Creare razzismo how to 26/il razzismo e il virus

Ricordate gli articoli zeppi di atti di razzismo contro la comunità cinese, e se non c’erano abbastanza atti toccava inventarli: Sassaiola contro i cinesi? “Fake news”, prof denunciato per procurato allarme – L’Unione Sarda.it,

Era il periodo in cui tutti si stracciavano le vesti per il razzismo contro la comunità cinese e qualcuno ne approfittava per dare la colpa al centrodestra e al loro spargere razzismo a piene mani.

Qui due articoli che riguardano la Sardegna:

Coronavirus, insultato dopo il contagio: il figlio racconta il calvario di un algherese

«Mio padre non era in crociera, non si muove dalla Sardegna dall’anno scorso, non è mai andato a Milano e lì non abbiamo parenti. Il contagio è avvenuto qui ad Alghero perché il virus è già tra noi. Era solo una questione di tempo, fatevene una ragione. Ma per molti di voi è stato più semplice insultare e minacciare mio padre, cosa che avviene ancora oggi sui social. È stata pubblicata anche la foto e persino l’indirizzo». Andrea è il figlio del pensionato 75enne di Alghero risultato positivo al Covid-19 e attualmente ricoverato nel reparto Malattie infettive di Sassari dove sta lentamente cominciando a migliorare. Lui e la famiglia stanno vivendo «un calvario incredibile» per via di una inarrestabile gogna mediatica.

e soprattutto questo:

Sorgente: Ordina il caffè con l’accento milanese: rischia il “linciaggio” a Sassari – L’Unione Sarda.it

Una sassarese entra in un bar e ordina un caffè: ma ha un accento marcatamente meneghino, perché è a Milano che ha lavorato e vissuto per vent’anni. E per quell’accento stava per finire suo malgrado in un guaio.

La vicenda, va specificato, è avvenuta negli ultimi giorni in cui in Italia i bar erano ancora aperti dalle 6 alle 18, prima del decreto che ne determinasse la chiusura h24.

La protagonista è una professionista nel campo del marketing, che si è trasferita a Milano alla fine delle superiori, e che qualche anno fa è rientrata nella sua città, Sassari.

Portando con sé un accento difficilmente cancellabile e che l’ha marchiata come una lettera scarlatta, nei giorni in cui era aperta la “caccia all’untore”: quelle “e” molto chiuse (o molto aperte) la descrivevano come una persona appena arrivata nell’Isola dalle zone rosse. Mentre lei, nell’Isola, era già da anni.

Nonostante ciò l’accento, ha raccontato lei stessa all’Ansa, non è passato inosservato: “Quando ancora si poteva, sono andata al bar per un caffè. Ligia alle regole già vigenti, mi sono tenuta a distanza dal bancone e per ordinare ho dovuto parlare a voce alta”.

A quel punto si è sentita osservata da tutti gli avventori del bar: una donna in particolare “mi guardava in cagnesco e stava per agguantare il telefonino per fotografarmi e chiamare le forze dell’ordine”.

A quel punto ha dovuto spiegare: “Signora, sono sarda, di Sassari, vivo di nuovo qui da cinque anni, ne ho trascorso più di venti a Milano e non ci vado da un po’. Ho faticato per convincerla, mi ha detto che mi stava per denunciare, convinta che fossi venuta qui per l’emergenza sanitaria”.

Ai tempi della paura del coronavirus, succede anche questo.

Che dire? come al solito gli allarmi contro il razzismo, per i più sfacciati con attribuzione della colpa ai soliti… erano invece le solite normali prove di idiozia della gente spaventata da un sacco di notizie contraddittorie e catastrofiche.

Stranamente gli sdegnati stavolta son stati zitti, a quanto pare se non si può urlare a pieni polmoni “ha stato …” le vicende come quelle di sopra, da crimini contro l’umanità vengono derubricate a bagatelle?

Occhio che il doppio standard è il modo migliore per far pubblicità, tanta pubblicità ai veri razzisti.

Creare razzismo how to 25/fake nius e buone intenzioni

Sorgente: Sassaiola contro i cinesi? “Fake news”, prof denunciato per procurato allarme – L’Unione Sarda.it

Sassaiola contro i cinesi? “Fake news”, prof denunciato per procurato allarme

Non c’è stata nessuna sassaiola contro gli studenti cinesi ieri a Frosinone. Lo fa sapere la Poliza di Stato che, dopo aver effettuato approfondite indagini sull’episodio definito inquietante da molti, ha deciso di denunciare per procurato allarme il professore che aveva diffuso la notizia, rivelatasi priva di fondamento.

Le ricerche effettuate dalla Digos hanno appurato quanto segue. Il professore che aveva reso pubblico l’episodio informando i giornalisti nel corso di un’estemporanea conferenza stampa non aveva conoscenza diretta degli accadimenti, aveva solo riferito informazioni raccolte da un’altra docente.

La prof a sua volta aveva appreso da un generico racconto di una studentessa cinese dell’Accademia di Belle Arti che su una chat seguita esclusivamente da suoi connazionali, un altro giovane cinese aveva fatto riferimento a presunti e non meglio descritti episodi di intolleranza verso cittadini cinesi che sarebbero per giunta avvenuti a Roma, e non a Frosinone.

Il giovane nella chat non aveva fatto alcun riferimento né all’Accademia di Belle Arti di Frosinone né ad una sassaiola contro gli studenti. Tuttavia, il contenuto di tale conversazione, a causa di un errato utilizzo del traduttore di Google si è trasformato nell’episodio inquietante su cui ieri si è espressa, condannandolo, tutta la politica italiana.

La notizia diffusa dunque, alla luce degli approfondimenti eseguiti, “va considerata totalmente priva di fondamento”. Il professore è stato segnalato all’autorità giudiziaria per procurato allarme.

Che dire?

Forse il verificare una notizia prima di spargere indiNNNiazione a piene mani sarebbe un comportamento accorto. Come al solito gli indiNNNiati in SPE si son precipitati a vomitare la solita bile, individuando nei soliti noti, M.S. e G.M. i mandanti morali perché loro, e i loro afficionados, sono tutti nazipedoterroristi capaci di qualsiasi turpe azione…

Da parte della politica sarebbe opportuna forse un poco più di cautela prima di commentare “notizie bomba” non verificate, la probabilità di finire a fare figure di palta, come la storia delle Schutzstaffel paTane che lanciavano uova contro i necri, è alta, molto molto alta.

E alla fine tutta questa indiNNNiazione falsa finirà a far rispondere “sì, certo, lallallero…” anche quando, purtroppo, ci sarà il caso reale…

Creare razzismo how to /24, leggende urbane fatte a notizia per urlare al rassismo

A quanto pare sta ripartendo la moda di denunciare racconti di quanto siamo cattivi e razzisti contro i buoni migranti. Adesso io non posso escludere che qualche racconto abbia un fondo di verità, l’essere bianco non ti rende immune dall’essere imbecille, anzi, così come l’essere negro non ti rende ipso facto un santo disceso dal cielo.

Quello che a me da fastidio delle “narrazioni” è che ci si romanza troppo sopra e ci si fanno enormi pipponi morali. Peccato che poi, alla successiva smentita, vedi ad esempio il caso di sondrio, l’ultimo in ordine di tempo, la gente più che pensare a quanto siamo razzisti finisce a pensare a quante balle inventano per farti accettare, a furia di sensi di colpa, un’accoglienza scriteriata. E il manipolare a furia di sensi di colpa ha la grave controindicazione di far sviluppare alle persone una barriera di cinismo capace di non far sentire colpe o rimorsi anche quando sarebbe giustissimo che lo provasse.

Vediamo la notizia

fonte: corriere

I pregiudizi razzisti sull’autobus: «Sei nera, non voglio il tuo posto»
B***, 32 anni, senegalese, voleva essere gentile con una signora anziana lasciandole il sedile. I racconti al Centro per l’istruzione degli adulti

«Ho preso l’autobus in stazione a Lecco per tornare a casa. Il pullman era pieno di studenti. Sono riuscita a sedermi. Poi è salita una signora anziana. I sedili erano tutti occupati, anche perché su alcuni i ragazzi avevano appoggiato piedi e zaini. Mi è sembrato naturale alzarmi e chiedere alla vecchietta di mettersi al mio posto. Mi ha risposto: no, sei una nera. Non sapevo più cosa fare, nessuno ha detto nulla. Sono stata in silenzio. A casa ho pianto, ma poi ho pensato che non è grave, va bene così». B*** ha 32 anni, è arrivata dal Senegal cinque anni fa, ha un marito e tre figli piccoli. Frequenta la sede di Oggiono del Cpia, il centro provinciale per l’istruzione degli adulti, dove è possibile sostenere gli esami di cittadinanza, partecipare a corsi di lingua e prendere parte a progetti di integrazione. Lei studia l’italiano. «Perché quando i miei bambini andranno a scuola vorrei aiutarli». Il suo compagno di banco è M***, 23 anni, della Nuova Guinea, lavora in un supermercato. «È successo anche a me. La stessa identica cosa. Sono soprattutto gli anziani ad essere diffidenti. Ma nella nostra cultura è impensabile lasciare una persona più grande di te in piedi quando tu sei seduto».

Ottimo attacco che introduce il white hat, da notare il richiamo alla cultura ed a quanto di buono sta facendo la tizia. L’attacco, come ad esempio quello di questa notizia, poi rivelatasi bufala. Quello che mi è venuto a pensare è che anche nella nostra cultura è prevista l’accoglienza, visto che sono stati accolti, lavorano e che frequentano dei corsi gentilmente pagati dallo stato.  Per il resto questo modo di presentare le cose lo vedo molto pericoloso; a furia di dire che una stronzata fatta da un pallido è una colpa della collettività pallida qualcuno comincerà a sostenere che anche una stronzata fatta da un migrante è colpa comune di tutti i migranti. Ovvero un risultato perfettamente antitetico a quello che  si vorrebbe ottenere con questi articoli. Spesso chi danneggia di più il sovrano è chi vuol essere più realista del re.

Faccio notare anche un’altra cosa: per come è scritto l’articolo sembra che la tizia abbia parlato direttamente con il giornalista, invece in seguito si vedrà che si tratta di un racconto fatto al proprio insegnante e da questo riportato su FB.

A fare poi il malfidente faccio notare che si tratta di un racconto e non ci son altri riscontri, lo vedo un poco debole per imbastire un processo collettivo.

I racconti scivolano uno dietro l’altro. È l’ora di cittadinanza. L’insegnante M*** M*** ha chiesto alla classe, una decina di alunni provenienti da tutto il mondo, di raccontare i costumi dei loro paesi. Cedere il posto a un anziano è un uso comune a tutti. A fatica si aprono e confidano le loro storie di ordinaria discriminazione. «Non accade sempre, ma purtroppo accade. E mentre i miei amici ritengono che in fondo non sia grave, io credo invece che simili episodi debbano essere denunciati», interviene A*** D***, 25 anni, senegalese, (…) «Mi spiace quando i miei compagni di classe dicono certe cose, perché non dovrebbero succedere. Io non credo sinceramente ci sia cattiveria nelle persone, solo forse un po’ di diffidenza. Tanti lecchesi mi hanno aiutato, ma a volte gli sguardi e le parole sussurrate fanno male», dice A*** mentre con gli occhi cerca l’assenso della sua insegnante.

Qui viene svelata alla grande una non notizia, esistono santi e idioti, buoni e cattivi. Cosa che dovrebbe essere ovvia per chiunque abbia più di tre anni.

«Quello che stupisce è che questi ragazzi fanno fatica a raccontare certi episodi, si sentono quasi in colpa. Lo fanno con molte reticenze, sono i primi a giustificare comportamenti che loro ritengono normali e io giudico terribili», spiega M*** M***, docente di italiano. Accanto a lei il collega P*** B***. Insegna matematica, ha scritto un post su Facebook in cui ha riassunto quanto accaduto a B***. Decine le risposte. Solidarietà, condivisioni, ma soprattutto esperienze simili. «Mi sono arrivati una valanga di messaggi e tante storie simili a quelle già sentite in classe — spiega —. Una ragazza adottata, in città fin da quando era piccola, si è sentita dire che non poteva salire sul pullman. Un’altra, italiana, ha raccontato di aver assistito a una scena surreale. In coda per fare un prelievo in ospedale: l’uomo davanti a lei, nonostante fosse il suo turno, non è voluto entrare nel box perché la paziente appena uscita era di colore. Lecco non è razzista, sono episodi isolati. Ma se per i miei alunni tutto questo è normale, non lo deve essere per noi insegnanti che abbiamo il dovere di raccontare. E di farlo con le loro parole».

Ta daaan! i sofficini, Fonte: post su FB condiviso. Adesso io penso che una caratteristica del giornalista dovrebbe essere un poco di “sana” diffidenza invece di prendere per oro colato qualsiasi notizia possa, in prima battuta, essere utile alla linea del giornale. Perché il rischio di solenni zappe sui piedi è alto. Vedi il caso di sondrio, alla smentita quello che si è sentito è stato: “a sondrio c’è un tale problema razzismo che si son dovuti inventare di sana pianta un episodio razzista”.  E dopo quello che è successo a Sondrio, a Venezia, a Sassari, la falsa aggressione al bancomat, e tanti altri casi simili che prima hanno fatto indiNNNiare il uebbè e poi si son sgonfiati come palloncini bucati, molta più gente a leggere certe notizie pensa più ad una sparata ad effetto per indurre sensi di colpa che a denunce reali.

PS

Immaginiamo un articolo simile con racconti di microdelinquenza o cafonate fatte da diversamente pigmentati; come avreste reagito? Se la vostra idea sarebbe stata partire alla carica urlando razzismo, indiNNNiazione, qui si sta sostenendo smaccatamente salveeeny, è tutto falso, forse sarebbe il caso di provare qualche volta a togliere gli occhiali dell’ideologia…

PPS

Come avevo scritto altre volte: perché pagare un giornale per leggere la storia che indiNNNia il uebbè quando la posso trovare gratis nel uebbè?

 

Creare razzismo how to /23, si continua a gridare “al lupo”

Ieri sui social si parlava di Sondrio; la notizia era ghiotta per chi voleva scatenare un bel po’ di santa indignazione contro la destra: una nigeriana che urlava per la morte della figlioletta di cinque anni era stata insultata dai pazienti dell’ospedale infastiditi dalle sue urla di dolore. Ovviamente indiNNNiazione a mille e accuse di razzismo a go go.

Però la notizia, per come era raccontata, era abbastanza dubbia: la fonte della notizia era un racconto scritto su FB da una consigliera comunale e raccontato poi ad un evento delle sardine poi ripreso dalla stampa locale. Inoltre è inverosimile che un intervento di rianimazione venga svolto in un ambulatorio direttamente accessibile dal pubblico, generalmente avviene in ambienti riservati, anche per rispetto per i parenti, e non in corridoio.

E già queste considerazioni avrebbero dovuto far sollevare qualche dubbio sulla genuinità della storia, invece si è, come al solito mi spiace dire, urlato la notizia e ricamato come al solito sopra.

Puntuale è arrivata la smentita fonte

I fatti: sabato scorso la mamma, una donna nigeriana residente a Sondrio, si era accorta che la piccola non stava bene e non respirava normalmente. È scesa in strada chiedendo aiuto e ha trovato un uomo che ha portato lei e sua figlia in ospedale in auto. Quando sono arrivati al Pronto soccorso dell’ospedale civile di Sondrio, però, la bimba era in condizioni disperate e non respirava già da tempo. I medici che l’hanno presa in cura non hanno potuto salvarle la vita. Poco dopo al nosocomio è arrivato anche il papà della neonata, avvisato dalla madre, e i genitori hanno purtroppo ricevuto la terribile notizia. Alla scena che è seguita ha assistito (l’autrice della denuncia),che era al pronto soccorso e ha scritto su Facebook: «Dalla sala d’attesa iniziano commenti di ogni tipo. Chi parla di riti tribali, chi di satanismo, chi di scimmie, chi di ’tradizioni lorò, chi di manicomi. Giudizi, parole poco appropriate, cattiveria, tanta».

Strano che una notizia di un decesso venga “urlata” nel corridoio del pronto soccorso. Ci possono essere stati commenti poco cortesi, l’idiozia è la cosa più equamente distribuita al mondo, ma di sicuro, come conferma l’ospedale, ma nessun insulto diretto verso la madre. La chiacchiera della fermata del bus elevata a giornalismo d’inchiesta.

La direzione sanitaria dell’ospedale di Sondrio sta valutando un esposto in Procura per tutelare l’immagine della struttura ospedaliera, in merito ai presunti insulti a sfondo razzista. «Noi non abbiamo avuto alcuna percezione di insulti razzisti», ha spiegato il direttore del Pronto soccorso, Raniero Spaterna. «La sala dove eravamo noi – spiega – era abbastanza isolata e ci siamo concentrati nel prestare la massima attenzione a una mamma che aveva perso sua figlia». Le urla certamente ci sono state «ma in questi ambienti le scene di disperazione non sono certo rare». «Se ci sono state delle frasi razziste – ha aggiunto Spaterna – io non le ho sentite e, come me, gli altri operatori in servizio al Pronto soccorso».

I genitori erano in una zona riservata, come è prassi ed è giusto che sia, e non a diretto contatto con il pubblico. Pubblico che vorrei sapere come ha fatto a sapere del decesso della bimba, non penso che l’abbiano annunciato con gli autoparlanti, quando ha iniziato a fare commenti idioti. La notizia alla fine è roba a livello: “mi ha detto mio cugggino che ha sentito una telefonta segreta di soros a carola chiedendole di portare dei bambini di bibbiano per darli in pasto ai necri dei barconi”.

Da notare come la stampa invece di ammettere di aver dato una notizia “troppo bella per esser vera (e permettere lo scarico del letame verso i razzifasciolegaioli)” stiano cercando di abbozzare e dimostrare che qualche commento “poco simpatico” c’è comunque stato e quindi è tutto vero.

Zappe tremende sui piedi; un domani cosa risponderanno a chi sosterrà che il cugggino ha sentito un elemento dell’insieme A esultare per un evento spiacevole capitato ad un elemento dell’insieme B?

Seconda cosa: perché devo buttare soldi nei giornali per leggere “la storia che indiNNNia il uebbè” quando posso leggerla gratis nei social? almeno su FB so che è una storia di FB e quindi “da prendere con le pinze”, i giornali dovrebbero, almeno teoricamente, essere più autorevoli e questa autorevolezza essere il loro valore aggiunto. E poi si chiedono della crisi dell’editoria.

Ultima, ma non meno importante, sta già circolando di nuovo la battuta fatta dopo la vicenda dell’uovo di Osakue: “in italia c’è un problema razzismo talmente serio da costringere ad inventare di sana pianta episodi razzisti”

Gli abusivi della sanità e le fake news

Il 24 i giornali sono usciti con titoloni relativi ad una sanatoria per gli abusivi della sanità; questi alcuni titoli:

Manovra, via libera anche a chi esercita professioni sanitarie senza titolo. Le associazioni: “Assurdità totale” (repubblica)

Fermare la sanatoria delle professioni sanitarie che trasforma i ciarlatani in quasi medici (Anelli di fumo – Blog – L’Espresso)

e tante altre battute su “io gioco al piccolo chirurgo e quindi per il governo sono un medico”.

La realtà come al solito è diversa da come viene raccontata dai media.

Sotto, per chi interessa, c’è una analisi, debunking per usare un anglismo, della notizia. Prima ci sarebbe da fare una riflessione su come i media rilanciano le notizie. Da un giornale mi aspetto precisione ed approfondimenti, non fraintendimenti dovuti, a voler esser buoni ad incapacità di leggere e capire la ratio di una norma, a voler essere cattivi a plateale malafede. Il gioco del lancio della merda contro il ventilatore serve solo a rendere tutto “marron” e poi vai a distinguere fra la merda realmente prodotta dal governo e quella inventata di sana pianta e raccontata dai media.

Poi hai voglia di lamentarti dell’analfabetismo di ritorno e delle fake news quando poi son gli stessi media a fomentarle e produrle. Quella sulle professioni sanitarie è una buona fake news: 90% di verità, l’articolo effettivamente deroga per l’iscrizione al registro, e 10% di omissioni e invenzioni “sanatoria degli abusivi”. Peccato che a farsi trovare troppo spesso con la mano nel barattolo della marmellata, a lamentarsi dei ladri di “nutella” si finisce solo a far da figura degli ipocriti.

Ultima riflessione: perché pagare per leggere la stessa spazzatura che trovo gratis su faccialibro? Se sono in crisi forse non è solo per i mefitici poteri di Salveeeny… Buffo poi che chi si lamenta delle fake news, chi si considera colto, antropologicamente superiore ai buzzurri analfabeti funzionali poi ci sia cascato benissimo con entrambi i piedi. Il bue che da del cornuto al bisonte…

 

Fonte: Il governo ha davvero salvato gli abusivi?

La notizia, corredata da post allarmistici ed allarmati, ha fatto subito il giro del web, in particolare, come era ovvio, sui social network e sui gruppi infermieristici.

Una buona dose di ignoranza, o perlomeno scarsa preparazione dei giornalisti che hanno pubblicato la notizia, ha fatto il resto.

(…)Come sempre l’AIILF ha atteso di avere tutti gli elementi necessari prima di esprimere una valutazione oggettiva, professionale e non politica del provvedimento.

Ripercorriamo quindi in breve la storia del “famigerato” comma 283bis del maxiemendamento del Governo alla Legge di Stabilità 2019 (la cosidetta “finanziaria”).

Iniziamo dal punto che più ci coinvolge: il suddetto comma NON RIGUARDA MINIMAMENTE GLI INFERMIERI.

Sana invece il vuoto legislativo per tutte le professioni sanitarie che fino all’anno scorso non erano dotate di albo ed hanno quindi vissuto in un limbo legislativo a differenza di quanto avvenuto per gli infermieri.

Educatori professionali, dietisti, pedagogisti, insieme alle altre professioni sanitarie non mediche, che avevano frequentato i corsi regionali a loro tempo abilitanti, non avevano mai ottenuto l’equiparazione del titolo a quello universitario necessario dopo la legge 42/99.

Agli infermieri questo “limbo” è stato risparmiato, prevedendo fin dall’inizio l’equipollenza del titolo e quindi consentendo anche ai vecchi diplomati dei corsi regionali di esercitare la professione ed prevedendo il diritto/dovere di iscrizione all’ordine.

Non essendo previsto all’epoca invece nessun albo per quasi tutte le altre professioni sanitarie, il problema è rimasto silente per molti anni.

Finchè uno dei decreti attuativi alla legge firmata dall’ex ministro della Salute Lorenzin, approvata dal Parlamento il 22 dicembre dello scorso anno, ha previsto la costituzione degli Albi delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione: (…)

La costituzione di un albo della professione porta con sé una serie di requisiti per l’iscrizione, come una “laurea abilitante all’esercizio della professione sanitaria, ovvero titolo equipollente o equivalente alla laurea abilitante”.

Nuovi corsi di laurea sono stati introdotti dal 1999 in poi e chi operava già in quei settori dopo aver conseguito un titolo con il vecchio ordinamento, ora con l’istituzione degli albi rischiava di venir escluso dallo specifico albo di competenza, perdendo così la possibilità di poter continuare ad esercitare la professione.

Chi aveva, ad esempio, conseguito un titolo regionale come educatore professionale (magari aggiungendoci anche, nel tempo, un Master Universitario come quello in coordinamento) e poteva quindi operare in strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie come Asl, ospedali o residenze protette, ai sensi della legge Lorenzin avrebbe dovuto acquisire la nuova laurea, attualmente necessaria, per l’iscrizione al nuovo albo e per poter quindi continuare ad esercitare la propria professione, malgrado l’esperienza acquisita negli anni.

Quindi il comma in questione si occupa di professionisti FORMATI ed ABILITATI e NON di ABUSIVI, come ha sbandierato ai 4 venti chi ha fatto solo una superficiale lettura dei titoloni, o peggio chi è dedito alla denigrazione tout court. (…)

Professionisti, ESATTAMENTE come gli infermieri formati con il vecchio ordinamento (diplomi regionali) cui questo “calvario legislativo” è stato risparmiato.

Il comma 283-bis va a modificare la legge vigente e concede una deroga (NON una sanatoria) per l’iscrizione agli Albi da parte dei professionisti senza i titoli attualmente necessari (laurea), a patto che abbiano esercitato quella professione per almeno 36 mesi negli ultimi 10 anni, anche in modo non continuativo. Peraltro si tratterà di “elenchi speciali ad esaurimento”, accessibili cioè ORA per coloro che sono in possesso di titoli “antichi”; albi quindi che andranno a scomparire quando gli iscritti verranno posti in pensionamento. (…)

NESSUNO quindi potrà esercitare una professione sanitaria SENZA TITOLI, come paventato anche da alcune associazioni professionali (comprese quelle che non rientrano nemmeno in questa modifica).

Viene solamente riconosciuta la formazione precedente alla legge 42/99 e permesso a questi professionisti “senza laurea” di potersi guadagnare da vivere continuando a fare quello che hanno fatto per decine di anni, esercitando la professione che amano.

Che è quello che sapevo anche io: tutte le volte che si norma una professione costituendo un nuovo albo contemporaneamente si “deroga” per chi già svolge il lavoro che ricade nelle competenze dell’albo anche se non ha tutti i nuovi requisiti richiesti per farvi parte. Questo è capitato con le vecchie diplomate magistrali quando si è stabilito che serviva la laurea per insegnare alle elementari, è capitato con gli ingegneri alla riorganizzazione dell’albo: prima un ingegnere gestionale poteva firmare il progetto di una trave, oggi no, i vecchi ingegneri gestionali iscritti all’albo indiviso però son stati iscritti d’ufficio in tutti e tre i settori del nuovo albo. Anche perché chi lavorava come tecnico di radiologia, per esempio, assunto regolarmente prima della costituzione dell’albo non è abusivo e non ha esercitato abusivamente, era in regola e son cambiate le leggi dopo, non prima. E che fare di loro? licenziarli perché non laureati? Imho se il governo avesse scelto l’opzione B, licenziamento, sarebbe partita la protesta perché “non possiamo privarci di esperti e bla bla bla”.

PS
Per questo debunking mi son preso del grillino… 😀

Fake nius

Ennesima fake news; esce una bufala e giornalisti e politici ci cascano con entrambi i piedi, scatenando le solite shitstom e le solite vagonate di indignazione sui social1

Il comune Codroipo non vieta i bambolotti di pelle scura in asilo

Sorgente: Il comune Codroipo non vieta i bambolotti di pelle scura in asilo – Il Blog di David Puente

Che dire? un minimo di autocritica da parte dei giornalisti per aver sparato notizie senza verifica ma solo perché “facevano il botto” sarebbe gradita. Sinceramente se devo leggere “la storia che indigna il uebbe’” vado gratis sui social mica pago un giornale.

Da notare anche il solito vizietto di non ammettere di aver detto/fatto una stronzata ma tentare di cambiare le carte in tavola; sempre dal blog di puente:

Da segnalare Repubblica che dal titolo “Udine, il regolamento mette al bando i bambolotti con la pelle scura dall’asilo nido” è passato ad un più morbido “Udine, il Comune cancella dagli asili i riferimenti “a culture diverse”: al bando anche i bambolotti con la pelle scura“

L’indignazione vende bene ma se da giornalista si passa a venditore di indignazione a 3€/kg, poi non ci si scandalizzi se, quando si preferisce indignazione di un’altra marca, gli affari calano.

Più che cani da guardia del potere mi sembrano fessi pronti ad abboccare ad ogni “bocconcino” che sembra appetibile. Chi è causa del suo mal.

PS
Questa è la lista completa degli allocchi, sempre secondo il blog di puente

Ecco altri titoli di altre testate e siti di informazione che hanno riportato erroneamente la storia:

“Udine, il comune di Codroipo mette al bando le bambole con la pelle scura dall’asilo nido” (Fanpage)
“Assurdo, bambole dalla pelle nera bandite al nido di Codroipo” (Wired)
“A Codroipo (Udine) il comune mette al bando i bambolotti con la pelle nera negli asili” (Il Fatto)
“Codroipo, Comune vieta bambolotti di colore all’asilo” (Vvox)
“Codroipo, bambolotti con la pelle scura vietati all’asilo” (Gazzettino)
“Negli asili di Codroipo vietati bambolotti di colore: cancellati riferimenti a culture diverse” (Dire)
“Codroipo, bambolotti con la pelle scura vietati all’asilo” (Leggo)
“Udine, il comune di Codroipo dice no ai bambolotti di pelle scura negli asili” (Affaritaliani)
“Udine, Comune del centrodestra mette al bando dallʼasilo i bambolotti con la pelle nera” (TGCom24)

 


  1. Mi sa che il buon zio Albert dovrà aggiornare la sua lista delle cose infinite con un altra sicuramente infinita. 

Se è nel bicchiere di una betoniera non è stupro

Se è nel bicchiere di una betoniera non è stupro.
La cassazione assolve Pierguidalberto dall’accusa di aver stuprato Pamelindanna perché fare sesso nel bicchiere di una betoniera non è stupro.

Stavo leggendo la storia di quanto capitato in irlanda riguardo ad un accusato di stupro assolto perché la presunta vittima indossava un perizoma sexi.

Devo dire che già di prima battuta la notizia mi è sembrata una notizia demenziale sulla falsariga delle sentenze “pro stupro” della cassazione generate da colossali, in buona o mala fede, fraintendimenti. Qui un esempio. Dubbi venuti anche a Butac. Come giustamente scrive, per fugare i dubbi l’unico è leggere la sentenza; fare analisi su titoli dei giornali e su reazioni indignate, è fuorviante al massimo.

Oramai il pattern della notizia per scatenare scandalo a comando è semplice:

  1. X è inquisito per stupro
  2. viene scritto che X viene assolto per il motivo Y, con Y comportamento “innocente” della presunta vittima. [Quando in realtà magari il motivo è Z che poco c’entra con Y]
  3. Un sacco di indignat* protestano contro la decisione dei giudici, magari tirando fuori tutto il piagnisteo pseudofemminista, dalle quote rosa alla cultura patriarcale passando per il femminicidio.

Sconfortante vedere quanti cervelli da criceto puntualmente ci cascano, buffo notare che spesso chi ci casca con entrambi i piedi è il primo a protestare contro le “fache nius”.


A margine:

Spiace dirlo ma, terra terra, un processo per stupro è un processo ove una corte deve decidere a posteriori se è più plausibile la tesi uno

il rapporto era consenziente

oppure la tesi due

il rapporto non era consenziente

E per farlo bisogna indagare sui comportamenti dei due per capire quale delle due tesi sia più plausibile; l’avvocato dell’uno deve trovare le prove a favore della tesi 1 quello dell’altro a favore della tesi 2. E non è raro che vengano “esposte le mutande in piazza”. Ma questo molti cervelli da criceto non lo capiscono; pensano che il non credere ciecamente alla presunta vittima, anche quando la testimonianza fa acqua da tutte le parti, sia victim blaming.

il razzismo spiega la crisi dei media

A quanto pare le notizie su quanto siano razzisti gli italiani vanno per mode; in estate, a seguito del grave comportamento di Traini, andavano di moda le aggressioni poi, dopo che quella al bancomat a Sassari e l’uovo in faccia, si son rivelate la prima una bufala e la seconda una “goliardata”, le polemiche si son sgonfiate e molti indignati hanno taciuto imbarazzati.

Stessa cosa per le cameriere rifiutate, prima a venezia poi a tempio pausania. Vicende accantonate per le incongruenze del racconto nel primo caso e l’alluvione in Sardegna nel secondo.

Adesso la nuova moda è il cambio di posto nel bus, prima un caso a trento, anche esso poi rivelatosi una bufala e ora questo racconto,. Per amor di cronaca ci sarebbe anche quanto capitato nel volo ryanair ma  non si tratta di cittadini italiani.

Da notare che negli ultimi casi le fonti dei racconti sono stati post su facebook; post che, almeno in due casi, venezia e trento, si son rivelati essere bufale, e anche sull’ultimo racconto ho qualche dubbio.

Da notare come i fatti gravi di razzismo si stiano via via annacquando; una aggressione è un fatto grave, che qualcuno non voglia sedersi vicino a te in treno invece lo vedo, rispetto ad una aggressione, come un fatto molto meno grave.

Quindi mi chiedo quale sia l’utilità di far da gran cassa a tante storielle su FB solo perché aiutano a sostenere la propria tesi: “italia 2018 = germania 1935”, far sì che a furia di gridare “al lupo”, nessuno creda più ai lupi?

Beh signori se state tirando in maniera forsennata la volata a Salvini poi non scandalizzatevi se arriva primo al traguardo…

PS

A margine, io mi pongo una domanda: perché devo pagare il giornale per leggere cose che posso, legittimamente, trovare gratis su FB? Qual’è il valore aggiunto che fornisce il giornale alla storiella che gira su FB? Non è che più di “italiani zoticoni” il motivo della crisi è “giornali inutili”?

 

 

 

Creare razzismo how to /13

Se benzina a piene mani spargi, lamentarsi dell’incendio stupido è. (maestro Yoda)

A quanto pare la notizia della ragazza respinta al colloquio di lavoro si è rivelato essere una bufala; qui Butac e qui Puente, che non son di certo diffamatori prezzolati al soldo di Salvini e Di Maio.

Ho notato che l’articolo che avevo citato nel post creare razzismo how to 12 è stato modificato; onor del vero va detto che è stato scritto in coda all’articolo che lo stesso è stato aggiornato due giorni dopo la pubblicazione.

Interessante un confronto fra la vecchia recuperata grazie a web archive e la nuova versione

la vecchia :

Venezia, respinta al colloquio di lavoro: «Non vogliono persone di colore». Brugnaro: «Un cretino»

La denuncia su Facebook di una ragazza di origini haitiane: «Quando il titolare del ristorante ha visto che ero nera se n’è andato lasciandomi basita. Io sono italiana». Brugnaro: «Le chiedo scusa a nome della città»

VENEZIA «Mi ha detto “Scusa, non è cattiveria, ma non voglio persone di colore nel mio ristorante perché potrebbe fare schifo ai miei clienti” e poi se n’è andato». Judith Romanello ha vent’anni e un inconfondibile accento veneto ma è nata ad Haiti. Qui i suoi genitori adottivi sono andati a prenderla quando era ancora una bambina. È appassionata di pallacanestro e vive a Spinea.
Qualche giorno fa si è recata a Venezia per un colloquio di lavoro come cameriera in un ristorante ma il titolare non le ha neanche chiesto il curriculum. Le ha spiegato che il colore della sua pelle era un problema per lui e poi se n’è andato senza nemmeno stringerle la mano. «Ho letto un annuncio su Subito.it e ho contattato questo ristoratore per chiedergli se potevamo vederci. Lui ha acconsentito e ci siamo dati appuntamento», racconta Judith in un video che ha postato su Facebook per denunciare l’episodio. «Quando sono arrivata mi ha guardata e mi ha detto “non voglio persone di colore perché ai miei clienti potrebbe far schifo che tu tocchi i loro piatti e non va tanto neanche a me”. Poi se n’è andato. Io sono rimasta basita».

e la nuova:

Judith a colloquio con La Mantia, ma il web non crede al suo racconto. Lei: «Non ho inventato nulla»

La denuncia su Facebook della ragazza di origini haitiane criticata dal web: «Denuncia generica, è in cerca di visibilità». E lei, intanto, incontra il famoso chef

VENEZIA Un racconto che per tanti inizia a «scricchiolare» e una seconda chance al lavoro. Sono giornate intense quelle che sta vivendo Judith Romanello che sul web, giusto tre giorni fa, aveva denunciato un grave episodio di razzismo. « Qualche giorno fa Judith racconta di essersi recata a Venezia per un colloquio di lavoro come cameriera in un ristorante «ma il titolare non le ha neanche chiesto il curriculum». Le ha spiegato che il colore della sua pelle era un problema per lui e poi se n’è andato senza nemmeno stringerle la mano. «Ho letto un annuncio su Subito.it e ho contattato questo ristoratore per chiedergli se potevamo vederci. Lui ha acconsentito e ci siamo dati appuntamento», racconta Judith in un video che ha postato su Facebook per denunciare l’episodio. «Quando sono arrivata mi ha guardata e mi ha detto “non voglio persone di colore perché ai miei clienti potrebbe far schifo che tu tocchi i loro piatti e non va tanto neanche a me”. Poi se n’è andato. Io sono rimasta basita».

Confrontando le due versioni cosa si nota?

  • Son spariti i suoi riferimenti all’essere di origini haitiane, di esser stata adottata e che le piaccia la pallacanestro.
  • Il nuovo titolo è in forma dubitativa ed apra con il colloquio della ragazza con il famoso chef, quasi che l’apertura del titolo sminuisca il seguito “il web non crede al suo racconto”.
  • Da notare nel titolo anche il gioco del “sandwitch”: Notizia positiva per lei: a colloquio con La Mantia, notizia negativa: “il web non crede”, notizia positiva: “io non ho inventato nulla”
  • Sono spariti, nel titolo, anche i riferimenti alle dichiarazioni del sindaco di Venezia, son riportate solo nel corpo dell’articolo, perché?

Cosa si può dedurre dai cambiamenti? che non è stata scelta la via dell’articolo “smentita”; un ci siamo sbagliati a pubblicare una storia non verificata ma si è cercato di mettere una pezza cambiando, in maniera sostanziale, l’articolo. Mi sembra un comportamento poco professionale. Alla fine le fake news tutti le fanno e tutti se le rinfacciano vicendevolmente,

Interessante anche il paragrafo aggiunto alla fine della nuova versione dell’articolo

Gli attacchi del web e la difesa
Ma ora la vicenda, per tanti, inizia a «puzzare»: dal popolo del web piovono le critiche e si diffonde il sospetto che la bella ragazza sia in cerca di popolarità. Fra i primi a prendere posizione la giornalista e blogger Selvaggia Lucarelli che punta il dito sul racconto nebuloso di Judith. «Dice di aver perso tutti i contatti telefonici, di non ricordare il nome di chi le ha fatto il colloquio – sbotta su Facebook – ma nessuno le ha chiesto nulla prima di farla diventare un caso nazionale?». Ma la stessa Judith rimanda al mittente ogni accusa: «Non mi sono inventata nulla, è tutto vero». Nel frattempo, per lei, proprio ieri, si è aperta una nuova occasione lavorativa: lo chef Filippo La Mantia, che ha aperto un nuovo ristorante, l’ha incontrata nel pomeriggio per un colloquio.

Vabbe’ che la Lucarelli è una garanzia di webtrollata mentre citare Butac (Michelangelo Coltelli) o qualche altro sbufalatore con un minimo di autorevolezza in più di Selvaggia non avrebbe deposto a favore della tesi “storia vera”.

Mi ha dato da pensare anche la notizia del colloquio: perché? Posso dire che l’impressione che ne ricava uno che ha dubitato della vicenda è che basti frignare via web di qualche discriminazione, possibilmente spendibile politicamente per attaccare la parte politica avversa, per avere da subito tante opportunità. Cosa andrebbe a pensare una ragazza che cerca anche lei lavoro come cameriera e vede questa vicenda? Penserà felice: “che bello, c’è ancora un Italia che non discrimina…” o penserà incazzata: “a quella sparaballe l’hanno assunta solo perché negra…”.

Temo che la risposta sarà la due, e, cosa peggiore che la rabbia che prova è anche, a mio avviso, giustificata. Un’altra persona che, magari era pro accoglienza e contro il razzismo ma che, diventando vittima del razzismo B->A non nasconderà simpatie verso il razzismo A->B.

Ecco spiegato con un esempio concreto il perché i partiti “xenofobi” e “razzisti” hanno successo, non son altro che la reazione a partiti che, a parole, si dicono antirazzisti e antixenofobi ma che in realtà sono altrettanto razzisti e xenofobi, ma B->A invece che A->B.

Una cosa che molti non capiscono, soprattutto nei media, è che i razzismi si sommano in valore assoluto, non algebricamente, tirar fuori razzismo B->A per curare quello A->B, non solo non funziona ma anzi innesca una spirale perversa che porta all’aumento di entrambi i razzismi.