Devo dire che apprezzo gli articoli del maestro, perché, fra le righe, il maestro spesso riesce a sostenere benissimo argomentazioni contrarie proprio alla tesi che vorrebbe dimostrare tirandosi, come capitato ad esempio nell’articolo sul concorsone o quello sull’invalsi, solenni zappe sui piedi.
(…)Come tutti i “secchioni” della classe o almeno quelli che credono di esserlo non ha avuto paura di andare davanti alla lavagna a dar lui lezioni ai maestri e ai professori, sbagliando tutta la linea comunicativa sulla riforma: “Non proponiamo una riforma ma alcuni punti. 1) Alternanza scuola – lavoro; 2) Una cultura più umanista 3) Più soldi agli insegnanti… continuità… basta con la supplentite!”.
Ve lo ricordate?
Salvo poi trovarci un governo che ha proposto ai ragazzi di andare a vedere come si lavora da McDonald’s dove si ritrovano i giovani laureati disoccupati che piuttosto di stare a casa vanno a friggere patatine.(…)
Due zappate niente male sui piedi; la prima: vorrei sapere cosa c’è di male nell’andare a vedere come è realmente il mondo del lavoro avendone una conoscenza diretta invece di limitarsi a quanto racconta un docente, magari ultrasindacalizzato per il quale le aziende, tutte, son solo dei vampiri e lo stato un cinico sfruttatore? Io l’unica cosa di male è che ci si renda conto da subito di come funzioni realmente il mondo del lavoro, della competizione che c’è dietro e, cosa abbastanza grave per il predetto docente, quante stupidate esso dica.
Seconda cosa: cosa ci sarebbe di male nello svolgere un lavoro “umile” in attesa di trovare di meglio? Un laureato, qualsiasi laurea abbia conseguito fosse anche una laurea in “nientologia teoretica dell’assoluto Hegeliano”, per il semplice fatto di aver conseguito una laurea deve diventare immediatamente CEO di qualche multinazionale ed avere il PIL del Rwanda come stipendio annuo (+benefit ovviamente)? O se non ci sono aziende pronte ad assumerlo come CEO deve diventare dirigente della pubblica amministrazione?
Io quando ho iniziato a lavorare nel settore informatico mi son messo a sistemare l’HTML dei siti e riparare PC incriccati, mi son fatto la mia brava gavetta e ho acquisito anche le “soft skill” che l’ambiente lavorativo richiede: il capire come ci si rapporta correttamente con colleghi, inferiori e superiori. Il capire quali siano i diritti e i doveri; il capire che il lavoro è una cosa seria e non un gioco, e soprattutto il capire che c’è molta competizione, che la medaglia la prende chi arriva primo, non che tutti sono bravi e che tutti hanno diritto alla medaglia. Un bagno di realtà che certi docenti vogliono evitare a tutti i costi ai loro studenti, perché la loro credibilità, con tutto quello che ne compete, ne uscirebbe con le ossa rotte.
Chiunque abbia lavorato realmente sa quanto sia irrealistico il pretendere di entrare da subito “in cima” senza un minimo di gavetta. Può capitare, ad esempio se sei fratello di un ministro, ma son casi sporadici non la norma. Io da persona normale in quella frase “dove si ritrovano i giovani laureati disoccupati che piuttosto di stare a casa vanno a friggere patatine.” leggo la “spocchia” di chi considera il lavoro manuale un lavoro umile1 da far fare agli inferiori perché il colto non deve sporcarsi le mani2. E la scuola non deve insegnare che bisogna anche sporcarsi le mani lavorando, la scuola deve solo celebrare la cultura (o meglio la sterile erudizione di chi conosce paroloni ma non il loro significato) e i docenti suoi sommi sacerdoti.
E poi ci si stupisce che spesso vengano considerati, i predetti sommi sacerdoti della cultura, esser solo una manica di cazzoni parassiti incapaci di fare alcunché di utile.
Anche la conclusione è una chicca.
Dall’altro canto per capire com’è l’uomo bisogna andare a riascoltarsi il giovane Renzi da Mike Bongiorno: “Vorrei dare la soluzione!”.
E Mike sicuro del suo interlocutore: “L’Antartide”.
Pronta la risposta del toscano: “Montagne di ghiaccio e un mare di navi”.
“Un mare di navi…ahaha…ma cosa c’entra? Buuu un campione come lui. Ma che combini Matteo?”.
Sinceramente: da che pulpito viene la predica? Uno, che non ha passato il concorso magistrale e polemizza verso una domanda, abbastanza semplice, del predetto concorso? uno che capisce fischi per fiaschi di un brano per i bambini delle elementari? (o più semplicemente scrive un articolo basandosi solo su una bufala riguardo a quale brano che girava su facebook senza approfondire, nel miglior stile del solito, pessimo, giornalismo all’italiana).
Proprio vero che, come dice la barzelletta:
Quando un tedesco non sa una cosa, la impara.
Quando un americano non sa una cosa, paga per saperla.
Quando un inglese non sa una cosa, ci scommette sopra.
Quando un francese non sa una cosa, fa finta di saperla.
Quando uno spagnolo non sa una cosa, chiede che gli sia spiegata.
Quando un greco non sa una cosa, ti sfida a chi ha ragione.
Quando un irlandese non sa una cosa, ci beve sopra.
Quando uno svizzero non sa una cosa, ci studia sopra.
Quando un italiano non sa una cosa, la insegna.
- Un laureato, che svolge lavori “umili” in attesa di trovare di meglio fornisce un’impressione migliore rispetto a chi rimane a casa, mantenuto dai soldi di mammà, a lagnarsi tutto il giorno che il governo ancora non lo assume come dirigente e che nessuna azienda, neppure quelle del mitico estero, l’abbia chiamato come CEO. ↩
- da notare come questa “spocchia” spesso sia presente nelle persone che si dicono convintamente di sinistra, vicine ai poveri ed agli umili. E questo melenso paternalismo, funzionale solo ad una autocelebrazione, in molti casi ti fa girare i coglioni. Perché ti aspetti da una persona che si dice vicina a te ed alle tue esigenze che soddisfi le tue esigenze e non quelle funzionali a stuzzicare il proprio ego. Se dici di aver fame perché non lavori, ti aspetti un tozzo di pane, non un: “adesso non sarai più, tu Maria, classificata come disoccupato ma come temporaneamente non occupata, c’è la “a” alla fine che riconosce la tua femminilità, non sei contenta?” ↩
Il brutto è che questa mentalità spesso è incentivata dagli stessi genitori. Molti di loro non sopportano il “disonore” di avere un figlio laureato in legge che lavora al bar. Ho conosciuto addirittura genitori che vorrebbero il figlio subito in una multinazionale e lo disincentivano a lavorare nella PMI sotto casa.
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Ma voglio dire, questo non è manco in grado di fare la comprensione del testo di un raccontino delle elementari e scrive su di un quotidiano a tiratura nazionale? E poi dicono che la carta stampata è alla frutta….
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E’ un cretino, lo leggevo per divertimento ma adesso lo trovo troppo patetico e triste.
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[…] Anche per queste c’è una “simpatia” da parte di alcuni professori, quelli che considerano le aziende private ed il profitto “sterco di satana”, che si lagnano, i docenti, che nonostante le loro “immensa e smisurata” cultura siano ad insegnare a scuola invece di essere CEO o Guru da qualche altra parte. Perché il mondo disprezza la cultura, perché il mondo ha paura delle persone oneste e colte, perché non son stati capaci di superare un test imbecille. […]
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