La voglia di leggi a geometria variabile

Questo articolo di next quotidiano fornisce spunti interessanti di riflessione, soprattutto riguardo alle “leggi a geometria variabile” ovvero di come molti ritengono giusto aggirare una legge in nome di non ben specificati “buoni motivi”.

Sorgente: Così i giudici del TAR promuovono all’esame di terza media | nextQuotidiano

Così i giudici del TAR promuovono all’esame di terza media
@neXt quotidiano | 17 settembre 2018

esame terza media
Una storia molto curiosa che riguarda un ragazzo e il suo esame di terza media raccontata oggi da Repubblica in un articolo a firma di Enrico Ferro:

Dunque c’è questo ragazzo che viene ammesso agli esami di terza media con un 6 complessivo e tiratissimo. Durante le prove di italiano, matematica (ironia della sorte), lingue straniere e soprattutto durante il colloquio, convince poco. Gli insegnanti non lo stroncano. Ma nessuno se la sente di dire sì, ce l’hai fatta, in bocca al lupo per le scuole superiori. Dunque il voto finale è 5,5: bocciato.

(…)

Prima mossa: chiedere l’annullamento della bocciatura. La risposta del Tar non si fa attendere, visto anche il carattere d’urgenza. A inizio agosto i giudici sospendono il verdetto della commissione d’esame. È l’articolo 8, comma 7, del decreto legislativo 62 del 2017, a normare la materia nel primo ciclo di studi e negli esami di Stato. Stabilisce che la media va «arrotondata all’unità superiore per frazioni pari o superiori a 0,5».

A quel punto però è la stessa scuola che, compreso l’errore, riunisce nuovamente la commissione e senza aspettare il giudizio di merito del Tar (fissato per il 5 settembre, proprio a ridosso del nuovo anno scolastico) e corregge il verbale e assegna allo studente il sospirato 6.

Visto come è raccontata, pare evidente che la storia non rappresenti un modello tanto edificante: la volontà della commissione era evidentemente quella di bocciare il ragazzo, ma l’errore compiuto nella valutazione li ha costretti, con l’intervento dei giudici, a “correggere” facendogli ottenere il diploma di terza media anche se gli insegnanti, chiaramente, non lo ritenevano pronto. Con questo risultato hanno perso tutti.

Partiamo dalla fine: l’errore, marchiano, l’ha fatto la commissione d’esame che, se intendeva bocciare il ragazzo avrebbe dovuto dargli un 5. La cosa grave è che i commissari e, cosa più grave, il presidente, non fossero a conoscenza o non abbiano tenuto conto della normativa sullo svolgimento degli esami di III media.

Che una persona non conosca la normativa riguardante il proprio lavoro o ne abbia una “semplice” infarinatura posso ammetterlo per figure di basso profilo, bidelli, addetti alle pulizie etc. Già ammetterlo per un docente diventa abbastanza arduo. Non parliamo poi del presidente della commissione che ha precise responsabilità sullo svolgimento della regolarità degli esami.

Capisco che la normativa scolastica italiana è di una chiarezza talmente lampante che al confronto la decifrazione dei geroglifici è stata una passeggiata però almeno le cose più importanti come il calcolo delle medie ed il loro arrotondamento1, dovrebbero essere padroneggiate almeno dal presidente della commissione (e/o dal docente che dovrebbe correggere il compito di matematica).

Come puoi pretendere di sostenere che il tuo lavoro sia un lavoro comparabile con il lavoro di un funzionario pubblico o di un quadro e poi cadi come una pera cotta sulle basi? Piaccia o no se vuoi svolgere lavori di un certo livello la normativa che riguarda il tuo lavoro, almeno a grandi linee, la devi conoscere.

Giusto stigmatizzare i genitori che cercano le gabole per far promuovere Pierino anche se “palesemente non in grado di affrontare le superiori”. ma parimenti son da criticare i membri della commissione, e nel caso anche i docenti che hanno votato per l’ammissione di Pierino all’esame; imho il classico “promoveatur ut amoveatur”2.

Sbagliato, e niente affatto edificante, invece prendersela con il tar che ha riscontrato l’errore; può non piacere ma la stupidaggine l’ha fatta la commissione che, nonostante volesse bocciare ha di fatto promosso, non il tar. Anche perché in un atto pubblico, ed un verbale d’esame lo è, ciò che conta è ciò che viene scritto non ciò che intendeva scrivere chi ha redatto l’atto. In caso contrario mandi a ramengo completamente il diritto. Meglio il “dura lex sed lex” che le leggi a “geometria variabile”.

 


  1. argomenti esoterici che vengono svelati solo agli adepti del 33° livello durante una cerimonia di iniziazione alla matematica superiore in una notte di novilunio innanzi ad un altare ove vengono svolti sacrifici a Nyarlathotep. 
  2. promuoviamocelo per levarcelo dai cXXXni; tanto lo fermano alle superiori|esame di maturità|università|dottorato di ricerca|esame di stato. 

sulle selezioni per i programmi televisivi.

un esempio abbastanza evidente del detto “la pezza è peggio del buco”.

fonte: http://www.unionesarda.it/articolo/spettacoli/2018/08/20/sky-scarica-asia-argento-via-da-x-factor-se-le-notizie-sono-confe-7-760521.html

L’emittente satellitare ribadisce inoltre che “Asia Argento non è stata scelta come giudice di X Factor Italia per il suo impegno nella campagna #MeToo né per le sue posizioni personali, bensì – come è sempre avvenuto per i giudici di X Factor – per le sue competenze musicali e la sua capacità di gestire un ruolo televisivo in un programma di questo tipo. Competenze e capacità ampiamente confermate durante le puntate di audizioni registrate nelle scorse settimane”.

d’altronde è noto che John Holmes veniva scelto dai registi per il suo sguardo magnetico e la sua capacità di immedesimazione nel personaggio…

Strumentalizzare le notizie sui migranti 4, l’italia è diventata più razzista?

Questa una infografica che gira su FB; infografica originariamente pubblicata qui

a leggerla sembra che l’italia sia percorsa da una ondata di razzismo che non ha nulla da invidiare a quella della germania nazista, peccato che:

la notizia 1 sia leggermente esagerata; esistono cani, di piccola taglia, imbecilli e padroni più imbecilli di loro (qui)

la notizia 2 sia stata smentita (qui)

le notizie 3 e 4 riguardano invece “normali” atti di bullismo e salgono agli onori delle cronache solo perché la vittima è diversamente pigmentata. Ciò è molto pericoloso perché quando qualche bambino sarà vittima di imbecilli e vedrà che invece, nel suo caso, si fanno spallucce, la lezione che imparerà è che ci son bullismi riprovevoli e bullismi accettabili. E un domani quando sentirà notizie simili penserà, erroneamente, che il torto di trattare peggio A sia giustificato dal fatto che prima A era stato trattato meglio (qui).

Buffo comunque che questo comportamento: prendere alcuni casi, gonfiarli ad arte e spacciarli per la regola era lo stesso comportamento che veniva rinfacciato alla lega quando prendeva qualche caso di cronaca nera che riguardava i migranti, lo gonfiava ad arte e lo spacciava per la regola.

Com’era quella storia di travi e di pagliuzze scritta nel Vangelo?

Strumentalizzare le notizie sui migranti 2

Un mio contatto mi ha segnalato questo articolo su l’espresso. Sinceramente a me è sembrato abbastanza inverosimile e lo classificherei in “storie inventate pro migranti”

Questo il titolo, in grassetto, e il sottotitolo, in corsivo.

“Hanno aizzato un cane contro un ambulante sulla spiaggia. E tutti applaudivano e ridevano”
Un caso di razzismo quotidiano sul litorale della Liguria. “Quando ho chiesto a una signora perché esultava, mi ha insultato dandomi della buonista e puttana”

Qui inizia l’articolo

Ho visto un cagnolino scendere le scale di un bar che dà sulla spiaggia e rincorrere abbaiando un ragazzo dalla pelle scura che vende libri. Naturalmente il cane era stato incitato dal suo proprietario. Nel mentre i bagnanti applaudivano compiaciuti“.

Un cagnolino. Penso sia un cane di piccola taglia, di quelli che hanno il vizio di correre dietro alle persone abbaiando. Vicino a casa ce ne erano un paio e spesso, quando giravo a piedi od in bicicletta, mi rincorrevano abbaiando. Ma siccome sono pallido non faccio notizia.

Mi chiedo come sia riuscita a capire che il cane era stato incitato dalla padrona, come  sia riuscita a vederla dentro al bar mentre lo incitava ad aggredire. Quel “naturalmente” mi sembra una forzatura tanto per far passare meglio il messaggio: “son tutti razzisti” dell’articolo. C’è anche la specificazione del “vende libri”. Questo tipo di specificazioni mi insospettisce sempre, soprattutto se non alterano il contenuto informativo dell’articolo. Se vendeva vestiti, od occhiali, o cellulari di ultima generazione sarebbe cambiato qualcosa? Penso di no. Quel “libri” invece fa pensare che chi lancia il cane è uno che odia i libri, che odia la cultura. Perché uno non può essere stronzo e basta, no, nell’epica deve essere un essere abietto, gretto e meschino, deve essere razzista, odiare i libri, parlare solo in dialetto. Insomma la caricatura del leghista fatta da molti, intellettuali e no, di sinistra.

Scene di razzismo balneare su una spiaggia ligure, sabato scorso. Ce le racconta Simona, che ci chiede però di non usare il suo vero nome. “Sono intervenuta e ho chiesto a una signora perché applaudiva e perché diceva che quel cane era il “Number One”. La signora mi ha risposto così: “Vaffanculo, puttana buonista del cazzo. Prenditeli tu i negri a casa tua, così ti scopano meglio di tuo marito”.

Mi sembra abbastanza inverosimile. Un cagnolino, non un pitbull o un altro cane “di grossa taglia”, di quelli che fanno realmente male, insegue un venditore abbaiando. Non penso lo abbia aggredito o morso, i cagnolini spesso son solo dei grossi rompiscatole capaci di abbaiare a tutto e tutti e basta. Faccio notare che nel corpo dell’articolo non si parla ne di aizzare e neppure di mordere.

Poi che ci siano padroni “imbecilli” pronti ad applaudire in maniera scema quanto fanno i loro animali è pacifico, così come è vero che esiste gente imbecille che alla minima critica attacca a testa bassa scatenando insulti. Ma questo capita sia nel caso bianco che nel caso nero.

Faccio notare altre cose: la prima è che nel titolo si parla di “aizzare il cane” ma aizzare il cane significa che il padrone ordina al cane di andare ad aggredire una persona. Ciò avviene con cani di media o grossa taglia appartenenti a razze selezionate per l’aggressione o il combattimento. Se ti aizzano contro un pastore tedesco od un pitbull son dolori, se ti aizzano contro uno yorkshire è una parodia.

Cioè abbiamo un titolo “enfatizzato” rispetto al reale contenuto dell’articolo.

L’articolo può anche essere vero ma più che razzismo vedo solo la normale e banale idiozia. Poi cosa ci sia da applaudire un cagnolino che rincorre le persone e abbaia; mah, se proprio volessi fare il cattivo solleverei qualche dubbio riguardo alle cause dell’acidità della tizia. Più che razzismo vedo una da compatire.

Un breve racconto che Simona ha consegnato al suo profilo Facebook ed è finito su centinaia di bacheche. Una diffusione che però le ha attirato contro decine di messaggi terribili, con minacce esplicite alla sua persona. E che l’hanno costretta a rimuovere quel post dai social network, per paura della propria incolumità e di quella della sua famiglia.

“Quei messaggi che mi sono arrivati erano orribili. Minacce esplicite o velate, dicevano “non intrometterti che è meglio per te”, “la prossima volta tira dritto e non guardare”. Ma io non riesco a non guardare, non riesco a ignorare queste cose”, spiega Simona all’Espresso. Non cerca di fare l’eroina, anzi. “In quella spiaggia, quando mi sono sentita rispondere così, mi sono messa a piangere. A consolarmi è stato proprio quel ragazzo, che mi ha abbracciato e mi ha detto:”Sono abituato, stai tranquilla”. E ora, dopo aver letto quello che mi hanno scritto, sono spaventata”.

Uno screenshoot dei messaggi di minaccia, magari con i volti oscurati, o del racconto? Poi la conclusione, veramente romantica con lui che la consola e lei dopo il caldo abbraccio con quelle forti braccia che fa? va ad intervistare la padrona…

Simona ci racconta però di essere andata a cercare la proprietaria del cane per chiederle come le fosse venuto in mente di aizzare il suo animale domestico contro quel ragazzo che vende libri. La risposta lascia senza parole: “Il mio cane, come me, odia i negri”. Più che la banalità del male, siamo di fronte alla stupidità del male.

Se fosse vero abbiamo tre casi di idiozia patologica; quella che applaudiva, la padrona del cane e l’antirazzista.

Meglio chiudere questo articolo con le parole con cui si chiudeva il post su Facebook: “Io non ce la faccio ad accettare tutto questo. Non sono un’esperta di migrazioni, non sono una politica, non sono nulla di nulla. Sono solo una donna profondamente sconsolata e preoccupata da questo mondo in cui a volte mi sento come un pesce fuori d’acqua. Ma non ci sto. Io non lo accetto“.

Forse non è una fake news ma come episodio mi sembra abbastanza distorto quasi che un comportamento banale, l’idiozia di certi padroni di cani, debba diventare la prova che tutti gli italiani stanno diventando razzisti idrofobi pronti ad assaltare chiunque abbia la pelle un poco più scura. Alla fine son questi romanzi che paradossalmente permettono di dire: “ci son tanti casi di razzismo che siete stati costretti ad inventarvene di sana pianta?”.

Manipolazione delle notizie: panini televisivi e virgolettati ad arte

Un articolo molto interessante che spiega alcune tecniche per “manipolare le notizie”

Sorgente: Manipolazione delle notizie: panini televisivi e virgolettati ad arte

(…)
Il “panino televisivo” viene quasi sempre servito nei telegiornali o nei servizi a corredo dei talk show, (…)
Il concetto è semplice: le due fette di pane spettano al Governo, la farcitura all’opposizione.
In occasione di una notizia “calda” per la politica, la prima fetta di pane (un’intervista ampia, solitamente) spetta a un rappresentante del Governo, la farcitura spetta all’opposizione (un’altra intervista del capo dell’opposizione oppure una carrellata di mini-interviste da 5 secondi a vari esponenti della stessa). Chiude il servizio l’altra fetta di pane, ossia un’ampio intervento di un altro esponente del Governo (o meglio ancora, del Presidente del Consiglio). L’effetto sul pubblico è assicurato: ci si ricorda solo delle prime e delle ultime parole pronunciate. La tesi dell’opposizione sparisce nel pastone della notizia. (…)

Ovviamente per equidistanza e obiettività il giornalista riporterà due virgolettati che esprimano opinioni diverse. Ed è qui che avviene la “magia”. La prima opinione sarà generica e, anche se articolata, priva di veri contenuti significativi. La seconda sarà invece molto circostanziata e densa di contenuti in modo che il lettore si identifichi proprio con questa, ma illudendosi di aver fatto una scelta consapevole e libera tra le due.

Strumentalizzare le notizie sui migranti 1

Questo articolo è decisamente polemico verso un certo modo di dare le notizie mescolando fatti ed opinioni in maniera che appaiano “pro domo sua”; più che della questione migranti, ma questi giochi i media li fanno spesso. Una fake news non è una notizia al 100% falsa, anzi le migliori fake news son notizie in cui l’80% è vero, il 10% inventato e il restante 10% omesso. E con l’omesso e l’inventato che spingono il vero a supportare l’interpretazione della notizia verso la direzione voluta.

Sotto è riportato un articolo che tratta del presunto naufragio di 120 migranti;

fonte: http://www.corriereromagna.it/news/cesena/27300/sono-120-vittime-le-vittime-su-un-gommone-alla-deriva.html

CESENA

«Sono 120 vittime le vittime su un gommone alla deriva»
L’esperienza da incubo vissuta da una giovane cesenate
27/06/2018 – 15:34
«Sono 120 vittime le vittime su un gommone alla deriva»
CESENA. Ha 25 anni ed ha appena vissuto un’esperienza che segnerebbe gli incubi di tutti. A vita.

Giulia Bertoni, cesenate, ha vissuto da volontaria a bordo della nave di una Ong per alcune settimane. Ed ha dovuto assistere impotente al diniego di un salvataggio. (…)

«Ho ancora gli incubi ed i sensi di colpa per quella notte – ha raccontato a Repubblica – Sono 120 le persone su un gommone probabilmente annegate pur avendo la salvezza vicina. Hanno attraversato deserto e violenze. Vicino a loro c’era un mercantile che non si è mosso. A noi il coordinamento della capitaneria italiana a Roma ci ha imposto di non andare a soccorso. Noi abbiamo ubbidito, sbagliando. La mattina solo una giacca galleggiate era l’unica cosa rimasta in mare». (…)

presentata così la notizia sembra che da roma sia arrivato un ordine secco: “non muovetevi”. In realtà la vicenda si è svolta in maniera leggermente diversa, come si scopre leggendo in seguito; roma non da un ordine secco: “non andate” quanto risponde: “noi non siamo competenti, contattate i libici”. La differenza sembra piccola ma è sostanziale.

«La notte del giorno 18 ero di vedetta. Turni di 4 ore sul ponte della barca, al radar a controllare un mare sempre più mosso. Il nostro segnale radar non funzionava e quindi non eravamo visibili a nessuno. Ma abbiamo potuto comunque sentire su un canale delle emergenze, la conversazione tra un aereo (che segnalava ad 11 miglia un gommone con 120 persone) e una nave mercantile vicina e disponibile ad aiutare. Dopo vari scambi in realtà nessuno si è mosso per quel gommone. Ma li c’erano dei disperati al buio, con le onde che crescevano. Allora abbiamo deciso di chiamare il coordinamento a Roma».

«Cosa ci hanno risposto dal coordinamento? In sintesi non ci riguarda, chiamate la capitaneria libica – spiega la 25enne cesenate – Noi per rispettare il codice di condotta che ci obbliga a non superare le 24 miglia dalla Libia a meno che non ci sia un ordine, ci siamo allontanati. Non abbiamo soccorso il gommone in difficoltà».

Roma non ha detto di non andare in aiuto; ha detto che l’SOS era nella zona di competenza libica e che quindi erano da contattare le autorità libiche. E questo spiega molte cose; il centro di coordinamento di Roma non può autorizzare interventi al di fuori della propria zona SAR; nella zona libica, per le norme internazionali, son competenti le autorità libiche. Anche se Roma avesse autorizzato, l’autorizzazione era carta straccia e non sarebbe stata opponibile alle autorità libiche in caso di “problemi” e in più poteva causare qualche “imbarazzo” diplomatico con le autorità libiche.

Il 10% omesso: di cui parlavo sopra: roma non è competente, roma non può autorizzare e anche se avesse autorizzato tale autorizzazione sarebbe stata carta straccia.

Faccio notare come lo scrivere: “A noi il coordinamento della capitaneria italiana a Roma ci ha imposto di non andare a soccorso.” invece di scrivere: “Non siamo competenti; dovete contattare i libici” faccia interpretare la vicenda in maniera profondamente diversa.

Non sono stati nemmeno chiamati i Libici: «Il capitano non ha voluto, non so il perché. I migranti? Quella notte la Lifeline, più grande anche di noi che ci occupiamo di primo soccorso, era molto lontana.

Altra frase che ci fa porre delle domande anche gravi; perché il capitano non è intervenuto? Dare la colpa a roma è un pretesto infantile in quanto Roma non ha il potere di autorizzare l’intervento fuori dalla propria zona SAR. Quali sono i motivi reali per i quali non si son mossi? perché non hanno contattato le autorità libiche? Volendo fare il gombloddista fino alla fine, perché la nave navigava con il segnale radar non funzionante? avaria o spegnimento volontario?

Alla mattina è arrivata in zona e abbiamo pattugliato le acque dove avrebbe dovuto essere il gommone, restando comunque nei limiti. Di quelle persone nessun segno. Morte, probabilmente, annegate mentre noi tutti stavamo fermi. Della guardia costiera libica mai visto traccia». (…)

Io vedo un incendio, non chiamo il 115 e poi mi lagno che non sono arrivati i pompieri. Se li avessi avvisati poi potrei giustamente recriminare per il loro mancato arrivo, ma se non lancio l’allarme?

Un’Europa che si sta dimostrando razzista, secondo la 25enne cesenate: «Sono sicura che se ci fossero stati 100 tedeschi o italiani a bordo, nessuno avrebbe accettato questi ordini. E invece quel gommone con 120 persone è stato fatto affondare».

Ecco il 10% di impressioni e di opinioni che servono per piegare l’80%; velatamente si scrive che son stati fatti morire perché erano migranti e non perché erano cittadini europei. Che raccordato con la frase ad inizio articolo: “A noi il coordinamento della capitaneria italiana a Roma ci ha imposto di non andare a soccorso. ” porta il lettore, distratto, a concludere Italiani rassisti1

Peccato che all’interno dell’articolo emergano alcuni punti, diciamo controversi. Punti che una volta notati paradossalmente portano a pensare che si stia cercando un pretesto per attaccare il governo italiano. La nave sta ferma perché Roma non da un ordine che non poteva legittimamente dare, la nave non contatta i libici ma la colpa è del razzismo europeo. Alla fine molti finiranno a pensare: le solite finction strappalacrime fatte per indurre sensi di colpa.
Zappa sui piedi che si traduce in propaganda pro Salvini. E poi ci si stupisce che Salvini, nonostante le cazzate colossali, continui ad avere seguito, anzi dia l’impressione di essere più convincente.


  1. tecnicamente mi sembra si chiami “il gioco del panino”; visto che si nota di più l’attacco e la conclusione, la tesi viene enfatizzata all’inizio ed alla fine della notizia mentre poi nel corpo vengono messi i fatti che indeboliscono l’interpretazione che si vuole dare alla notizia. Più o meno come avviene con le interviste; se voglio favorire la maggioranza basta intervistare per primo un esponente della maggioranza, poi due esponenti della minoranza e in conclusione un altro esponente della maggioranza. Anche se i tempi son identici il messaggio della maggioranza è quello che viene percepito con più forza. 

Malagiustizia o malainformazione?

Ottimo articolo di Davide Giacalone che analizza l’ennesima sentenza “scandalo” della corte di cassazione; scandalo dovuto ad una lettura approssimata della sentenza e dall’esigenza, da parte della stampa di sparare il titolo scandalistico ad effetto.
Da notare anche che puntualmente per sentenze, come quelle su Riina o sui jeans e lo stupro, platealmente sbagliate e ovviamente “cassate” dalla corte di cassazione, si polemizzi contro quest’ultima e non contro le corti che invece hanno materialmente scritto gli strafalcioni individuati e corretti.
Da notare anche l’assenza dell’ANM e del CSM a difendere la Corte di Cassazione; a malignare direi che la Corte di Cassazione ha le spalle più robuste del giudice di primo o secondo grado e lo star zitti nel difenderla evita anche di dover evidenziare che l’errore da essa corretto è stato fatto da un magistrato dei gradi inferiori.

Sorgente: Davide Giacalone.it (grassetti miei)

Orrore adottivo

La Corte di cassazione ha dunque stabilito che se si ammazza il figlio si merita l’ergastolo, ma se il figlio è adottivo no, perché vale meno. Tale bestialità è stata detta e ripetuta, nell’informare l’opinione pubblica circa il caso di un moldavo, che aveva accoppato il figlio, “solo” adottivo, a coltellate. Condannato all’ergastolo in primo e secondo grado, salvo vedere cancellare tutto da una cassazione in preda al delirio. Inutile meravigliarsi se l’Italia è un Paese sempre più orfano di giustizia, dato che questo è il livello di chi riporta e commenta le notizie.

La questione è del tutto diversa e, per quanto possibile, ben più grave di quel che si vuol fare apparire. Per capire si deve partire dall’articolo 577 del codice penale, che riporto integralmente (depurato dal giuridichese), essendo chiaro a chiunque lo legga. Il presupposto è l’assassinio: “Si applica la pena dell’ergastolo se (…): 1. contro l’ascendete o il discendente; 2. col mezzo di sostanze venefiche, ovvero con altro mezzo insidioso; 3. con premeditazione; 4. con concorso di talune circostanze aggravanti (…)”. Ascendenti e discendenti sarebbero genitori e figli. Le aggravanti da ultimo richiamate si riferiscono all’avere agito per motivi “abietti o futili”, oppure all’avere inferto sevizie. Secondo comma, quello decisivo: “La pena è della reclusione da ventiquattro a trenta anni, se il fatto è commesso contro il coniuge, il fratello o la sorella, il padre o la madre adottivi, o il figlio adottivo, o contro affine in linea retta”. L’affine è il coniuge o un suo parente.

Dunque: l’ergastolo può ben essere dato anche se il morto ammazzato è un perfetto sconosciuto all’assassino, ma se quella pena è motivata con il fatto che il morto è un ascendente o discendente, mentre quello non lo è, la cassazione ha il dovere di annullare la condanna.Sono le Corti di merito ad avere sbagliato nel motivare l’ergastolo, non la cassazione nell’averlo fatto rilevare. L’ergastolo è la pena che si assegna quando c’è un omicidio e ci sono le aggravanti, se si sbaglia a contestare le aggravanti resta l’omicidio, ma cade la condanna all’ergastolo. Non è finita.

L’assassino ha accoltellato il figlio perché quello stava difendendo la madre adottiva, tanto che il moldavo è anche accusato di tentato omicidio. In più la signora lo aveva più volte denunciato, per i suoi atti di violenza, rivolgendosi sia alle forze dell’ordine che al comune. Dopo il tragico epilogo la signora ha denunciato l’Italia alla Corte europea per i diritti dell’uomo, ottenendone la condanna, proprio perché tutte quelle sue denunce erano cadute nel vuoto. Quindi: abbiamo un uomo violento, più volte denunciato, che torna a casa e prova ad ammazzare la moglie, si mette in mezzo il figlio adottivo e lui lo ammazza. A fronte di tutto questo i tribunali di merito lo condannano all’ergastolo contestando l’aggravante sbagliata. Questa sì che è roba da far gridare al cielo. Questa e le denunce inutili.

Ma la grande e monocorde macchina dell’informazione non trova di meglio che dire: la cassazione cancella l’ergastolo perché ritiene l’adottivo meno importante del naturale. Per forza che in Italia la giustizia divorzia dal diritto. (…)

Ricordo le tante proteste per la sentenza dei jeans e stupro, le polemiche su riina. Uno dei problemi dell’italia è il dogma dell’infallibilità del giudice; dogma duramente messo alla prova quando due corti sullo stesso fatto sentenziano in maniera perfettamente opposta. Serve una seria riforma della giustizia e serve anche poter tirare le orecchie a chi, vuoi per malafede vuoi per banale dabbenaggine, sbaglia.

Sicuramente c’è stata malagiustizia, non nella corte di Cassazione ma in quella precedente, e sicuramente c’è malainformazione. Malainformazione che mira a creare scandali ad effetto per vendere. E pazienza se per vendere si crea tanta altra sfiducia sulla magistratura.

Personalità elettronica per tutti i robot o della demenza legislativa.

fonte: http://www.repubblica.it/tecnologia/2016/06/24/news/legge_robot_personalita_elettronica_ue-142679939/?ref=fbpr

Il titolo “Personalità elettronica per tutti i robot”. Dall’Ue una legge che dà diritti e doveri agli automi è molto accattivante ed invoglia a vedere la notizia, anche perché il sito che l’ha pubblicata non è il solito sito demenziale acchiappaclick, però il titolo è, come al solito fuorviante. A leggere l’articolo si scopre che si tratta di una proposta di mozione presentata al parlamento e non ancora votata. E dalla proposta di mozione, ne vengono presentate a iosa, alla legge ne passa ma molto.

A margine comunque l’articolo mi ha fatto pensare ad una questione che non penso sia marginale: in che modo si potrebbe definire, in maniera legalmente valida, cosa sia un’automa o un robot? Siamo pieni di sistemi automatici e sistemi esperti che sulla base della loro esperienza cambiano il loro comportamento, tanto per dirne una il cellulare che presenta la lista dei numeri più chiamati o il sistema di navigazione che memorizza i percorsi preferiti. Dobbiamo pagare anche per quello? Sì, vabbè che la fantasia per inventare tasse c’è e magari molti che si aspettano Goldrake

Piccola parentesi, credo che molta diffidenza verso l’europa nasca anche da titoli acchiappaclick come quello. Se uno si limita a leggere il titolo finisce a pensare che al parlamento europeo giri tanta roba da far sembrare woodstock un raduno degli scout.

Il Parlamento di Bruxelles ha presentato una mozione per imporre ai “lavoratori artificiali” di essere registrati, pagare un’assicurazione e contribuire alle pensioni degli umani che per colpa loro saranno licenziati

Da notare che nel sottotitolo c’è la stessa imprecisione del titolo. Una piccola nota di stile, le mozioni si presentano al parlamento oppure il parlamentare ha presentato la mozione. Il parlamento non presenta nulla. Poi parlare di umani licenziati ha poco senso, è vero che le automobili hanno “ucciso” i maniscalchi  ma quanti meccanici, carrozzieri ed elettrauto son sorti?

ROMA – Le tre leggi di Asimov non bastano più. Il Parlamento Europeo ne ha allo studio una quarta, che doterà i robot di “personalità elettronica”. Sempre più numerosi, autonomi, intelligenti e diffusi nelle industrie, i robot dovranno avere diritti e doveri. Saranno registrati e muniti di una sorta di carta d’identità, pagheranno per i danni che commettono e contribuiranno – ancora non è ben chiaro come – al welfare delle nazioni che li impiegano.

mah i robot industriali hanno un numero di serie e son registrati come acquisti. Ghost in the shell o Kyashian sono ancora fantascienza.

La mozione sulla “personalità elettronica” dei robot è stata presentata al Parlamento Europeo da Mady Delvaux, proveniente dal partito operaio socialista del Lussemburgo. Difficilmente, in realtà, verrà approvata dall’assemblea di Bruxelles e trasformato in una legge vincolante dalla Commissione. Ma non si può negare che il testo sollevi un problema importante per un’Europa che, come molti altri paesi, si affaccia su quella che la proposta definisce la “nuova rivoluzione industriale”.

La bozza di legge parte dalla letteratura, citando Frankenstein, Pigmalione, il Golem di Praga fino a Karel Capek, lo scrittore ceco inventore della parola robot. Poi passa sul terreno più concreto dell’economia. Le vendite di automi, impiegati soprattutto nelle industrie automobilistica ed elettronica, ma anche negli ospedali e nell’assistenza agli anziani, sono cresciute nel mondo del 17% all’anno tra il 2010 e il 2014, per fare un balzo del 29% l’anno scorso. I brevetti nell’ultimo decennio sono triplicati.

E quindi? parliamo anche di Goldrake e del pericolo vegano?

La bozza di legge suggerisce una sorta di tassa sui robot per rimpolpare il sistema previdenziale privato di tanti lavoratori umani. Ogni cittadino che impiega degli automi dovrà segnalarli allo stato, indicando anche quanto risparmia in contributi grazie alla sostituzione dei lavoratori in carne e ossa con quelli in acciaio e silicio.

Come valuto il risparmio? che strategie produttive devo usare? la catena di montaggio? tutto a mano dalla miniera al chip di silicio?

Anche i robot dovranno rispettare le leggi. Prima di tutto quelle di Asimov, poi un codice di condotta redatto ad hoc da Bruxelles. Qualora un automa dovesse infrangere una norma o causare un danno a qualcuno, sarebbe giusto che ne risponda legalmente, soprattutto se dotato di intelligenza artificiale, di capacità di apprendere autonomamente e – come pure prevede la bozza di legge – di surclassare l’uomo in quanto a facoltà intellettive. Una sorta di registro traccerebbe l’identità di tutti i lavoratori artificiali in Europa, con un obbligo di assicurazione simile a quello previsto per le auto.

Sì ciao, Asimov citato a pera. Come può un robot capire se il suo comportamento causa danni diretti o indiretti ad un essere umano? E se i danni son causati dal rispetto delle norme di legge, ad esempio un auto a guida automatica che si ferma per far passare una persona sulle strisce venendo tamponata da un’auto che correva dietro? Pensate sia fantascienza? Sul risponderne legalmente difficilmente un robot per la saldatura industriale o l’avvitamento dei bulloni di notte va in giro per la città a menare. E le industrie sono già assicurate.

La notizia della bozza di legge è stata accolta in rete da parecchi sberleffi (e dal no generalizzato degli industriali). Ma non sono mancati commenti più avveduti. Parlare di personalità giuridica per i robot oggi potrà sembrare prematuro. Ma l’avanzata galoppante di intelligenza artificiale, computer capaci di apprendere, auto senza guidatori e perfino armi in grado di prendere decisioni autonome, ci porterà probabilmente un giorno a rispolverare la bozza della deputata Delvaux.

Io proporrei di eliminare i giornali da internet e tornare alle buone vecchie e sane rune incise nelle pietre e nella corteccia degli alberi. Signora mia ma a cosa serve quella diavoleria del torchio da stampa inventato poi da un teutonico? E gli alberi, nessuno pensa agli alberi? Meglio un sano obelisco di arenaria a Km zero.

 

Attendibilità dei giornali

Repubblica parla dell’ISIS. Usando come fonte Lercio.it

Non faccio commenti: sarebbero inutili. Bastano i fatti per mostrare come si lavora male e come si pubblica qualunque cosa senza uno straccio di verifica nelle redazioni dei giornali, ossia in quei posti dove in teoria ci dovrebbero essere un direttore responsabile, un codice dentologico e un Ordine dei Giornalisti a vigilare: per parlare di un argomento serio e delicatissimo come il terrorismo dell’ISIS, Repubblica ha usato come fonte il sito satirico Lercio.it. […]

da: http://attivissimo.blogspot.it/2015/02/repubblica-parla-dellisis-usando-come.html

Che dire: alla fine è inutile lamentarsi della morte dei giornali se degli stupidi programmi informatici di indicizzazione riescono a far molto meglio di loro…