[repost] Una scuola non selettiva favorisce i poveri ?

Ripubblico un mio vecchio articolo in cui ragionavo su come una scuola che promuove tutti indistintamente e non premia il merito finisca per sfavorire le classi basse togliendo loro una possibilità per emergere. Aiutarle non significa dar loro un inutile pezzo di carta ma far sì che possano anche loro partire allineati ai blocchi di partenza e non con 100 metri di svantaggio. 

ovvero di come una scuola non selettiva neghi al povero la possibilità di migliorare il suo stato sociale.

Sul fatto si discuteva della proposta di Giavazzi ed Alesina, ripresa poi da Trento, di alzare le rette universitarie, aggiungendo un sistema di borse di studio per incentivare i meritevoli e di rendere l’università maggiormente selettiva.

Alla proposta è partito il solito codazzo di proteste: diritto alla cultura… costituzione… il figlio del povero operaio sfruttato… l’ascensore sociale sbroc. sbroc.

In realtà quello che impedisce al povero figlio dell’operaio di salire, se capace, sull’ascensore per arrivare ad un piano più alto di quello di partenza è proprio una scuola non selettiva ed una università iperfacilitata che regala titoli a tutti.  Si immagini il titolo di studio come un “certificazione di qualità”;  la persona che ha quella  certificazione ha delle capacità garantite, ad esempio, nel caso di quelle informatiche, l’attestato di certificazione dimostra che la persona che l’ha conseguito conosce ed è in grado di utilizzare professionalmente la tecnologia oggetto della certificazione.

Immaginiamo adesso che la ACME  conceda certificazioni di qualunque tipo a chiunque le paghi. Che valore avrebbe una certificazione ACME ? A parte il certificare che ti puoi permettere di pagare la ACME, praticamente nessuno.

Allo stesso modo se una scuola promuove cani et porci, chi deve assumere e cercare personale, visto che la ricerca del personale e i colloqui costano(1), scarterà in automatico qualsiasi diplomato in quella scuola.

Il ragionamento può  sembrare cinico ed antimeritocratico, ma in primo luogo chi deve assumere e chi mette i soldi ha tutto il diritto di scegliere le scuole che più gli aggradano; se nell’istituto X  su 100 diplomati 80 sono farlocchi, mentre nell’istituto Y su 100 diplomati gli incompetenti che conseguono il titolo sono solo 20, a qualsiasi azienda converrà esaminare prima i diplomati dell’istituto Y visto che un proveniente dall’istituto Y ha meno probabilità di essere un incompetente(2).

Questo per quanto riguarda i privati; nel caso del pubblico oramai il vizio di aprire finestre per far entrare gente è stato notevolmente ridotto.  La via maggiormente battuta è la porta principale del concorso pubblico. E se non sai, anche se hai il titolo rilasciato dalla scuola X, vieni scavalcato da chi ha studiato in scuole più serie.

Quindi a chi serve una scuola stile X che concede titoli a tutti ? solamente al ricco ignorante che si trova ad avere lo stesso in mano lo stesso titolo con lo stesso punteggio di un povero colto. Però il ricco può utilizzare altri sistemi per trovare opportunità di lavoro: conoscenze della famiglia in primis. Mentre un povero avrà si il titolo ma difficilmente, se il titolo è non selettivo, troverà serie opportunità di lavoro. E nei concorsi dovrà lavorare molto autonomamente per integrare la propria preparazione.


Vediamo adesso un esempio di una ipotetica azienda che deve assumere un dipendente; dipendente che obbligatoriamente deve avere uno specifico titolo di studio. Ci sono due candidati, il figlio, ricco, di un amico del direttore e il figlio di un operaio.  Il direttore, in caso di parità di titoli sceglierà il figlio dell’amico. Supponiamo che ci sia il 50% di possibilità di essere competente e il 50% di non esserlo, ovvero essere ignorante.

Caso A, scuola non selettiva, titoli a tutti siano essi competenti o ignoranti.
(P povero. R ricco, C competente, I ignorante)

[1A] RC vs PC –>siccome sia il povero che il ricco hanno lo stesso titolo e le stesse capacità, il ricco verrà scelto.

[2A] RC vs PI –> non c’è storia, vince il ricco.

[3A] RI vs PC –> siccome sia il povero che il ricco hanno lo stesso titolo, quindi non è palese l’ignoranza del ricco, il ricco in ogni caso avrà il lavoro. Poi che lo mantenga è un altro paio di maniche.

[4A] RI vs PI –> siccome sia il povero che il ricco hanno lo stesso titolo e le stesse (in)capacità, il ricco verrà scelto.

Nel caso A il povero sia esso meritevole o incompetente non ha possibilità di avere da subito il lavoro.


Vediamo adesso il caso B, una scuola selettiva, ovvero se sei ignorante non consegui il titolo.

[1B] RC vs PC –>siccome sia il povero che il ricco hanno lo stesso titolo e le stesse capacità, il ricco verrà scelto.

[2B] RC vs PI –> Non c’è storia neanche stavolta.

[3B] RI vs PC –>Il ricco non ha il titolo, quindi è palese l’ignoranza del ricco. Siccome il titolo è richiesto il ricco verrà scartato ed il povero verrà scelto.

[4B] RI vs PI –>Nessuno dei due ha il titolo, entrambi scartati.


Nel caso A il povero, sia esso competente o ignorante non ha possibilità di ottenere il posto da subito, potrebbe sperare, nel caso ricco incompetente, che questo venga scartato (o destinato ad altre mansioni) in un secondo tempo. 0% di possibilità per il povero, viene sempre scelto il ricco.

Nel caso B il ricco preparato ha il 100% di avere subito il posto. Il povero preparato ha il 50% di possibilità di averlo subito, se consideriamo equiprobabile che il ricco possa essere preparato o incompetente.  Gli incompetenti, siano essi ricchi o poveri, non hanno possibilità.

Abbiamo avuto un aumento del 50% delle opportunità per il povero meritevole a discapito del ricco non meritevole, che vede passare le sue possibilità di assunzione immediata da 100% a 0%.

Sì, nella meritocrazia ideale il ricco meritevole ed il povero meritevole dovrebbero giocarsela 50% a testa, purtroppo il mondo non è perfetto. Ma, a meno che non abbia una sfortuna degna di paperino, il povero meritevole non è detto che si trovi sempre contro ricchi meritevoli. Comunque per il povero meritevole passare da 0% a 50% di probabilità di essere assunto immediatamente è un aumento di possibilità non indifferente.

Conclusione: una scuola selettiva che blocchi i non competenti favorisce i poveri e meritevoli in quanto blocca i non meritevoli siano essi ricchi o poveri. Una scuola non selettiva, che promuove cani et porci, non favorisce i poveri e meritevoli in quanto occulta il loro merito (il titolo l’hanno tutti e quindi non è palese l’incompetenza).

Ecco perché considero utile il numero chiuso all’università e sono per i test preselettivi(3) per l’accesso ai corsi di laurea.

PS

Se il problema è semplicemente il permettere a chiunque di usare il titolo di dottore basta una legge che reciti:
Chiunque abbia superato il ciclo di istruzione elementare verrà proclamato “dottore elementare” e potrà a norma di legge usare il titolo di dottore e il dott. davanti al nome.


(1) Il personale che parla con voi del vostro CV è pagato dall’azienda, il tecnico che chiacchiera con voi di tecnologia e cerca di stabilire quanto ci sia di vero nel vostro CV è pagato, e spesso abbastanza, dall’azienda. E queste persone quando parlano con voi non stanno a fare, nel caso dei tecnici, il loro lavoro. Ecco perché i colloqui si concentrano solo sulle persone che hanno un CV interessante, non infarcito di pesanti buzzword e con esperienze reali dimostrabili.

(2)Un mio docente alle superiori aveva raccontato che nel periodo immediatamente successivo al  ’68, in molti annunci di lavoro era scritto: cercasi laureato in qualocosologia ed il titolo non dovrà esser stato conseguito nelle università A, B, C. Dove A, B, C erano le università che usavano il 18 politico e gli esami di gruppo.

(3) I promossi all’esame di maturità sono puntualmente più del 98% dei candidati. Se si escludono i privatisti la percentuale va oltre il 99%. Il vero esame di stato sono gli esami per l’accesso all’università.

le foibe e i fumetti

Ieri era la giornata della memoria per le vittime delle foibe e come al solito è degenerata nello scontro fra quelli che pansa chiamava i guardiani della memoria, ovvero gli autonominatisi eredi dei partigiani e chi usava tale ricorrenza per ricordare che il fumettone che viene narrato sulla resistenza, ovvero buoni buonissimi contro cattivi cattivissimi, non è molto aderente alla realtà.

Che in una guerra ci passino gli innocenti di una e dell’altra parte dovrebbe essere ovvio per chiunque abbia studiato e capito un minimo di storia, che raccontare la storia come un fumetto con il buono da una parte, il cattivo dall’altra, con il buono che è sempre buono e fa solo cose buone e il cattivo che è cattivo senza possibilità di redenzione e che fa solo cose cattive1, è il modo migliore per apparire cazzari faziosi.

Imho è giusto commemorare le vittime innocenti, è prova di avere compreso le cazzate e che in guerra ci passano gli innocenti, che i cattivi non son tutti cattivissimi in massa e che i buoni non son tutti buonissimi, che il mondo è in sfumature di grigio e non in bianco e nero. Che il grigio chiaro è grigio chiaro e il grigio scuro è grigio scuro.

Perché se la si mena tanto con il dividere il mondo in bianco bianchissimo e si considera non bianco bianchissimo come nero nerissimo, non ci si stupisca se il mondo viene visto come nero nerissimo.


  1. e questo spiega gli attacchi isterici alla frase “ha fatto anche qualcosa di buono”. 

la moda e la scuola

Sorgente: Fioramonti furioso con il governo: “Nessuno mi ha ascoltato” – IlGiornale.it

(…) Clima a scuola – Fioramonti poi, in un’intervista rilasciata a Reuters, ha anticipato una novità per quanto riguarda il prossimo anno scolastico: “L’anno prossimo l’Italia sarà il primo Paese al mondo dove lo studio dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile sarà obbligatorio”. A partire da settembre 2020 tutte le scuole dovranno dedicare “33 ore all’anno, circa un’ora a settimana, alle questioni relative ai cambiamenti climatici”. Il ministro poi ha aggiunto che sarà prevista “una nuova prospettiva legata allo sviluppo sostenibile” per le materie tradizionali come geografia, matematica e fisica. “L’intero Ministero sta cambiando affinché la sostenibilità e il clima siano al centro del modello educativo”, ha concluso.

Ho insegnato informatica a cavallo degli anni 2000 quando la materia era abbastanza nuova e veniva usata per prendere per culo gli studenti. Moltissime scuole si vantavano, falsamente, che facevano informatica quando in realtà più che studio della scienza del “informazione automatica” si insegnava ad usare un PC e si faceva credere agli studenti che, per avere 8 in informatica, bastava saper accedere un PC. Se poi riuscivi a formattare un documento senza usare spazi e “a capo” ti avrebbe telefonato Bill Gates in persona per nominarti, seduta stante, CEO della Microsoft.

Il risultato di tutte quelle prese in giro è stato l’avere ragazzi delusi e che si son sentiti presi per il culo, si aspettavano una materia “facile” e si son trovati “una specie di matematica”. Flow chart invece di photoshop, excel (o fogli di calcolo) invece di paint per fare i disegnini.

Memore di quelle esperienze penso che sia un errore che la scuola stravolga le materie per seguire le mode del momento; il compito della scuola è fornire un robusto bagaglio di conoscenze e far sviluppare il senso critico, quello che davanti ad ogni affermazione ti porta a chiedere le prove, quello che ti rende capace di fare una ricerca per vedere quali e quanto siano attendibili, almeno spannometricamente, le fonti citate, quello che ti insegna che “l’onere della prova ricade su chi afferma”.

Ecco perché penso che quella del ministro sia una mastodontica stronzata che serve solo a “vendere” aria fritta usando un argomento alla moda. Cosa XXX vuol dire mettere il problema della sostenibilità al centro della fisica e della matematica? Buttiamo a mare i principi della termodinamica ed insegniamo il motore a gatto imburrato e la free energy di tesla? L’unico risultato sarà di tirar su una generazione convinta che progetti come questo siano genialate invece che solenni gretinate. Oppure può servire per “facilitare” materie ostiche, così come i famigerati crediti per le attività extrascolastiche, cioè pierino è una rapa incapace di fare una semplice addizione ma siccome ha tanto a cuore greta, ha comprato il poster greta, il libro di greta, la felpa di greta, il lanciafiamme di greta (Co2-free*) merita in ogni caso otto in matematica perché il voto di gretinate fa media…

Sinceramente, non so se Fioramonti ci è o ci fa, ma sto rivalutando alquanto Valeria Fedeli e Maristella Gelmini…

*Infatti non contiene il pericolosissimo cobalto biatomico.

Il gretismo, l’ultima incarnazione del culto di Gaia.

Con greta (e i gretini) non si sta più parlando di scienza ma di religione e teologia, oramai il gretismo è una religione rivelata, l’ennesima incarnazione del culto di Gaia, con la sua grande profetessa e gli esseri soprannaturali “gli scienziati” che hanno dettato le norme per i fedeli.

Un indizio di ciò è che quando le opnioni degli “scienziati” riportate da greta vengono messe in discussione, cosa che nella scienza capita spessissimo, scattano reazioni isteriche allo stesso modo in cui scattavano nel medioevo quando qualche eretico parlava di rivelazioni diverse da quelle canoniche.

Stavo leggendo le contestazioni ai 500 scienziati che contestavano greta; non erano contestazioni scientifiche, come ad esempio quelle fatte verso gli scienziati che sostengono l’omeopatia: “caro collega ma la tua teoria sull’omeopatia come si concilia con la teoria atomica ed il numero di avogadro?” ma attacchi ad personam contro gli scienziati.

L’articolo sottostante, de “il sussidiario” l’ho trovato interessante e, leggendolo, non ho potuto fare a meno di pensare all’ultimo allarme dell’invalsi; se non sei capace di comprendere quanto leggi, se non hai capacità di pensiero critico sei una preda del guru del momento. Più che fridays for future fridays for ignorance.

Sorgente: Franco Prodi vs Greta Thunberg “prima studi”/ Clima, “conformismo-regime da scienza” (grassetti miei)

Franco Prodi vs Greta Thunberg “prima studi”/ Clima, “conformismo-regime da scienza”

Franco Prodi (fratello dell’ex premier Romano) “contro” Greta Thunberg: “positivo si interessino i giovani, ma studino di più. Da scienziati c’è un conformismo-regime”
La 16enne Greta Thunberg
Greta Thunberg (LaPresse)
Non è la prima volta che qualcuno prova a far uscire una voce fuori dal coro per permettersi di criticare alcune delle invettive lanciate dalla giovanissima Greta Thunberg in merito al cambiamento climatico, ma un conto è che la polemica giunta da qualche twittarolo anti-conformista (o peggio dai deficienti che appendono i fantocci della 16enne svedese da un cavalcavia di Roma), un altro invece è che un climatologo professore universitario come Franco Prodi sottolinei diverse cose che non vanno nel “Greta-pensiero” ormai esploso a livello mondiale. Nella bella chiacchierata con Stefano Filippi su La Verità di oggi, il fratello dell’ex premier Romano Prodi si interroga sui problemi e le ricette del movimento “Friday for Future”, ma soprattuto si scaglia contro scienza, politica e cultura che accetta a-criticamente ogni possibile slogan ambientalista di questi tempi. «Gli allarmi non sono basati su dati scientifici», attacca il professore, tra i massimi studiosi italiani di fisica dell’atmosfera (nonché ex direttore dell’istituto di scienze dell’atmosfera del Cnr) e prosegue «All’ origine della mobilitazione internazionale c’ è un organismo creato dall’ Onu nel 1988, l’ Ipcc – Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico -. Ne fanno parte scienziati, ma anche agronomi, economisti e altre figure. I componenti sono oltre 1.500. Molti lo ritengono la sede della ricerca scientifica sul clima».

Ta daaan, gli scienziati della gretina sono i membri della solita commissione strapagate ONU, e siccome la commissione ha più credito maggiore è la situazione d’allarme, lancia tanti allarmi a BIP!.

Secondo Franco Prodi in quel forum i membri vengono nominati solo dai governi e non rappresentano il merito della scienza o dei centri di ricerca: «Si parla di proiezioni catastrofiste e si premette: “Lo dice la scienza”. Sbagliato, bisognerebbe precisare: “Lo dice l’Ipcc”», puntualizza il noto ricercatore. Inevitabile toccare l’argomento di Greta Thunberg e degli scioperi per il clima, con Franco Prodi che esce ancora di più dal coro: «Greta va bene, come la sollecitazione sull’ ambiente planetario: il degrado degli ecosistemi, la qualità dell’aria e dei terreni, la quantità di metalli pesanti nei mari. Questo lo capisco, non che gli scienziati inseguano una ragazzina di 16 anni. Ne prendo atto, ma mi stupisco che il mondo si faccia influenzare in questo modo».

Davanti alla pletora mondiale di chi sostiene sia pienamente giusta la mobilitazione giovanile, Prodi replica «positivo che i giovani si sveglino, ma devono anche svegliarsi capendo che il clima va studiato. Si mettano a studiare, in particolare la geofisica dell’atmosfera, poi ne riparliamo. La vera sfida è quella della conoscenza».

Ma studiare, soprattutto fisica o altre materie STEM dove c’è molta matematica è difficile, non te la puoi cavare solo supercazzolando e facendo fumo. Ci deve essere arrosto, tanto arrosto sotto. Per salvare il mondo serve studiare, andare in piazza a ripetere slogan decisi da altri non è salvare il mondo, è un fare da utili idioti di qualcuno.

Per il professore e climatologo il punto non è negare il problema del clima, ma è conoscerlo meglio: «Io non dico che non ci siano cambiamenti nel clima, e neppure che l’ uomo ne sia estraneo. La mia affermazione è un’ altra: la scienza non è arrivata a quantificare l’ effetto antropico rispetto agli effetti naturali sul clima». Non è piaciuto, per dire un eufemismo, l’intervento del Ministro Fioramonti nel pieno dello sciopero pro-clima: «meglio lo studio piuttosto che lo sciopero? Sarebbe stata una celebrazione migliore: spiegare le basi della scienza del clima e le modalità con cui l’ uomo e la natura agiscono. Ho visto molti scendere in piazza senza conoscere le cose». La chiosa di Prodi è ancora più “netta” però e fa riferimento al “clima” mediatico attorno alle battaglie di Greta e dei suoi sostenitori «farò sollecitazioni per nuove risorse nella ricerca? Non mi faccio illusioni. In Italia vedo un’ aria che non mi piace. Regna un conformismo che mi fa parlare quasi di regime».

Un gregge di pecore si guida meglio di un gruppo di persone, e chi ha benedetto lo sciopero per il clima è gente che ha interesse che la scuola produca pecore invece di formare persone, anche se sostiene il contrario.

C’ha ragione da vendere (oddio do ragione ad un Prodi, sarà grave?)

Nel paese che odia la scienza Vandana Shiva diventa consulente del Miur

Devo dire che chi diceva che Mary Star “tunnel neutrinico” Gelmini fosse il peggior ministro della pubblica istruzione è stato decisamente smentito, che il ministero avalli la peggior pseudoscienza fuffologica significa scavare così in basso a finire a solcare i cieli della nuova zelanda…

riporto un articolo di Next che condivido pienamente

Sorgente: Nel paese che odia la scienza Vandana Shiva diventa consulente del Miur

Nel paese che odia la scienza Vandana Shiva diventa consulente del Miur

Siamo stati facili profeti quando avevamo previsto che il ministro Fioramonti non ci avrebbe fatto rimpiangere Toninelli ma, battute a parte, il tema è serissimo. La colpevole superficialità e l’insipienza (oserei dire il menefreghismo) con cui le forze politiche continuano a distribuire dicasteri e alti incarichi a personaggi palesemente inadeguati è forse uno dei principali segni del declino economico-culturale del nostro paese. Il neo ministro dell’istruzione si è già fatto notare per avere affermato che i divorzi aumentano il PIL (trovavo più convincente la Lezzi e i suoi condizionatori), per avere considerato la nostra scuola troppo competitiva e per avere giudicato disincentivante legare al merito almeno una parte degli aumenti di stipendio per gli insegnati. A proposito di PIL, per Fioramonti in passato in Italia si sono messe in atto troppe politiche finalizzate a farlo crescere (effettivamente il PIL c’è sfuggito di mano e ora cresce troppo velocemente). Stendiamo poi un velo pietoso sulla tassa sui voli aerei studiata appositamente per fare cassa e non disincentivare i voli aerei (ammesso e non concesso che sia una soluzione saggia disincentivare i voli aerei). Stendiamo un altro velo pietoso sull’idea di tassare bibite gassate e merendine per promuovere l’italico panino al prosciutto e le spremute di frutta (le carni processate sono considerate cancerogeni certe per l’uomo e andrebbero limitate al massimo, un panino al prosciutto ha più calorie di una merendina e le spremute di frutta contengono più o meno gli stessi zuccheri semplici e calorie della Coca Cola). Non esiste, tuttavia, un velo pietoso abbastanza grande che possa giustificare l’ultima ideona di Fioramonti.

Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica e da altre testate, il ministro si è dotato di un consiglio scientifico per lo sviluppo sostenibile per “accompagnare il potenziamento di una didattica scolastica con un’impronta ecologista” (non trovate quest’ultimo virgolettato una supercazzola sublime?). In questo consiglio ci sarebbero personalità di spicco come l’attivista ambientale Vandana Shiva. Bisogna conoscere il personaggio per capire l’enormità di questa decisione (almeno a livello simbolico poi mi auguro che l’operazione sia pura propaganda). Sarebbe come se Wakefield fosse diventato consulente del ministero della salute. Vandana Shiva, non a caso ribattezzata malignamente Panzana Shiva, è una delle più prolifiche produttrici di bufale a livello mondiale sui temi ambientali. L’irriducibile nemica degli OGM ha diffuso (ed è stata ovviamente creduta da mezzo mondo) la balla spaziale dei 250.000 suicidi di agricoltori indiani a causa degli organismi geneticamente modificati (per chi volesse saperne di più la vicenda è stata ben analizzata dal divulgatore Dario Bressanini). Ha inoltre diffuso la falsità dei semi OGM sterili poi ripresa dallo scrittore Erri De Luca e da giornalisti e politici vari. Il suo ideale di società è la società pre industriale, quando tutti stavamo benissimo e ognuno coltivava il suo orticello biologico per sfamarsi da sé. Infatti, a suo parere, prima dell’arrivo degli OGM in India nessuno soffriva la fame e ancor meno questo accadeva prima della rivoluzione verde degli anni ’60, non fa nulla che sia una palese menzogna, Vandana ama le narrazioni romantiche.

Sarei curioso se chi la mena tanto con l’amore verso “panzana shiva” e la cultura se conosce la storia della Sardegna o dell’europa e delle tremende carestie. Parlo della Sardegna perché la situazione dell’agricoltura sarda ai primi del 1800 era identica a quella che oggi molti paventano, coltivazioni estensive gestite in maniera bio ultraspinta. E il risultato quale era, un isola felice villaggio dei puffi? Col ***. Fame, fame nera, la fame che spingeva molti ad andare a lavorare in miniera in condizioni tali da far sembrare i “campi di lavoro” libici resort a 5 stelle.

La produttività dell’agricoltura biologica è minore rispetto a quella dell’agricoltura “non bio”, cosa vuol dire una scarsità indotta di generi alimentari? prezzi più alti per il cibo ed il costo del “bio” si scarica sulla fascia bassa della popolazione, non di certo sui soci del cineforum Guidobaldo Maria Riccardelli.

Quella di Panzana è una ennesima prova di come azioni di destra “affamiamo la plebe per soggiogarla”, quando hai fame la priorità è avere la pancia piena, priorità che ti costringe a procrastinare il dover dirimere l’importantissima questione se valga la teoria della consustanziazione o quella della transustanziazione, possano essere presentate come meritorie azioni di sinistra purché si scelgano le parole giuste per presentarle “incentiviamo l’agricoltura bio, penalizziamo quella industriale, per l’ambiente, per la natura e per greta”.

Ha suggerito di combattere l’epidemia di Xylella abbracciando amorevolmente i nostri ulivi (ma dobbiamo farlo tutti perché se li abbraccia solo una persona le energie positive non sono sufficienti). Nella sua visione qualsiasi patogeno sarebbe frutto dei “pesticidi” e basterebbe smettere di usarli e dare un po’ di affetto alle piante per sconfiggerli (scacco matto a Xylella). Per farla breve è il guru mondiale di un ambientalismo becero, superficiale e anti scientifico, intriso di suggestioni magiche e spiritualismo all’ingrosso. Nel paese che odia la scienza e premia il populismo anti scientifico, una così non poteva che riscuotere un enorme successo ed essere amata dalla gente, dai media e dalla politica. Non a caso è stata nominata ambasciatrice dell’Expo di Milano nel 2015 e persino il pragmatico sindaco Sala (al tempo non lo era) non ha rinunciato a una foto con lei. Questo è avvenuto dopo che l’ambientalismo più serio e illuminato aveva già cominciato a isolarla, anche in virtù dello spietato e documentatissimo articolo pubblicato dal New Yorker nell’agosto del 2014 in cui il personaggio, le sue competenze e le sue dichiarazioni furono letteralmente fatti a pezzi, evidenziando la sua tendenza a inventare fatti e numeri. Ma nel paese che odia la scienza è ancora una star, nel paese in cui non isolati cialtroni ma rispettati intellettuali, giornalisti e politici hanno di volta in volta sostenuto le ragioni dei novax, del metodo Di Bella, dei negazionisti di Xylella, del metodo Stamina, della bio dinamica e persino del finto allunaggio (opinione rispettabile per il Fatto Quotidiano), Vandana ha una riserva di popolarità non intaccata. Nel paese che odia la scienza, in fondo, è anche giusto che il ministero dell’istruzione (cioè il ministero nel lungo periodo più strategico per la nostra crescita economica e culturale) si affidi a Vandana Shiva per revisionare la nostra didattica. È naturale che avvenga. Questo perché Fioramonti è lo specchio della nostra politica, la politica è lo specchio del nostro paese e il nostro paese, appunto, odia la scienza.

E perché spesso la fuffa pseudoscientifica, soprattutto fra il “nocciolo duro” degli afficionados del sacro blog consente di accreditarsi come “puro delle origini”. I 5S nascono come corrente “gombloddista” dei girotondi ed è logico che alcuni mirino a tenere quella roccaforte.

Peccato che l’abbiano spedito proprio al ministero che dovrebbe, “molto dovrebbe”, vigilare affinché agli studenti sia permesso di sviluppare un pensiero critico.

 

riguardo alla professoressa sospesa per il video su salvini

Adesso si conosce qualche notizia più precisa sulla vicenda; che dire? sarò contro corrente ma penso che la docente avrebbe dovuto far capire ai ragazzi le stronzate che stavano scrivendo e dicendo, questo fa parte della formazione.

Piaccia o no il dare dell’Hitler, a sproposito, è ancora diffamazione. Nel discorso politico, soprattutto fra i fans di questo o di quello, non si persegue perché altrimenti si ingolferebbe all’istante tutta la macchina della giustizia italiana però sarebbe opportuno insegnare una certa “continenza” nelle affermazioni.

Devo dire che sarei curioso di leggere il lavoro fatto dai ragazzi, ma temo che si risolva a quattro slogan copiati pedissequamente dai media conditi da qualche variazione sul tema “Salveeeny cacca pupù”.

Devo dire che questo articolo comunque non mi è piaciuto molto per come esprime, mescola il racconto della vicenda con alcune interpretazioni funzionali alla tesi: “rappresaglia fascista stile giacomo matteotti”.

Sorgente: Corriere della Sera (grassetti miei)

«Allontanarmi dalla scuola è la ferita più grande», parla la prof di Palermo sospesa per il video su Salvini
Rosa Maria Dell’Aria sospesa per un video realizzato dai suoi alunni di un classe di una scuola di Palermo, in cui si confrontavano le leggi razziali al decreto sicurezza

PALERMO – Mentre dai balconi veniva rimosso qualche striscione anti-Salvini, in una scuola di Palermo era stata già comminata una severa punizione contro una professoressa di italiano, Rosa Maria Dell’Aria, sospesa per due settimane perché i suoi ragazzi hanno paragonato il decreto sicurezza del ministro leghista alle leggi razziali. Il tutto con una ricerca video e una serie di slide in cui non c’è tanta differenza fra Salvini e il Duce. Materia incandescente. Esplosa sui media a indagine interna già svolta e a sentenza comminata. Verdetto sancito dal provveditore dirigente di Palermo, Marco Anello, in corsa per coprire la carica di dirigente regionale, forse ossequioso, dicono esponenti del Pd, nei confronti del ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, anche lui leghista.

Non c’è tanta differenza fra Salvini e il Duce. Se ciò è vero i ragazzi hanno fatto una colossale stupidaggine dimostrando di non aver capito nulla e di essere facilmente manipolabili. Ricordo che i paragoni funzionano nei due versi; se paragoni la tragedia del fascismo a quanto sta capitando adesso poi non stupirti se qualcuno inizierà a pensare che gli ebrei assaltavano i treni per andare nei lager così come i migranti prendono le navi per andare nei lager del CIE. Sono stronzate simili che portano poi ad una rivalutazione della figura del Duce (qui).

Da notare come, in chiusura, sia scritto che la punizione sia stata comminata forse per far carriera cercando di carpire le grazie del ministro dell’istruzione.

Bussetti

Tutto parte infatti da un tweet inviato due mesi fa a Bussetti da un attivista di destra, Claudio Perconte, raccontando con qualche iperbole il senso di slide e video prodotti all’istituto industriale Vittorio Emanuele di Palermo dai ragazzi impegnati in una ricerca sui migranti: «Salvini-Conte-Di Maio? Come il Reich di Hitler, peggio dei nazisti. Una professoressa ha obbligato dei quattordicenni a dire che Salvini è come Hitler perché stermina i migranti. Al Miur hanno qualcosa da dire?». Roboante quesito rimbalzato all’ufficio scolastico provinciale trasformato in un tribunale con sorpresa della prof che a quel punto s’è affidata a un legale, il figlio, Alessandro Luna, la cui memoria difensiva non ha impedito la sospensione scattata l’11 maggio.

Alcune precisazioni: nel caso di comportamenti non consoni nel posto di lavoro è proprio il provveditorato a dover giudicare il dipendente e nel caso comminarli una sanzione; cosa prevista da tutti i contratti pubblici, non è che se, ad esempio, ho reiterati ritardi non giustificati, il mio datore di lavoro non possa prendere provvedimenti disciplinari e debba per forza denunciarmi e aspettare la pronuncia del tribunale.

Proviamo poi a fare un esperimento mentale: se invece di Salveeny – Hitler la ricerca avesse riguardato che so, le cose buone fatte da Mussolini e le cose buone che fa Salveeny, sareste ancora contrari alla punizione per la docente? Se la risposta è no, allora forse  si sta facendo il solito doppiopesismo…

Adesso che tutto è diventato pubblico, a scuola i ragazzi protestandifendendo la prof e i colleghi avviano una raccolta firme perché il provvedimento rientri. Come spera ancora l’avvocato Luna: «Gli studenti hanno fatto un paragone tra leggi razziali e decreto sicurezza partendo da un ragionamento sui diritti umani. Dopo aver letto tanto, anche il libro Questa sera è già domani di Lia Levi, premio Strega 2018, e le dichiarazioni di Liliana Segre».

Qui vedo la tecnica difensiva del solito paraculismo all’italiana: pensare che se la stronzata è stata fatta per alti motivi allora non è giusto che se ne paghino le conseguenze.

Le reazioni

(…) Le senatrici e i senatori del Movimento 5 Stelle in commissione cultura attaccano il ministro: «Non è accettabile in un Paese libero e civile, nato su fondamenta antifasciste, assistere a un fatto inqualificabile come la sospensione di una docente da parte degli ispettori scolastici per non aver esercitato una censura preventiva sul lavoro di un suo studente. Chiediamo che il ministro Bussetti chiarisca quanto accaduto», concludono i parlamentari pentastellati.

Il solito stantio antifascismo di facciata. Faccio notare comunque una cosa: la docente non è perseguita per una “censura preventiva” quanto per aver permesso che venissero presentate tante belle stronzate approvando il lavoro dei ragazzi invece di stroncarlo. E se i ragazzi invece di Salvini – Hitler avessero paragonato le cose buone fatte dalla lega con quelle fatte da Mussolini con una ricerca stile “istituto luce”? Anche in quel caso nessuna censura preventiva e nessuna conseguenza per la docente?  Io credo che sarebbe stata chiesta la testa di studenti, docente, preside, provveditore, ministro dell’istruzione e di Salveeny

Spiace dirlo ma se questo è l’antifascismo, allora state facendo tantissimo per sdoganare il fascismo, voi e non quei quattro scalmanati di casapound o forza nuova.

Educare senza sanzioni genera giovani mostri

Un ottimo articolo di Luca Ricolfi sulla deriva dell’educazione in italia; piaccia o no l’educazione si basa anche sui sistemi “premi/punizioni”; di fatto si sta rinunciando ad educare scaricando “la patata bollente” ai genitori però fornendoli anche una signora scusa nel caso falliscano miseramente: la scuola ci ha lasciato soli.

Perché scuola e genitori devono funzionare in sinergia per educare e, nel caso l’uno o l’altro manchi ai doveri, occorre intervenire. Trasformare la scuola in un parcheggio ed in un comodo capro espiatorio per i genitori non conviene affatto.  Piaccia o no il “caso manduria” nasce anche da quello.

fonte: https://www.ilmessaggero.it/AMP/editoriali/editoriali_luca_ricolfi-4471799.html?__twitter_impression=true

Educare senza sanzioni genera giovani mostri (Luca Ricolfi)

Chiunque abbia bambini che vanno alle scuole elementari sa perfettamente che, ormai da diversi decenni, non solo è praticamente impossibile bocciare un bambino, ma è anche rarissimo osservare sanzioni classiche, come l’ammonizione, la nota sul registro, la sospensione.
Al loro posto è invece dato osservare una serie di comportamenti sostanzialmente omissivi o elusivi: far finta di niente, limitarsi a redarguire più o meno blandamente, cercare di spiegare perché un comportamento è sbagliato e non dovrebbe essere ripetuto. I risultati sono scarsissimi, per non dire negativi, visto che il bullismo, sia quello tradizionale sia quello via internet, sono in aumento e coinvolgono spesso bambini, più sovente bande di bambini, che frequentano le ultime classi delle scuole elementari. (…)

Al loro posto si propone di estendere alla scuola elementare il farraginosissimo istituto del “Patto di corresponsabilità educativa”, che rafforza e incentiva uno dei più dannosi fenomeni culturali del nostro tempo, ovvero l’ingerenza dei genitori nel funzionamento della scuola, oltre a promuovere una sorta di Far West dei regolamenti, per cui ogni scuola si costruisce il suo patto, con tanti saluti a una delle idee più semplici della vita sociale, ossia che sia più efficace avere poche norme chiare e valide per tutti, piuttosto che lasciare a ogni comunità di darsi regole proprie (chi non avesse bambini a scuola, o non avesse idea di quanto avanti siano andate le cose rispetto a 20 o 30 anni fa, può leggere la pacata quanto agghiacciante testimonianza dello scrittore Matteo Bussola: “Sono puri i loro sogni”, Einaudi Stile Libero 2017).

E il non far niente, parlo per esperienza, spinge i bulli a fare di più. Io ho capito sulla mia pelle: “non prendertela, poi si stuferanno e stuzzicheranno qualcun’altro” funziona poco o male, invece una reazione sì. Essenzialmente il bullo cerca il più debole per dimostrare il suo potere. Trovarsi qualcuno che reagisce lo spinge a cercare altre potenziali vittime.  Prediche infinite senza conseguenze che non una perdita di tempo sono invece un incentivo ed un motivo di bando del bullo.

Mi è capitato di insegnare in corsi di formazione professionale, corsi organizzati per recuperare studenti dispersi e far loro imparare un mestiere. organizzati in realtà per levare dalla strada quelli che oggi chiamerebbero “neet” e tentare di far imparare loro un lavoro con il quale si sarebbero potuti mantenere. Le classi, come quelle degli altri corsi attivati, aveva molti problemi di disciplina. La cattiva disciplina è stato un crescendo rossiniano di rotture di scatole. L’essere gruppo, da parte degli studenti ed il senso di impunità dovuto al fatto che il responsabile dei corsi non faceva altro che dire: “bisogna comprenderli, se li molliamo son persi, sorvolate, comprendete, chiudete un occhio” in realtà li spingevano ad alzare continuamente la posta. Prima il chiasso in classe, poi il giocare con le suonerie durante la lezione, poi l’iniziare a rispondere male al docente che li riprendeva. Alla fine c’è stata l’ultima spiritosata: un ragazzo ha staccato dal muro un estintore e l’ha usato per spruzzare i compagni come se fosse stata schiuma di carnevale. A quel punto c’è stata una rivolta dei docenti ed anche il coordinatore si è dovuto svegliare e son, finalmente, partite le legnate. Il ragazzo dell’estintore è stato espulso, senza se e senza ma, gli altri “spiritosi” si son beccati un bel po’ di giorni di sospensione e son stati avvisati: ogni tre note un giorno di sospensione e se  i giorni di sospensione arrivavano a sette finivano espulsi. Si perse un ragazzo, si salvarono molte classi visto che l’ambiente migliorò notevolmente molti smisero di fare gli spiritosi. Quando poi andarono a fare il tirocinio ed alcuni tornarono con un contratto di pre assunzione in tasca, cioè se prendevano la qualifica sarebbero stati assunti dalla ditta meccanica cui avevano fatto lo stage, capirono che stavano lavorando “per loro stessi” e le classi divennero quasi modello.

E’ stato utile il “terrore giacobino” in classe? è stato utile perdere il ragazzo per lo scherzo dell’estintore? La risposta è sì ad entrambe le domande; servono regole, per insegnare a seguire le regole servono regole, poche chiare e fatte rispettare, non bizantinismi o pipponi pseudomoralisticheggianti. Serve “punire” e perdere un ragazzo? Purtroppo se la scelta è fra il perdere un ragazzo e il perdere tutta la classe, la cosa giusta è “perdere” il ragazzo, non ha senso condannare tutti per cercare di salvarne solo uno.

Una chiara testimonianza di quanto certe idee, che eravamo abituati ad attribuire alla mentalità progressista, siano ormai penetrate nello spirito pubblico, coinvolgendo anche quanti un tempo le combattevano.
Ma quali idee? Fondamentalmente tre convinzioni. La prima è che, nel processo educativo, le sanzioni non debbano e non possano svolgere alcun ruolo. Chi sbaglia deve essere convinto a cambiare comportamento con la sola forza della persuasione. L’uso di punizioni, anche di lieve entità, non solo sarebbe controproducente, ma sarebbe la testimonianza del fallimento del processo educativo.

Grande stronzata: senza il sistema “premi/punizioni” nessun sistema educativo funziona.

La seconda è che, a dispetto della loro conclamata incapacità (o non volontà) di educare i figli, l’ultima parola spetti ai genitori, unici giudici dei loro pargoli, unici arbitri e custodi del destino delle loro creature. Di qui la tendenza a porsi verso ogni autorità, ma prima di tutto verso l’autorità scolastica, come sindacalisti dei propri figli.

E questo poi si traduce in un danno per i figli. Cresci persone intimamente fragili che alla prima difficoltà vera crollano; non puoi portarti mammà al colloquio di lavoro o durante i test di un concorso. Che piangere e battere i piedi per terra non commuove affatto un sistema automatico che deve decidere se concedervi o no una linea di credito.  Se non fai acquistare a tuo figlio una corazza contro “le brutture del mondo” poi non stupirti se quelle riescono a ferirlo molto facilmente.

Ma la più pericolosa è la terza convinzione, che forse più che una convinzione vera e propria è una sorta di strabismo, di partito preso, o di riflesso pavloviano. Quando qualcuno viola le regole, il che quasi sempre comporta la sofferenza di qualcun altro (si pensi alla diffusione del bullismo, già alle elementari), stranamente la pietas, la compassione, quasi automaticamente si indirizzano verso i prepotenti, che andrebbero capiti, perdonati e rieducati, e ignorano le ragioni delle vittime. Curiosamente, chi fa proprio l’imperativo del perdono, non sente altrettanto forte il dovere di impedire che altre violenze e sopraffazioni si scatenino contro nuove vittime.

Eppure è proprio questo il nodo della questione. C’è un’incredibile ingenuità pedagogica e sociologica nella credenza che, per la prevenzione di fenomeni come il bullismo e il cyberbullismo nelle scuole, possano bastare corsi, lezioni, momenti di sensibilizzazione, ammonimenti, prediche, e che ogni punizione sia inutile o addirittura controproducente. Come se la consapevolezza di non rischiare alcuna vera sanzione non fosse un potente incentivo a perseverare nei comportamenti più aggressivi, violenti e anti-sociali. Come se, soprattutto, la rinuncia delle istituzioni a sanzionare i comportamenti più scorretti, più che una forma di umana comprensione per chi sbaglia, non fosse invece quello che è: una forma di disumana indifferenza verso le vittime.

http://www.fondazionehume.it

Il far sentire la vittima sola, il far pensare che lo stato sia un complice dei bulli e che ci si debba difendere da soli o appoggiarsi al don Vito Corleone di turno; nell’opera di Mario Puzo, il padrino, don Vito viene presentato come un “raddrizza” torti. Una delle sue azioni, descritte nell’inizio del romanzo, è il far menare e spedire all’ospedale due ragazzi che avevano aggredito la una ragazza e che, denunciati, se la erano cavata solo con una predica.

In quelle condizioni tifare per Vito Corleone o per Paul Kersey è scontato. E il “luca traini” della situazione è una logica quanto inevitabile conseguenza.

Scuola e analfabetismo funzionale

Fonte:  https://twitter.com/DavideGiac/status/1124550629920321536?s=09

34.4% in terza media e 33.5 alle superiori sono semianalfabeti. 40.1 e 41.6 non sanno far di conto. Dati Istat. La più gigantesca truffa a danno dei giovani. Di che ci si occupa? Assumere precari e cancellare note sui registri. Come si è buoni. A fregare i più deboli.

Non so se la notizia sia vera, ma visto l’autore penso di sì. Che dire? ha perfettamente ragione anche quando sostiene che alla fine una scuola che promuove tutti serve solo ad illudere le persone, poi quando arriva la selezione “cattiva” dove non puoi barare e non puoi sperare nella benevolenza dei professori, in mammà che va a fare da bulldozer e nel tar finisce che crolli e fallisci miseramente.

Illudere gli studenti di essere preparati serve solo a mantenerli ignoranti; uno che è consapevole della sua ignoranza cercherà di colmarla, uno che pensa di essere preparatissimissimo invece no.

La colpa di busetti: dire che il re è nudo.

Stavo sentendo le polemiche sul ministro busetti e le sue dichiarazioni sull’impegno del sud.  Ho trovato la vicenda molto interessante per alcuni aspetti:

Primo: alla sparata del ministro son partite tante risposte piccate ed indignate però ho notato che non viene mai risposto con un numero od una statistica; se io volessi mostrare come le scuole al nord siano meglio di quelle al sud basterebbe prendere i test invalsi, o i risultati delle prove per l’accesso ai corsi a numero chiuso, il fatto che molti più studenti vadano a completare gli studi superiori da sud a nord che viceversa, i dati sull’assenteismo. E infatti al sud hanno risposto con il solito piagnisteo di quanto si impegnano, di quanto sono stati sfortunati…

Secondo: durante la buona scuola e il fatto che a molti, immessi in ruolo, sarebbero state assegnate cattedre al nord c’è stato un fiorire di proteste e su FB era un fiorire di gruppi ove si parlava di congedi e si metodi per evitare di dover andare a lavorare al nord come congedi, legge 104 etc. etc. Oddio tutti mezzi legittimi; l’impressione che ho avuto è che si stesse cercando di fare un analogo dell’elusione fiscale. Lecito però lascia un poco di amaro in bocca

Terzo: questo caso; supplente nominato prende congedo fino al 22 dicembre poi torna per un giorno a scuola e poi riparte in congedo dal 7 gennaio. Ciò per non far risultare “congedo” i giorni delle ferie natalizie. Anche qui parliamo di comportamenti leciti, ma la professionalità?

Quarto: per un caso che ho visto di persona, un parente ha dovuto interrompere gli studi in sardegna e completare le superiori al nord. Ivi si è accorto che a cagliari avevano fatto si e no circa un terzo del programma che avrebbero dovuto fare e che il 10 a cagliari equivaleva più o meno ad un 4 nel nord.

Quinto: non conosco la prassi del nord ma posso dire che mentre insegnavo qui al sud non era raro che colleghi, impiegati nei famigerati progetti, mi lasciassero la classe, all’epoca ero insegnante di laboratorio che avrebbe dovuto lavorare in compresenza, per lavorare per i progetti o per fare altro. Peccato che per i progetti, siccome erano pagati extrastipendio, si sarebbe dovuto lavorare fuori dal tempo di lezione. E il preside muto.

Sesto: la prova che la gente non capisce una cippa di matematica è il numero di quanti, su twitter, pensano che basti un caso singolo per confutare una media.

Settimo: sempre riguardo alle polemiche e ai numeri molti pensano che si debba valutare l’aspetto globale della persona nell’antanizzazione del karma universale e non i risultati ottenuti.

Ottavo: la differenza fondamentale è che al nord non hanno il terrore di perdere classi, chi non vuole stare a scuola ha la possibilità di andare a lavorare e levarsi dalle palle, al sud invece ho visto tanti, troppi, casi di gente mandata a scuola per il solo motivo di non volerla vedere in strada a bighellonare. Con gli ovvi risultati in quelle classi. Il classico caso da manuale ove per tentare di salvare una persona si finisce ad ammazzare una classe.

Bari, a scuola in limousine: la festa di compleanno di una bambina di 8 anni scatena le proteste – Repubblica.it

Notizia particolare che mostra bene quale sia la mentalità da fiocco di neve; invece di accettare che le differenze, anche di possibilità economiche, esistano e che si debbano accettare: c’è chi ha di più e si può permettere di fare questo e quello e chi no, si chiede di vietare le ostentazioni.

Uno può essere “cafonal-tamarro” quanto si vuole ma fino a quando si limita a violare le leggi del buon gusto e solo quelle, ha tutti i diritti di comportarsi come gli pare.

Sorgente: Bari, a scuola in limousine: la festa di compleanno di una bambina di 8 anni scatena le proteste – Repubblica.it

Bari, a scuola in limousine: la festa di compleanno di una bambina di 8 anni scatena le proteste
Una mamma si rivolge alla preside: “Non mi piace una scuola dove si esibisca sfarzo inopportuno per età e vacuo, si semini discriminazione sociale”. Ma la dirigente scolastica non commenta

“Cara preside, oggi un limousine lunga cinque metri attendeva una bimba di otto anni e solo alcuni dei suoi compagni di classe all’uscita dalla sua scuola pubblica, accanto al pulmino pubblico pagato dal Comune”. Comincia così lo sfogo di una madre su Facebook: davanti alla scuola primaria di Parchitello, quartiere di villette fra Bari e Noicattaro, i bambini si sarebbero trovati davanti a un limousine che attendeva una di loro per festeggiare il compleanno.

La donna si rivolge direttamente alla dirigente: “Questo modo di fare scuola non mi rappresenta e non avrà il mio consenso. Una scuola dove un dirigente accetta che a un metro di distanza e a un minuto dal tempo e luogo dell’educazione si predichi apparenza, si esibisca sfarzo inopportuno per età e vacuo, si semini discriminazione sociale. Abbiamo appena finito la celebrazione della Giornata della memoria, poi quella nazionale contro il bullismo, ma alimentiamo le differenze, l’esibizione, il valore delle cose materiali”.

Tante alte parole per nascondere il pensiero: “quell’ostentazione io non me la posso permettere, mi fa rosicare e chiedo, facendomi scudo dei bambini e di tante belle parole, che venga vietata.

Comportamento che io vedo, dal punto di vista educativo, pessimo. Purtroppo le differenze di possibilità economiche esistono, bisogna accettarlo ed insegnare ai bambini ad accettare il fatto. Ad accettare che non si è tutti perfettamente e completamente uguali e che come c’è chi è più alto e chi è più basso, chi è più bravo a calcio e chi meno bravo, chi è più bravo in matematica e chi è meno bravo, chi ha più soldi e chi meno. L’alternativa è convincere i bambini di vivere in un mondo dove vige un egualitarismo di facciata e fare i capricci quando vengono considerati “meno uguali” degli altri, magari perché l’amico va in campo e lui resta in panchina o perché il compagno prende 8 e lui 4.

Molti problemi adesso ci sono perché ne i genitori e, di conseguenza i figli, accettano queste differenze anzi le vedono come un attacco personale. Come in questo caso.

Questa è la radice che poi porta a Gino, il CT della nazionale del bar sport, che pretende di insegnare la virologia a Burioni etc. etc. Siamo tutti uguali quindi le mie idee, su qualsiasi argomento, virologia compresa, valgono tanto quanto quelle di Burioni.

Da notare come chiami in intervento la scuola quando la scuola non c’entra proprio niente; della vita al di fuori di essa non deve interessarsi, a meno che non ci siano gravi motivi. Cioè capisco l’allertare i servizi sociali e segnalare a chi di dovere se, ad esempio, uno studente ha segni di violenza o si sospettano maltrattamenti in famiglia. Ma la tamarreide familiare non è un valido motivo per ingerire.

La richiesta della madre mi sembra una frignata per far rimproverare, per un torto immaginario ricevuto, la scuola. Scuola che non ha alcuna responsabilità ed alcun potere di intervenire, cosa c’entra e cosa può, legalmente fare la dirigente?

Comunque scommetto che se al piccolo, chiamiamolo Pierino, venisse tolta qualcosa perché c’è un compagno che ha di meno e che non può averla, la madre che non accetta che “si semini discriminazione sociale” sarebbe la prima a far fuoco e fiamme perché “viene punito il figlio per un suo giusto diritto”.

Purtroppo per certe teste bacate una cosa che non mi posso permettere è una “discriminazione sociale”, una cosa che invece mi posso permettere, ma che altri non possono, è invece un “giusto diritto”.

E la mia opinione sul chiamare “diritti” i capricci è sempre la stessa: occhio che a furia di chiamare “diritti” i “capricci” qualcuno inizierà a chiamare “capricci” i “diritti”.

Una situazione, quella denunciata dalla madre, che ricorda la storia della bambina di Altamura accompagnata in carrozza in chiesa per la prima comunione. E se la preside, interpellata, preferisce non commentare l’accaduto e l’accanimento del genitore, ci pensano altri utenti Facebook a rispondere alla donna: “Condivido lo sconcerto nel vedere una limousine fuori dalla scuola del proprio figlio – dice un’altra donna – Tuttavia a noleggiarla non sono stati gli insegnanti, tanto meno la preside e la scuola in generale. E neppure si può intervenire, giudicare o vietare la sosta di un veicolo fuori dalla scuola a meno che non si tratti di un mezzo oggettivamente pericoloso come un carro armato pronto a sparare. E anche in quel caso a vigilare dovrebbero essere le forze dell’ordine e non un preside”.

L’episodio, evidentemente, diventa più una questione morale: “La dirigente non è di certo la proprietaria della strada per vietare a una qualsiasi macchina di parcheggiare nelle immediate vicinanze della scuola – scrive qualcun altro – la colpa è solo e soltanto dei genitori, non nascondiamoci dietro a un dito”.

Puro buon senso, una vera boccata di aria fresca.