreto firmato dal presidente americano il 26 gennaio scorso, con l’obiettivo di inasprire la stretta sui clandestini che violano la legge. Ma – riportano diversi media americani – a finire in manette e ad essere “deportati” in queste ore non sono solo immigrati irregolari con la fedina penale sporca, ma anche molte persone senza precedenti o condannate per reati minori. Un aspetto, quest’ultimo, che differenzia queste operazioni da quelle messe in campo da Barack Obama.

Dalla lettura dell’articolo si capisce:

Per il giornalista l’immigrazione irregolare non è un reato. Che i clandestini che violano le leggi bisogna comprenderli e chiudere gli occhi perché poverini… e che la violazione della legge non è una variabile binaria ma un coefficiente reale. Quello che sosteneva Uriel: cioe’, commettete dei reati molto comuni, molto diffusi e poco perseguiti, allora siete ancora “onesti”.

I clandestini non hanno commesso reati, perché la clandestinità non è reato, ergo sono ancora onesti e quindi le azioni di Trump sono una persecuzione di poveri onesti (clandestini senza altri precedenti) o quasi onesti (clandestini condannati per reati minori).

Come scrissi a suo tempo: la vecchietta in fila alle poste per ritirare la pensione ha più paura che venga Previti a farle un falso in bilancio o del balordo che staziona fuori dalle poste?  La percezione di insicurezza, il non sentirsi tutelato dallo stato, il vedere che, cinicamente, il quartiere viene lasciato andare in vacca in nome di azzardati esperimenti sociali basati su un buonismo dissennato e completamente avulso dalla realtà aliena molte più simpatie, soprattutto da chi in quei quartieri deve viverci e non può scappare, di una depenalizzazione del falso in bilancio. E se lo stato fallisce allora entrano in ballo altre organizzazioni che ad esso si sostituiscono, vedi ad esempio la nascita della criminalità organizzata o i “signori della guerra” che sorgono in certi paesi durante le guerre civili. Senza considerare il fatto che le radici che alimentano la grande criminalità organizzata sono proprio i piccoli spacciatori, i piccoli balordi. E purtroppo è vero che i clandestini, proprio perché difficilmente possono trovare lavori “in chiaro” o essere regolarizzati, spesso devono giocoforza diventare la manodopera, quella di livello più basso, della criminalità.

Criticare la legge sull’immigrazione e sognare un mondo senza confini non è vietato, però, e questo articolo lo dimostra, diventa difficile sostenere contemporaneamente l’idea che sia giusta la violazione delle leggi che non si ritengono corrette e che le leggi debbano essere rispettate e fatte rispettare. Il succo dell’articolo è: Trump sta facendo rispettare la legge e non sta chiudendo gli occhi come Obama. Si rischiano rivolte e sommosse da parte dei clandestini? forse, però il far finta di non vedere il problema, alla Obama, non è una soluzione a lungo termine del problema. Però scrivere: Trump, come promesso in campagna elettorale, sta facendo rispettare le leggi sull’immigrazione, avrebbe causato qualche cortocircuito e rischiato di far andare la tartina al caviale di traverso a qualcuno.

PS nei commenti all’articolo ci son alcune, spassose confutazioni come:

Da oggi se un vigile applica la legge e da la multa a qualcuno per divieto di sosta siamo autorizzati a considerarla una “VENDETTA”.

 

cortocircuiti

Stavo discutendo con Raphael riguardo alla questione islamica e sostenevo che prima o poi si sarebbe arrivati al cortocircuito fra i presunti obbressi dall’uomo (maschio) bianco come le carampane femministe e i fanatici islamici.

La vicenda è abbastanza triste e merita serie riflessioni, riflessioni possibilmente non distorte dalle lenti dell’ideologia.

Londra, 1.400 bimbi stuprati a Rotherham. Bufera sulle autorità: “Sapevano dal 2010″
Le cronache raccontano di bambini costretti a rapporti sessuali; percosse, rapimenti di una notte, minori costretti a situazioni degradanti. Secondo la stampa, il dipartimento di contrasto al crimine della cittadina dello Yorkshire era al corrente dei fatti, ma li ha tenuti sotto silenzio per paura di scatenare un putiferio a sfondo razziale: gran parte degli stupratori, identificati con nome e cognome, provengono dalla comunità pachistana

La cittadina degli orrori, Rotherham, è nelle campagne dello Yorkshire del sud, nel nord dell’Inghilterra. Ed è quei che fra il 1997 e il 2013 si sono registrati quei 1.400 casi di abusi sessuali su minori che ora un rapporto, pubblicato dal Comune del centro urbano, ha portato alla ribalta. Un’indagine assolutamente pubblica, che ha mostrato alla società britannica tutti gli orrori di una comunità che si credeva essere tranquilla e pacifica: bambini cosparsi di benzina e costretti, dietro la minaccia di un fiammifero, a rapporti sessuali; percosse, rapimenti di una notte, minori costretti a situazioni degradanti. E ragazzine stuprate più di una volta e che ora, cresciute, cominciano timidamente a reagire e a fare causa alle istituzioni. Perché, ed è quello che sta emergendo, le autorità di Rotherham sapevano, almeno dal 2010, ma hanno fallito nel denunciare e nell’agire. Soprattutto – questa è l’ipotesi portata avanti nelle ultime ore dai tabloid del Regno Unito ma anche dalla posata e neutrale Bbc – per paura di scatenare un putiferio a sfondo razziale. Gran parte degli stupratori, identificati nella maggior parte dei casi con nome e cognome, provengono dalla comunità pachistana. E il timore di passare per “razzisti”, scrive ora anche il sito Internet della televisione pubblica britannica, ha prevalso sulla necessità di una chiara denuncia dei fatti. (…)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/28/londra-1-400-bimbi-stuprati-a-rotheram-bufera-sulle-autorita-sapevano-dal-2010/1101435/

Ecco il frutto avvelenato del relativismo un tanto al kilo e del pensiero debole che si trasforma in pensiero nullo. Le autorità sapevano ma non avevano agito per evitare tensioni razziali e scontri con la comunità pakistana. Un comportamento da pavidi che si fanno scudo di parole come accoglienza, riconoscimento della diversità, riconoscimento delle tradizioni e tutto l’armamentario del buonista terzomondista 2.0. Non è essere grandi profeti per riconoscere che adesso nel regno unito sta per scoppiare un casino di dimensioni immani. Notizie come questa son benzina sul fuoco di tanti decelebrati con il mito del giustiziere_fai_da_te che ringrazieranno tanto, ma tanto, il pretesto per potersi scatenare e sfogare la loro rabbia contro il primo povero cristo pakistano che passa e sentire il sostegno popolare.

Mi son tornate a mente le parole che Churchill aveva, amaramente, detto quando Chamberlain era tornato in inghilterra dicendo di avere salvato la pace: ” Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra”.

Questa triste vicenda scopre tanti altarini:

Gli apostoli del self hate, terzo e quartomondisti scriteriati vissuti nel mito del buon selvaggio contrapposto al corrotto occidente, son le loro tradizioni ed è loro diritto rispettarle. Adesso perché non scendete in piazza al fianco loro in nome del loro diritto a comportarsi allo stesso modo cui, forse, si sarebbero comportati in patria.

I relativisti senza se e senza ma che tutte le idee sono uguali e tutte meritano rispetto; quando arriveranno i nazistoidi, attratti come mosche da vicende come questa, per coerenza dovreste difendere le loro idee di supremazia bianca e caccia allo straniero. Non è tutto relativo e tutto merita rispetto?

Le autorità: quando uno stato non funziona e si ritira, vedi ad esempio certe zone dell’italia, quello che ottieni è l’anarchia e il formarsi di poteri che sostituiscono lo stato ed ad esso sono antagonisti. Se la giustizia non funziona si torna alla giustizia fai da te, ma la giustizia_fai_da_te difficilmente perde tempo con questioni in punta di diritto. Se l’appartenere all’etnia X rende immune dalla giustizia dello stato la tentazione di ricorrere alla giustizia del “don Corleone” di turno è forte, molto forte.

L’unico modo per evitare un nuovo incendio è che le autorità intervengano rapidamente ed efficacemente rischiando anche le tensioni razziali ma dimostrando che uno stato è una legge. Altrimenti si finirà tipo la ex jugoslavia…

 

la scoperta dell’acqua calda…

I migranti sono un business per chi li ospita

(…) Con la protesta di Sadali anche la Sardegna ha fatto da vicino i conti con l’emergenza-migranti, in una storia pasticciata che – a guardare l’epilogo della vicenda – di risolutivo ha avuto ben poco. Ma come funziona? Spiega l’inchiesta de L’Unione Sarda oggi in edicola in un articolo firmato da Cristina Cossu: le prefetture chiedono le manifestazioni di interesse (l’appalto più recente nelle quattro dell’Isola è di inizio estate), ricevono le offerte e compilano le liste in ordine decrescente di prezzo. Volta per volta, quando il ministero fa gli smistamenti nel territorio, i funzionari inviano alle varie destinazioni fino a esaurimento. Ci sono le società che gestiscono i grossi Centri, le cooperative, le associazioni di volontariato. Poi anche gli alberghi, gli agriturismo, i bed and breakfast. Prendono una media di 35 euro al giorno a persona e spesso sopravvivono soltanto grazie ai richiedenti asilo che, se non scappano e decidono di aspettare buoni buoni l’esito delle domande di regolarizzazione, possono soggiornare anche quattro, cinque mesi. La burocrazia è infinita, e se la risposta è no sono pure ammessi i ricorsi, così i tempi si dilatano ulteriormente e le strutture (o le associazioni) incassano.

E così l’anno scorso la Regione (il dipartimento protezione civile, con fondi del ministero) ha liquidato oltre 6 milioni e mezzo di euro per l’emergenza immigrazione dal Nord Africa del 2012. Nell’elenco dei beneficiari ci sono enti pubblici, la Caritas, diverse onlus, consorzi, istituti religiosi, farmacie, la Telecom, agriturismo e mini hotel, da Tonara a Ula Tirso, da Aritzo a Vallermosa. (…)
da: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca_italiana/2014/08/27/i_migranti_sono_un_business_per_chi_li_ospita_l_onu_2000_morti_alfano_vola_a_bruxelles-5-383331.html

Che dire? se anche l’unione sarda comincia ad accorgersene significa che c’è un bel po’ di esasperazione dietro e che, vista la crisi e la riduzione dei soldi, non c’è più la propensione a fare beneficenza sciocca e scriteriata. Bisogna levarsi dal naso gli occhiali che mostrano il mondo in rosa e rendersi conto che dietro l’immigrazione clandestina ci sono fortissimi interessi economici.

la bufala che la bossi-fini impedisce il soccorso in mare.

Stavo sentendo l’intervista di R. Fico a che tempo che fa. All’inizio ne spara una clamorosa; gli immigrati in mare non possono essere soccorsi perché, nel caso lo si facesse, chi soccorre, secondo il fico (nomen omen), sarebbe inquisibile per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

Sparando una perla incredibile:

la legge Bossi Fini impedisce di soccorrere le persone per mare e per terra.

Ignorando colpevolmente alcuni articoli del codice penale:

Art. 54 del codice penale Stato di necessità.

Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo.

E del codice della navigazione

Art. 489  – Obbligo di assistenza

L’assistenza a nave o ad aeromobile in mare o in acque interne, i quali siano in pericolo di perdersi, è obbligatoria, in quanto possibile senza grave rischio della nave soccorritrice, del suo equipaggio e dei suoi passeggeri, oltre che nel caso previsto nell’articolo 485, quando a bordo della nave o dell’aeromobile siano in pericolo persone.

Il comandante di nave, in corso di viaggio o pronta a partire, che abbia notizia del pericolo corso da una nave o da un aeromobile, è tenuto nelle circostanze e nei limiti predetti ad accorrere per prestare assistenza, quando possa ragionevolmente prevedere un utile risultato, a meno che sia a conoscenza che l’assistenza è portata da altri in condizioni più idonee o simili a quelle in cui egli stesso potrebbe portarla.
Art. 490 – Obbligo di salvataggio

Quando la nave o l’aeromobile in pericolo sono del tutto incapaci, rispettivamente, di manovrare e di riprendere il volo, il comandante della nave soccorritrice è tenuto, nelle circostanze e nei limiti indicati dall’articOlo precedente, a tentarne il salvataggio, ovvero, se ciò non sia possibile, a tentare il salvataggio delle persone che si trovano a bordo.

È del pari obbligatorio, negli stessi limiti, il tentativo di salvare persone che siano in mare o in acque interne in pericolo di perdersi.

E, tapum tapum, la terribbile legge che obbrime i boboli, ovvero il testo unico sull’immigrazione:

Art. 12
Disposizioni contro le immigrazioni clandestine
(Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 10)

(…)
2. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 54 del codice
penale, non costituiscono reato le attivita’ di soccorso e assistenza
umanitaria prestate in Italia nei confronti degli stranieri in
condizioni di bisogno comunque presenti nel territorio dello Stato.
(…)

Cioè visti gli articoli di legge precedenti lo vedo arduo, anche se con la magistratura italiana non si può mai sapere, venire condannati per favoreggiamento quando si son ripescati dei naufraghi. Quindi la storia che la legge impedisca il soccorso è una bufala bella e buona, e mi chiedo che fiducia ci può essere in ministri e parlamentari che non conoscono le leggi che vorrebbero cambiare?

Strumentalizzare la pietà per modificare le leggi.

Sembra che in Italia le leggi, anche le più strampalate come quella sull’omofobia o sul femminicidio debbano venire approvate a son’e corru(1), grazie all’onda emotiva del momento. Fino a pochi giorni fa girava su faccialibro la foto di una persona pestata e un appello che grosso modo diceva:

Tizio[non ricordo il nome] è stato pestato perché omosessuale e per evitare altre aggressioni simili occorre approvare quanto prima la legge sull’omofobia.

E adesso già cominciano gli appelli a cambiare le norme sull’immigrazione clandestina e sullo ius soli sull’onda emotiva della tragedia di Lampedusa.

Personalmente trovo questo modo di comportarsi una solenne bastardata; le leggi dovrebbero, almeno in teoria, essere ponderate e non emanate in fretta e furia per soddisfare i bassi istinti del popolino. La storia insegna che spesso le leggi emanate sull’onda emotiva dovuta ad un grave fatto di cronaca poi si son rivelate essere emerite leggi porcata. Come quella, per fortuna cassata, non senza polemiche, dalla corte costituzionale che stabiliva l’automatismo della custodia cautelare in carcere per gli inquisiti dei reati di stupro di gruppo.

Prendiamo ad esempio il caso della legge sull’omofobia. Una legge sull’omofobia può servire a bloccare le aggressioni verso gli omosessuali? Imho tanto quanto il codice penale blocca le aggressioni di altro tipo (non legate all’omofobia). Potrebbe servire a punire più severamente chi mena omosessuali? E si torna all’obiezione che già feci alla legge:  menare un omosessuale perché omosessuale è più grave del menare un grassone perché grassone o un negro perché negro?

Adesso aspettiamoci tante richieste strappalacrime per alleggerire le norme sull’immigrazione clandestina proposte da chi agita le foto delle persone morte sul barcone.

Spiace dirlo ma se molti tentano la traversata è perché oramai siamo il ventre molle dell’europa, europa che per fortuna sta iniziando a rendersi conto che lo scaricare il barile sull’Italia e lavarsene le mani non è un comportamento molto accorto, perché abbiamo ministri che fanno passare il messaggio: chi nasce in italia è italiano(2), che bisogna abolire il reato di clandestinità. Che poi se si realizzasse quanto sogna il ministro il giorno dopo sorgerebbe, da Ventimiglia(3) a Trieste un muro da far sembrare il muro di Berlino uno steccato da aiuola. Come quello realizzato, con i fondi UE, dalla Spagna a Ceuta e Melilla

Comunque non penso che verrà modificata drasticamente la bossi-fini, al più sarà un cambio di nome con qualche euro in più per chi accoglie migranti, e la legge sullo ius soli sarà solo una legge maquillage, legge che però verrà fraintesa e finirà a fare da spot per scafisti vari. Però soddisferà l’ego di chi ha versato qualche lacrimuccia e per questo si sente taaanto bbbuono.

(1) modo di dire sardo, letteralmente significa “al suono del corno” e indica il venire obbligati, da qualcuno, a fare qualcosa molto in fretta.

(2) Evitiamo i millemila distinguo su cosa ha detto realmente il ministro, quello che realmente conta è il messaggio che viene, cinicamente, fatto fraintendere a quei disperati.

(3) Durante gli sbarchi per i casini in Tunisia i francesi non c’hanno pensato due volte prima di revocare il trattato di Shengen per la frontiera con l’Italia.