pedalare per produrre energia?

Stavo leggendo gli articoli sulla manifestazione del venerdì, mi spiace dire che in molti articoli ho trovato uno strafalcione abbastanza grave. Per intenderci è uno di quegli errori che causa l’immediata cessazione dell’esame di fisica 1 e conseguente moto parabolico del libretto, moto dovuto dal combinato dell’impulso del docente e del campo gravitazionale terrestre. (lancio del libretto)

Ovvero la confusione fra la potenza, che si misura in watt, e l’energia che si dovrebbe misurare in joule ma che spesso si misura in watt per ora o watt-ora. Il rapporto fra potenza ed energia è simile a quello fra lunghezza e velocità; la velocità è la lunghezza percorsa nel tempo, un rapporto fra spazio e tempo, allo stesso modo la potenza è l’energia prodotta nel tempo, un rapporto fra energia e tempo. Parlare di una energia di 12 KW è quindi come parlare di una lunghezza di 50 Km/h, una cosa fisicamente senza senso. E il fatto che ci sia uno strafalcione simile fa porre serissimi dubbi sull’attendibilità scientifica e tecnica dell’articolo.

A margine fare notare come certe idee vengono spacciate per “innovazioni ecologiche” quando in realtà sono specchietti per allodole; un impianto microfonico consuma, relativamente, poco. il grosso dell’inquinamento generato da una manifestazione è dato dalla movimentazione del materiale, dal montaggio e dallo smontaggio e dalla pulizia finale. Le impalcature non penso siano state trasportate a dorso di mulo e sollevate “a spalla”. A voler esser buoni abbiamo ridotto pochissimo l’inquinamento altro che impatto zero. Sarebbe stato più ecologico non fare la manifestazione :-).

Questo però fa notare una cosa abbastanza importante: molti son convinti di fare grandi azioni per l’ambiente solo perché illusi da specchietti per allodole; la politica energetica è qualcosa di molto più complesso di quanto si pensi, servono numeri e analisi serie non slogan.

Poi sul quanto sia efficiente produrre energia con le dinamo lascio la parola a Mattia, https://www.butta.org/2015/10/18/lidiozia-del-giorno/

PS

Se 128 persone a pedalare per un’ora producono 12 KWh e possono tenere in piedi, a voler essere particolarmente ottimisti, una ventina di case, ciò significa che per tenere in piedi, per un’ora, una cittadina di 1.500 abitanti e 500 case servirebbero 3.200 persone, più del doppio dei residenti.

le scie(me)nze dei tribunali 2

Altra sentenza che sicuramente farà discutere (grassetti miei):

A Firenze il Tribunale fa spegnere il Wifi a scuola. Un atto straordinariamente innovativo

Sorgente: A Firenze il Tribunale fa spegnere il Wifi a scuola. Un atto straordinariamente innovativo – Il Fatto Quotidiano

Prima i giudici del Tar del Lazio condannano i Ministeri dell’Ambiente e dell’Istruzione a promuovere entro sei mesi una campagna d’informazione (anche sui giovani) per denunciare i rischi dell’uso di telefoni cellulari. E adesso il Tribunale di Firenze dispone l’immediato spegnimento del WiFi per proteggere la salute di un minore: le aule dei tribunali sfornano pareri precauzionali in piena corsa al 5G, l’insidioso wireless di quinta generazione privo di studi preliminari sugli effetti su ecosistema e salute umana, per il quale l’avvocato Stefano Bertone al Corriere della Sera (edizione Torino) ha ventilato l’ipotesi di un ricorso d’urgenza ex art. 700 codice civile per “bloccare tutto in presenza di un periculum in mora”.

(…)

Il dispositivo d’urgenza, come sottolinea l’avvocato Agata Tandoi, difensore della famiglia di “Mario” (nome di fantasia del minore), non è una sentenza ma un atto preliminare frutto della presunzione dell’esistenza di sufficienti barriere ambientali per il piccolo alunno: il giudice, infatti, ha disposto lo smantellamento di router e hotspot ben prima del verdetto finale e senza aver ancora instaurato il contraddittorio tra le parti convinto che il trascorrere del tempo possa cagionare un grave danno al diritto costituzionale per la tutela della salute del bambino, immerso nel brodo elettromagnetico della scuola. Tradotto: a marzo è stata fissata l’udienza per discutere se lo spegnimento del Wi-Fi sarà temporaneo o definitivo.

Il ragionamento prudenziale del giudice Zanda, inedito ma straordinariamente innovativo in materia d’elettrosmog, muove dalla constatazione del fatto che la scuola vicina all’Arno sia attualmente irradiata dalle onde non ionizzanti, campi elettromagnetici emessi dal Wi-Fi, pericolosi per la salute umana “visti gli approdi della comunità scientifica sull’esposizione prodotte dai dispositivi senza fili”, tanto più rischiosi per Mario, affetto da una grave patologia per la quale i medici di strutture sanitarie – come documentazione prodotta in tribunale dai genitori – hanno già comprovato “la sensibilità a campi elettromagnetici”. Ma non è tutto.

Sarei curioso di leggere tale documentazione e come il ragazzo si accorga della presenza di campi elettromagnetici. Faccio anche notare che parla di campi elettromagnetici senza specificare le loro caratteristiche fisiche fondamentali ovvero lunghezza d’onda (o frequenza) e intensità. Secondariamente vorrei sapere come è stata dimostrata questa sensibilità. Perché se i medici son riusciti a dimostrarla in maniera “scientificamente inoppugnabile”, signori il nobel non glielo leva nessuno. Ma temo che sia il solito rapporto iperprudenziale pieno di “il paziente sostiene che”, “siccome non si è dimostrata l’assoluta sicurezza meglio che…”.

Temo che a marzo si potrà riaccendere tutto visto che della malattia denominata elettrosensibilità non ci sono prove “oggettive” che la dimostrino1.

Significativo è anche il passaggio in cui il magistrato afferma come nella scuola “il servizio Internet può ben essere garantito dall’istituto anche mediante impianti che non producono elettrosmog, senza il ricorso al Wi-Fi senza fili”, puntando evidentemente sulla lungimiranza del Decreto 11 Gennaio 2017 emanato dall’ex ministro all’Ambiente Gian Luca Galletti che, in tema di inquinamento indoor per gli uffici della pubblica amministrazione, dispose la sostituzione del Wi-Fi col più sicuro cablaggio, (…)

A me sembra che il magistrato abbia copiato “paro paro” la memoria presentata dal richiedente dando, come prassi, ragione finquando non si arriva a processo, anche perché un magistrato non è un fisico e non è detto capisca di elettromagnetismo.

(…) mentre il Comune di Brescia ha poi cablato quelle nella sua municipalità così come, tra le polemiche di quanti sviarono il cuore del problema, in via prudenziale il sindaco di Borgo Franco d’Ivrea ha reso elettrosmog free le sue aule).

Sarebbe interessante usare un misuratore di campo em in quella scuola e misurare i vari campi radio presenti. Ci sarebbe da ridere alquanto.

 


  1. Che io sappia nessun elettrosensibile in un esperimento a doppio cieco è riuscito a riconoscere se, in assenza di led o altro, un router wifi stesse trasmettendo o fosse solo una scatola vuota. 

Duck typing legale

Sul blog di Mattia si parlava della proposta di legge sull’agricoltura biologica e di come quella norma equiparasse l’agricoltura biodinamica a quella biologica. Per curiosità sono andato a vedere la norma:

Art. 1.

(Oggetto e finalità)

1.  (…)

2.  (…)

3. Ai fini della presente legge, il metodo di agricoltura biodinamica, che prevede l’uso di preparati biodinamici e specifici disciplinari, applicato nel rispetto delle disposizioni dei regolamenti dell’Unione europea in materia di agricoltura biologica, è equiparato al metodo di agricoltura biologica.

A quanto pare la polemica riguarda l’equiparazione dell’agricoltura biodinamica, agricoltura basata sulla pseudoscienza, all’agricoltura biologica; sentendo la polemica mi sembrava che il parlamento volesse legiferare un qualcosa di analogo al voler stabilire per legge la validità dell’omeopatia, una gran puttanata. In realtà si tratta solo di un “duck typing” legale.

Il termine “duck typing” prende il nome da una tecnica della programmazione ad oggetti, che terra terra è l’applicazione del duck test inventato dal poeta J. W. Riley : “Se sembra un’anatra, nuota come un’anatra e starnazza come un’anatra, allora probabilmente è un’anatra.

La norma infatti dice: se la produzione di “agricoltura biodinamica” rispetta le norme e i regolamenti in materia di agricoltura biologica allora è agricoltura biologica. Cosa banale e scontata ma che consente di vendere ai gonzi che credono ai mirabolanti poteri dell’agricoltura biodinamica un riconoscimento “scontato” che in realtà non esiste.

Si può discutere se usare le leggi per far credere che l'”agricoltura biodinamica” funzioni e sia riconosciuta sia opportuno o no però quella legge non equipara in toto l’agricoltura biodinamica con quella “tradizionale biologica”, è solo uno specchietto per allodole per chi è convinto che invocare il grande Cthulhu mentre si semina porti ad un raccolto “da sogno”.

 

le scie(me)nze dei tribunali

Una decisione che definirei leggermente “demenziale”: Cellulari, Tar del Lazio obbliga i ministeri a fare informazione su rischi connessi al loro uso: “Campagna entro 6 mesi” – Il Fatto Quotidiano.

Vorrei leggere la sentenza e le motivazioni; anche perché se mi dovessi basare solo sull’articolo e su quello che scrive la decisione mi sembra demenziale ed antiscientifica; non ci sono evidenze scientifiche che mostrano un nesso di casualità fra l’uso del cellulare e l’insorgenza di tumori. Una campagna per “informare” sui pericoli dei campi EM emessi dai cellulari sarebbe uno spreco enorme; una per informare dei pericoli connessi all’uso improprio del cellulare invece potrebbe essere anche giusta, soprattutto se per “uso improprio” si intende il guardare al cellulare invece che la strada o l’usare il cellulare per interagire con i social mentre si è alla guida. Se invece la decisione è proprio quella che raccontano i giornali sarebbe un’ennesima decisione scientificamente agghiacciante della magistratura italiana. E poi ci si chiede come mai nella ricerca scientifica l’italia è snobbata.

(…)Per i giudici, infatti, risulta che già il 16 gennaio 2012 il ministero della Salute aveva evidenziato che il tema dei possibili rischi per la salute conseguenti all’uso del cellulare fosse alla costante attenzione del ministero stesso. Il dicastero aveva evidenziato come il Consiglio Superiore di Sanità, in un parere del 15 novembre 2011, aveva rilevato che allo stato delle conoscenze scientifiche non fosse dimostrato alcun nesso di causalità tra esposizione a radiofrequenze e patologie tumorali, rimarcando tuttavia come l’ipotesi di un rapporto causale non potesse essere del tutto esclusa in relazione a un uso molto intenso del telefono cellulare, e comunque raccomandato di mantenere vivo l’interesse della ricerca e della sorveglianza sul tema. In tal senso si era mosso ad aprile 2017 anche il tribunale di Ivrea, che aveva riconosciuto un nesso causale tra l’utilizzo prolungato del cellulare e un tumore di un tecnico Telecom.

Faccio notare come una sentenza sia la prova che il cellulare causa tumori; beh signori nella causa Bellarmino vs Galilei un tribunale ha sentenziato che la terra è ferma intorno al sole; quindi è giusto che l’INAF presenti il sistema geocentrico e non parli solo dell’eliocentrico.

Il Tar quindi, constatando che “nonostante il ragguardevole lasso di tempo intercorso, la preannunciata campagna informativa non risulta essere stata ancora attuata”, ha deciso di obbligare i due ministeri ad adottare in tempi brevi una iniziativa informativa, volta proprio a prevenire i rischi per la salute e per l’ambiente connessi a un uso improprio degli apparecchi di telefonia mobile. “La predetta campagna d’informazione e d’educazione ambientale – si legge infine nella sentenza – dovrà essere attuata nel termine di sei mesi dalla notifica, avvalendosi dei mezzi di comunicazione più idonei ad assicurare una diffusione capillare delle informazioni in essa contenute”.

io spero che per uso improprio si intenda il guardare il cellulare mentre si guida, l’ascolto di musica a volume altissimo con le cuffie o il piazzarsi il cellulare in carica sotto il cuscino… spero…

Qualità e quantità

Questo articolo: “Altro che bamboccioni: gli studenti italiani sono tra i migliori in Europa – Linkiesta.it” l’ho trovato interessante perché mostra due “bias” diffusi quando si parla di analizzare i dati; il primo è il considerare un solo dato su un fenomeno avulso dagli altri dati  relativi a tale fenomeno. Il secondo invece è pensare che la quantità possa sostituire la qualità.

Per demolire le ingiuste prese di posizione degli adulti, nulla è meglio di qualche dato volto a screditare le maldicenze. Il 12 dicembre si è tenuta presso il Ministero dell’Istruzione la presentazione dell’ottava indagine Eurostudent per il periodo 2016-2018. Per una volta gli anziani dovranno ricredersi. Dai dati analizzati nel triennio viene fuori un immagine molto positiva degli studenti italiani: a livello percentuale siamo gli studenti con il più alto tasso di ore di studio in Europa. Gli universitari italiani impiegano nello studio quasi 44 ore settimanali, il 30% in più della media calcolata in Europa. Per quanto riguarda il tempo di studio, è stata rilevata una crescita regolare dell’impegno degli studenti, con il monte ore settimanale che è cresciuto di circa il 38% negli ultimi venti anni. Questo tipo di comportamento appare rinforzato dall’idea che non ci siano molte prospettive per il futuro: questa percezione ha portato sempre più giovani ad un’assunzione di responsabilità individuale così come ad una scelta di aumentare l’investimento di energie nello studio. Ciò vale soprattutto per gli studenti fuorisede: tra di loro l’impegno nello studio è cresciuto più degli altri.

Il misurare il numero di ore impiegate nello studio è come il contare il possesso di palla in una partita di calcio.  Esiste una correlazione fra il possesso di palla ed il numero di gol segnati: più tieni la palla più è probabile che segni, ma è anche vero che puoi avere squadre che tengono tanto la palla e sbagliano tanto e “cecchini” che magari tirano poco ma riescono a capitalizzare bene i pochi tiri che riescono a fare[^1]. I tre punti li prende chi segna più non chi tiene più a lungo il pallone. Per valutare devi considerare anche il risultato finale della partita; non è detto che la squadra che fa più possesso di palla sia quella che vince il campionato o che passa il turno.

Idem per le ore di studio: il numero di ore di studio è un indicatore ma preso da solo significa poco o niente; uno può passare giorni e giorni a studiare a memoria le prime 10.000 cifre di pi-greco, studia tanto ma sta solo sprecando tempo inutilmente. Come una squadra che perde tempo in tanti passaggetti orizzontali senza provare a tirare o ad attaccare. Utile se stai vincendo due a zero e vuoi addormentare il gioco, suicida se devi vincere e sei sotto.

C’è anche da fare un discorso di qualità. Cioè il numero di ore di studio non è un indice di qualità. Impara più matematica chi studia per 8 ore come funzionano i limiti che chi si mette a studiare per 8 ore le cifre di pi greco.  La quantità di ore di studio è la stessa, la qualità dello studio profondamente diversa. La quantità non può sostituire la qualità.

 

Filosofia e comprensione della realtà

“Piano, piano,” disse Guglielmo. “Non so perché, ma non ho mai visto una macchina che, perfetta nella descrizione dei filosofi, poi sia perfetta nel suo funzionamento meccanico. Mentre la roncola di un contadino, che nessun filosofo ha mai descritto, funziona come si deve…
[Umberto Eco, Il Nome della Rosa]

La filosofia della scienza è utile agli scienziati quanto l’ornitologia agli uccelli
[R. Feynman].

Stavo leggendo la spassosa vicenda che riguarda la diatriba fra R. Burioni e S. Regazzoni (qui).  Avevo l’impressione che molti filosofi fossero persone fuori dal mondo incapaci di capirlo e buoni solo a nascondere la loro ignoranza dietro un sacco di supercazzole. Devo dire che la vicenda mi sembra una ennesima conferma sperimentale di questo fatto.

Riporto la parte corposa dello scambio con alcune considerazioni sparse a margine.

I fatti, in breve. La scintilla del botta e risposta è una frase di Regazzoni: “La scienza è una cosa buona, ma ci sono medici che ne hanno un’idea così ingenua e imbarazzante da fare danno alla scienza. Certo, non si può chiedere a tutti di conoscere un po’ di filosofia della scienza. Però ignoranza e arroganza non aiutano se decidi di metterti a discutere nello spazio pubblico”. Lo stesso Regazzoni invita poi l’immunologo a studiare, poiché “non conosce l’abc della scienza”: non la scienza medica, evidentemente, ma la filosofia della scienza. La critica non è quindi rivolta al Burioni medico, ma al Burioni personaggio pubblico che interviene sul difficile rapporto tra scienza, società e politica.

È qui che inizia uno sconcertante attacco di Burioni, in cui l’affermato ordinario delegittima e ridicolizza il suo interlocutore per la sua condizione di precario, e quindi di fallito. “Un professore a contratto che dice a un professore ordinario ‘vada a studiare ne ha bisogno’ è qualcosa che accade solo su Twitter, e solo in casi particolarissimi”. Nella visione di Burioni non è quindi solo la scienza a non essere democratica. Mi puoi criticare se hai uno status pari al mio, altrimenti no. Non conta l’idea che si esprime né la competenza specifica. Prosegue Burioni: “O porta dei numeri a supporto della sua affermazione, oppure ai miei occhi rimangono delle frasi vacue che non esprimono altro che la sua frustrazione e che starebbero bene in un bar di periferia e non nelle aule universitarie che ancora lei è costretto – forse per questa sua ingiustificata protervia – a frequentare in maniera precaria”. E ancora: “Però lei non è neanche professore e sta facendo qui su Facebook una lezione a me su come dovrei fare quello che lei mi pare non riesce a fare e che vorrebbe fare”, aggiungendo poi che Regazzoni, “da contrattista, mi sta facendo una lezione gratuita su come riuscire dove lei continua a fallire”.

-> Burioni tende ad essere brusco, poco diplomatico ma dice pane al pane e vino al vino. Un vecchio trucco argomentativo è attaccare la forma invece del contenuto quasi che se dica 2+2=4 urlando stia dicendo una falsità mentre se l’avessi detto dolcemente diventerebbe una affermazione vera. Purtroppo la verità di una affermazione è indipendente dal tono cui viene enunciata. Se il regazzoni avesse criticato solo i toni la sua sarebbe stata una critica legittima. Peccato che aggiungendo il termine “ignorante” l’abbia fatta fuori dal vaso e di molto. Per dare dell’ignorante a qualcuno occorre dimostrare di saperne di più di lui, altrimenti ci si sta comportando solo da idioti boriosi. Facendo un paragone calcistico è come se un allenatore di serie C, di una squadra di mezza classifica, pretenda di insegnare ad un Carlo Ancelotti od a un Luciano Spalletti come si gestisce la squadra quando hai sia coppe che campionato.

-> Il tizio è precario a 40 anni; se vedi che in una certa carriera non riesci a batter chiodo o cambi ad altro o continui a sperare. Strano che i filosofi che dovrebbero essere quelli che dovrebbero capire maggiormente il mondo ed il funzionamento in molti casi si rivelino essere persone incapaci di capire la realtà e di interagire. Quando Tremonti fece la sua sparata “con la cultura non si mangia” io mi sarei aspettato, come risposta, qualcuno a pancia piena che mostrava come la cultura gli permettesse di mangiare. Invece chi si lamentò di più, era gente a digiuno che magnificava i lauti pasti che facevano con la cultura.

->L’essere precario può essere una sfortuna ma spesso è conseguenza di una sequenza di scelte sbagliate; la filosofia è un campo saturo ove l’offerta surclassa di molto la domanda. Questo secondo il sig. Adam Smit, padre della filosofia economica, spinge il valore in basso. Eppure molti non capiscono questo semplice fatto, così come non capiscono che io se concorro con 10 rivali devo essere meglio di quei 10, se concorro con 1.000 devo essere migliore di quei 1.000. La cultura dovrebbe renderti capace di capire subito questi fatti di base; cosa pensare di uno che non riesce a capirli e contemporaneamente magnifica la “cultura” e la sua capacità di fargli capire e interpretare il mondo?

-> La tanto meravigliata “filosofia della scienza” usata dal Regazzoni contro Burioni ma sa che ha la stessa utilità della trama in un film porno; se c’è bene altrimenti pazienza, si fa sesso lo stesso.  Magari non sappiamo i profondi motivi filosofici perché la roncola funziona ma, per quello che serve per la maggior parte dell’umanità, funziona abbastanza bene. Piaccia o no la scienza è andata avanti ignorando la filosofia della scienza, e i filosofi della scienza si son trovati decisamente marginalizzati.

-> Hegel era un palese idiota, è bene ricordarlo.

Sessismo nella fisica?

Sui social impazza la vicenda di Strumia

My 2 cent’s: l’errore che ha fatto è polemizzare con “nome e cognome” con alcune colleghe1; senza attacco personale sarebbe stato molto più difficilmente attaccabile.

Partiamo dal titolo del convegno:

“Il Cern considera la presentazione di un invitato (senza farne il nome ndr) durante un workshop su Teoria delle alte energie e gender, come altamente offensiva – si legge sulla pagina web – E ha quindi deciso di rimuovere le slide dal proprio sito, coerentemente con un Codice di condotta che non tollera attacchi personali e insulti”. Il Cern ha visto la trattazione del tema dunque come un insulto, durante un evento, inoltre, che riguardava il ruolo delle donne in ambito scientifico e vedeva proprio molte giovani ricercatrici in platea.

Teoria delle alte energie e gender? scusate ma che BIP! di titolo di convegno è? mi suona ridicolo come: “il protone nel cinema esistenzialista cecoslovacco del 1950”. Più che un titolo di un convegno scientifico mi sembra un titolo per un convegno sull’aria fritta. Aria fritta che non dovrebbe far parte della fisica; nelle scienze “scienze”2 ci si dovrebbe attenere ai fatti nudi e crudi. E poi provare ad interpretarli.

Da quanto riportato non si negano i numeri che il tizio ha tirato fuori ma parte il piangisteo contro la “non discriminazione”. Una cosa che vorrei sapere da tanti (e tante) che adesso si stracciano le vesti è: “nel caso della revisione fra pari, l’articolo viene mandato ‘anonimo’; Come è possibile fare discriminazione per genere di un articolo anonimo?” Si sta forse dicendo che si possono pilotare le revisioni?

Quello che Strumia ha sollevato è il solito problema “delle quote”; X è stato scelto perché nel gruppo degli N migliori o solo perché il migliore fra gli appartenenti al gruppo Y? (ovvero esiste almeno un Z non appartenente al gruppo Y tale che Z>X?

Altra cosa che mi ha fatto ridere è stata l’altra frase che gli viene rinfacciata

Nel suo intervento con grafici e tabelle Strumia ha detto che “gli uomini preferiscono lavorare con le cose, e le donne con le persone” e che ci sono “differenze nei sessi già nei bambini, prima che l’influenza sociale intervenga”.

Si tratta della stessa frase che viene detta, dalle donne, quando devono giustificare come mai in certi posti c’è una preponderanza femminile: comitati per le pari opportunità, associazioni contro la violenza domestica. O semplicemente il perché, in italia, in caso di divorzio la maggior parte dei figli viene affidata alla madre e non al padre. Da quando Pillon ha proposto  il suo disegno di legge sto leggendo tante esaltazioni del ruolo materno, roba che se l’avesse detta un uomo sarebbe stato subito crocefisso.

A quanto pare le “pari opportunità” son giuste solo se convengono, altrimenti viva l’essere donne e madri.


Parlo un poco di una situazione che conosco bene: l’informatica. Quando l’informatica era solo roba da nerd sfigati,  le ragazze la schifavano, poche ragazze iscritte in facoltà, si era soprattutto maschietti a studiarla ed a passare i pomeriggi a cercare di configurare linux o far funzionare il codice. Quando è diventata “alla moda” e ha iniziato a portar soldi, la presenza femminile è aumentata.  Adesso si sta protestando perché ci son poche donne, nei posti che contano, ma all’epoca in cui son iniziate le selezioni per arrivare così in alto, praticamente, non c’erano candidate.


  1. infatti il cern s’è appellato a quello per rimuovere le slide. Parlava, con nome e cognome, di due colleghe. 
  2. ovvero le scienze vere ove si usa il metodo scientifico, non le cazzatine pomposamente chiamate scienza. 

Iene e matematica 2

A quanto pare l’unione matematica italiana ha accolto la sfida di Rubens e vuole vederci chiaro.

I Matematici accettano la sfida di Rubens (che svela il suo gioco) | VIDEO – Le Iene

Son curioso di sapere quali saranno i risultati dell’incontro.

Una piccola nota sul dialogo:

l’intervistatrice: “Adesso organizzeremo l’incontro; ma se poi la formula fosse sbagliata”

Rubens: “io son convintissimo che sia corretta, mi devono dimostrare a loro volta che è sbagliata”.

Nelle scienze, ed anche in matematica, non funziona in questo modo: è chi chi afferma che deve dimostrare, non chi non crede a dover “smontare”.

Spero non vogliano fare disinformazione sulla matematica come è stata fatta per l’esperimento del gran sasso dipingendo gli scienziati come degli ottusi incapaci di riconoscere il vero talento.

Cosa per il resto abbastanza falsa: la storia della matematica è piena di “ragazzi prodigio” riconosciuti dalla comunità dei matematici.

PS

Ho visto la soluzione al suo problema; è corretta ma mi sembra alquanto complicata.  Da matematico direi poco elegante. Non c’è bisogno di scomodare la formula generale delle terne pitagoriche.

Antiscienza, onde elettrostatiche e vaccini

Stavo seguendo le polemiche sui vaccini e gli antivax. Mi spiace dirlo ma le colpe della situazione non le darei solo agli idioti convinti che i vaccini e gli scii kimici siano un sistema per sterminare la popolazione.

Immaginiamo un articolo in cui viene presentata una sedia “innovativa” creata da un giovane designer e nel commento di lancio si scriva: come quella sedia galeotta descritta da Dante nell’inferno che cagionò l’amore fra Paolo e Lucia Mondella1.

Minimo verrebbe preso a pernacchie per la colossale ignoranza dimostrata ed il minestrone di letteratura. Quel lancio non sarebbe passato senza batter ciglio e senza che nei social si scatenassero quintalate di ironia cattiva.

E se avesse scritto che: “protegge dalle malattie meglio del vaccino, rendendo superflua la vaccinazione”?
Minimo sarebbe stato crocefisso all’istante e il giornalista, insieme al direttore editoriale, sarebbero stati scorticati vivi e messi sotto sale per far piacere al Signore (cit.)

Se invece avesse scritto che “emana aura positiva” e “blocca le onde elettrostatiche”, come in questo caso, nessuno avrebbe notato lo svarione e avrebbe avuto da ridire.

Grossa ignoranza c’è anche nello “scoop” delle iene riguardo alla matematica, una sequenza di sciocchezze per scoprire le quali sarebbe bastato un docente di matematica delle superiori.

Ma se vogliamo continuare ci sarebbero anche gli articoli nelle riviste dove si magnifica, con risultati portentosi, la nuova moda “fuffa” di curarsi. Oppure possiamo parlare degli articoli indignati sulle torture degli animali. Non parliamo poi del nucleare, ottima fonte di ispirazione per la scrittura di romanzi horror spacciati per realtà.

Quello che accomuna tutti i casi è che si tratta sempre di “antiscienza” e di propagazione di bufale. Bufale non in primo piano, certo tenute sullo sfondo, ma in ogni caso pubblicate e divulgate.

Adesso io trovo prima di tutto ipocrita che molti, soprattutto i media,  si straccino le vesti per i vaccini quando son stati, e sono, allegri spacciatori di fuffa assortita. Che i 5S stiano cavalcando per motivi “elettorali” il partito degli antivax è scontato, ma mi chiedo con che faccia uno che parlava di agricoltura biodinamica, possa accusare gli altri di spargere fuffa per meri fini elettorali.

Perché, quando si parla di:

  • Onde a radiofrequenza, microonde e cellulari
  • Sperimentazione animale
  • Tecnologia nucleare
  • Botanica e OGM
  • Terremoti e vulcanologia

E’ lecito sostenere che il parere di Zia Maria valga tanto quanto quello di un ingegnere nucleare, di un fisico esperto in campi elettromagnetici, in quello di un biologo, di un botanico o di un geologo e spesso viene insinuato che il parere degli scienziati sia “pilotato” da poteri occulti, diventa di botto una colpa sostenerlo quando parlano di vaccini?

Se abitui la gente a pensare che gli scienziati dicano cavolate e che il parere di zia Maria sia equivalente a quello del luminare negli argomenti sopra riportati, perché se parla Burioni deve stare zitta mentre se parlano Silvio Garattini, Enzo Boschi o Ilaria Capua, invece può parlare e straparlare? Cosa hanno di speciale Burioni e i vaccini?

Il comportamento dei media, in molti casi mi ricorda tanto la battuta: “tutti a magnificare le opere di mozart per darsi arie da colti anche se non hanno mai visto una sua scultura”, stanno a stigmatizzare l’ignoranza altrui senza fermarsi un poco a riflettere sulla “crassa” ignoranza che essi stessi dimostrano.

 


  1. L’oggetto era un libro e gli amanti erano Paolo e Francesca. 

l’informazione su chernobyl in italia

Sistemando vecchi backup ho trovato una copia del sito “dossier energia nucleare”, pubblicato a suo tempo sul sito “www.laconca.org”, il dump è del 2003, e adesso non più disponibile on line.

A suo tempo l’avevo trovato molto interessante. Ripropongo il capitolo sull’informazione post chernobyl in italia; tanto per dimostrare che certi vizi dell’antiscienza non sono una invenzione recente.

2.3.4 – Il caos dell’informazione

Il secondo disastro legato al nome di Chernobyl è stato quello dell’informazione italiana sull’incidente: notizie non attendibili e non verificate furono sbattute in prima pagina da quasi tutti i quotidiani e riportate dai telegiornali in TV. Per citarne alcune:

    • 2000 morti per l’incidente su numerose prime pagine
    • Decine di morti disseminati per le strade di Kiev
    • La fusione di un secondo reattore data per certa dai servizi segreti americani. Si noti che il 2° reattore coinvolto è diventato poi il reattore n.2 della centrale, non solo nell’articolo di Soncini, ma anche in documenti pubblicati da altre fonti
    • La penetrazione del nocciolo fuso nelle viscere della terra
    • Dichiarazioni assurde messe in bocca ad Eugenij Velikhov, il consigliere scientifico di Gorbaciov
    • Il non meglio identificato “radioamatore sovietico” che descriveva scene apocalittiche, in seguito sparito
    • I consigli di non bere acqua piovana in Italia; ma chi la beve normalmente?
    • Si parlò per la prima volta di insalata a foglia larga evidenziandone la pericolosità ma non si chiarì quali insalate avessero la foglia stretta
    • Si proibì di mangiare il pesce pescato su una riva del lago di Como, mentre quello pescato sull’altra riva era considerato commestibile
    • Si parlò di 600.000 renne morte in Scandinavia per aver mangiato foraggio contaminato e ci si dilungò sulla rimozione delle carcasse. Naturalmente non morì una sola renna per colpa di Chernobyl. La notizia corretta riguardava l’impossibilità temporanea di mettere sul mercato le carni di alcune centinaia di migliaia di pecore scozzesi e renne scandinave di allevamento a causa del fatto che si riscontravano valori troppo elevati di radioattività. Alcune fonti di politica agricola diffusero comunicati per la corretta foraggiatura di questi animali con mangimi sterili. Tra le altre conseguenze di Chernobyl ci fu il divieto di caccia per le renne selvatiche in alcune zone artiche

 

  • “Finora hanno parlato tutti, politici e letterati, fisici teorici e oncologi, qualche padre nobile della scienza atomica e teologi, Pippo Baudo e Luciano Lama; tutti meno che gli ingegneri di impiantistica nucleare ed i dipendenti delle aziende impegnate nel settore” Giorgio Bocca su La Repubblica (1986).

Tutto ciò generò, intenzionalmente o inconsapevolmente, paura, ansia, caos e apprensione nell’opinione pubblica italiana. Eppure bastava segnarsi con carta e penna i valori di radioattività diffusi dai comunicati e confrontarli con i più elevati valori riportati sulle etichette delle acque minerali in bottiglia per rendersi conto che la popolazione non stava correndo alcun pericolo. Invece sparirono le indicazioni dalle etichette delle acque minerali! Del resto la popolazione ha modeste o limitate conoscenze e capacità critiche di osservazione e il fatto che la radioattività di Chernobyl si misurasse anche in Italia creò preoccupazione. La quantità massima di radiazioni assorbita dagli italiani fu una frazione del fondo naturale cui siamo sottoposti tutti quanti. Nel nostro paese, trascurando le aree particolarmente radioattive, il fondo naturale varia tra 0,5 e 2,5 mSv/anno. Ciò significa che, nel corso di un normale spostamento di lavoro o di svago si rischia un aumento fino a 5 volte del valore del fondo naturale di radiazioni, ad esempio andando dalla Val d’Aosta a Roma. Questa eventualità non dipende dallo sviluppo industriale, ma dalle condizioni dell’ambiente naturale.

Il Prof. Veronesi (oggi Ministro della Sanità ) dirà in quei giorni che la dose di radioattività assorbita “… è equivalente al fumo di 2 sigarette in termini di rischio di contrarre un tumore“.

Carlo Rubbia dirà che “… i reattori sono macchine instabili” tralasciando di precisare che l’instabilità dei reattori RBMK, quando operano al 20% del carico, non è una caratteristica di tutti i reattori, ma solo di quel tipo.

Chi scrive era troppo giovane all’epoca del disastro, ma se fosse stato cosciente si sarebbe preoccupato per gli altri 15 reattori RBMK in esercizio, oltre che per l’incidente ed è tranquillizzato solo in parte adesso, dopo avere letto il tipo di modifiche fatte su queste macchine.

La TV e la carta stampata hanno un ruolo decisivo per l’informazione della popolazione. Per questa ragione l’ENEL commissionò un’indagine statistica sugli articoli pubblicati dai quotidiani a proposito di politica energetica e nucleare in genere; il campione fu di 1300 articoli e 12.000 informazioni tecniche. Ecco i risultati nella seguente tabella:

Testata

Pre Chernobyl

Post Chernobyl

N. inform.

% corrette

% non corrette

%

dubbie

N. inform.

%

corrette

% non corrette

%

dubbie

Il Giornale Nuovo

197

82

13

5

528

77

19

4

Il Tempo

85

78

15

7

416

73

22

5

Il Giorno

132

67

30

3

484

71

24

5

Il Messaggero

86

74

19

7

578

70

25

5

L’Unità

127

70

22

8

808

69

30

1

La Stampa

208

71

25

4

891

67

26

7

Il Resto del Carlino

178

84

12

4

692

65

27

8

Il Corriere della Sera

132

63

35

2

933

60

34

6

Avvenire

57

88

11

1

378

58

36

6

La Repubblica

168

64

31

5

953

46

47

7

Il Manifesto

164

44

50

6

508

41

49

10

Totale

1534

70%

25%

5%

7169

63%

32%

5%

Si consiglia di studiarla attentamente perché è ricca di informazioni:

  1. l’informazione tecnica ha svolto un ruolo centrale nella struttura del messaggio
  2. dopo l’incidente l’informazione tecnica è presente in modo più omogeneo
  3. le testate più carenti prima sono diventate le più dettagliate dopo
  4. la qualità dell’informazione peggiora: una notizia tecnica su tre è falsa!
  5. la citazione delle fonti passa dal 44% al 37% (questo non si vede dalla tabella).

Ho esteso questa indagine al giornalino “La Conca”: con l’articolo di F.Soncini del settembre 2000, tralasciando le conclusioni avventate, si hanno 30 informazioni tecniche di cui 8 (26,7%) corrette, 19 (63,3%) non corrette e 3 (10%) dubbie. L’attendibilità tecnica scende a un’informazione giusta su quattro, uno smacco per un giornale così brillante! Il mio precedente e ben più breve intervento su Tokai-Mura contenevava 17 informazioni tecniche di cui 13 (76%) corrette, 1 (6%) non corretta e 3 (18%) dubbie. La notizia non corretta riguarda il primo incidente di criticità in Giappone: è stato il primo incidente serio, ma ce n’erano stati altri minori che non conoscevo un anno fa; le tre informazioni dubbie hanno origine nei rapporti incompleti di cui disponevo allora. Ad un anno di distanza le informazioni si sono affinate e ho aggiunto le notizie più recenti in questo documento.

“Tra tutte le testate analizzate spicca la posizione de “Il Manifesto”, collocato in coda ad entrambe le graduatorie. Questa posizione, oltre che a problemi di reale attendibilità delle informazioni tecniche veicolate da tale testata, costituisce indubbiamente un indizio dell’esistenza di un’area di dissenso integrale nei confronti delle scelte energetiche del paese, dissenso che investe non solo le scelte politiche, ma anche l’apparato teorico-scientifico di riferimento. In altri termini, le stesse fonti scientifiche assunte da “Il Manifesto” come riferimento si basano su paradigmi teorici, su valutazioni tecnico-economiche e su giudizi specifici in larga parte estranei a quelli privilegiati dagli enti istituzionali preposti alla gestione della politica energetica del paese. Si tratta quindi di diversità che non sempre possono essere ricomposte sulla base di un linguaggio scientifico comune e neutrale.” (Fonte ENEL). La maglia nera al Manifesto è un bel paradosso!

Si confessa che il titolo del primo articolo su Tokai-Mura era nato proprio dalla prima pagina de “Il Manifesto: Inverno nucleare in Giappone“!

E adesso cosa si espone: le parziali modifiche sui reattori RBMK dopo Chernobyl? La grave situazione dell’impianto, in particolare rispetto alle condizioni critiche del sarcofago o al fabbisogno energetico dell’Ucraina? Direi di no, basta parlare di Chernobyl. Si lasciano questi argomenti ad altre occasioni e si suggerisce qualche lettura in bibliografia.

Da ultimo occorre spendere due parole proprio su Carlo Rubbia, padre nobile della scienza atomica e autorità indiscussa in campo scientifico. Non bisogna prendere per oro colato tutto quello che dice, soprattutto quando la stampa gli impone di commentare argomenti o aspetti tecnici che non è tenuto a conoscere in prima persona. Lui stesso ha ribadito questo concetto più volte. In particolare alcune sue ultime uscite sul nucleare, sull’Idrogeno come soluzione di ogni male, sulle centrali solari in Sicilia, sulle energie alternative, sulla propulsione spaziale e altre ancora sono di dubbia scientificità. Tutto ciò è degno d’attenzione vista l’eminente posizione che occupa nella comunità scientifica e dato che è il presidente dell’ENEA.