La violenza sugli uomini esiste e non nega quella sulle donne | Editoriale opinione

Sorgente: La violenza sugli uomini esiste e non nega quella sulle donne | Editoriale opinione

A Napoli sono stati affissi negli ultimi giorni dei manifesti che raffigurano un uomo seduto con la testa tra le mani, con la scritta “la violenza ha sempre lo stesso sesso?”. Sotto c’è l’indicazione di un indirizzo email a cui scrivere se si è vittime maschili di violenza, con il riferimento al numero 1523, istituito dallo Studio Pisani di Napoli per affiancarlo al 1522 dedicato alle vittime femminili. La notizia è stata riportata da diversi giornali ormai, o meglio: non è stata riportata la notizia dell’affissione dei manifesti o dell’istituzione del numero per gli uomini, ma la notizia delle polemiche che sono sorte attorno a questi due eventi. Nessun giornale ha trovato interessante la notizia di un servizio di assistenza per le vittime maschili; a nessuno è parso opportuno pubblicizzare l’iniziativa, sensibilizzando i lettori e incoraggiando le vittime a denunciare e cercare aiuto, come sempre andrebbe fatto.

Perché contrasta con la narrazione che vorrebbe, rispetto alle donne, gli uomini i privilegiati dal patriarcato. Trovo interessante la vicenda anche perché, se da una parte si sostiene che gli uomini devono ammettere e accettare la loro fragilità, rifugire da quella che chiamano mascolinità tossica, dall’altra poi si lotta contro tale narrazione perché, essendo anche gli uomini fragili viene meno il piagnisteo femminista che le donne son vasi di coccio e gli umoni vasi di ferro, e pertanto solo loro meritevoli di tutela.

(…) Perché si vorrebbe impedire di parlare di violenza su uomini
E di violenza sugli uomini noi proprio non ne vogliamo parlare. Le motivazioni addotte per la richiesta di rimozione sono molto fantasiose: si sostiene che si tratti di propaganda mascolinista volta ad attaccare chi tutela le vittime di violenza; si ribadisce che la violenza sulle donne sarebbe un fenomeno “sistemico”, quindi non paragonabile alla sporadica e tutto sommato dimenticabile violenza sugli uomini (che infatti viene scritta tra virgolette sui titoli di alcuni giornali). Eppure nel manifesto non si menziona in alcun modo la violenza sulle donne. Non c’è alcun paragone tra le vittime maschili e quelle femminili, alcun tentativo visibile o anche solo immaginabile di sminuire gli operatori dei centri antiviolenza femminili e le lotte femministe contro la violenza.

My 2 cent; coda di paglia. Vogliono il monopolio del vittimismo, solo loro possono essere le offese. Se ci si pensa lo stereotipo della donna fragilissima vittima dell’uomo viene tirato fuori frequentemente in casi di separazioni combattute o per mettere in imbarazzo l’uomo. La consapevolezza che anche gli uomini possano essere fragili rompe quella narrazione.

C’è soltanto una frase che invita a riflettere sulla possibilità che ci siano anche vittime di sesso maschile – possibilità che sappiamo essere reale, come attestato dai pochi centri antiviolenza maschili presenti in Italia, come Perseo e Ankyra. Per quale motivo allora opporsi? Perché nel momento in cui si parla di violenza sugli uomini deve scattare l’atteggiamento benaltrista della difesa delle donne? Alcuni hanno cercato di motivare questi attacchi sostenendo che il numero istituito (1523) sarebbe stato scelto apposta per invisibilizzare (parola molto di moda, ultimamente) il numero per le vittime femminili (1522): avessero scelto il numero 1234, insomma, non avremmo avuto niente da ridire! Troppo difficile in effetti immaginare che il numero sia contiguo a quello per le vittime femminili proprio per favorirne la memorizzazione, insegnando alle persone che c’è un numero per le donne e uno simile per gli uomini.

e il 115 (vigili del fuoco) per nascondere quello dell’emergenza infanzia (114)?

L’uomo costantemente carnefice e la donna costantemente vittima sono funzionali a un progetto
Ma in fondo è proprio questo che dà fastidio a certo femminismo: il numero per gli uomini non dovrebbe proprio esserci. Lo status di vittima va riconosciuto unicamente alla donna: guai estenderlo anche ai maschi! Chi può dire a cosa spianeremmo la strada? Finiremmo forse con l’ammettere che anche gli uomini hanno problemi, che non sono poi così privilegiati come abbiamo sempre voluto far credere. Inaccettabile! Oltretutto, ci dimentichiamo che un uomo può essere vittima di violenza anche da parte di un altro uomo. Sembra che, quando parliamo di violenza nel nostro orizzonte non esistano le coppie omosessuali; visione miope che danneggia anche molte donne, visto che i centri antiviolenza femminili accolgono solo donne vittime di uomini, escludendo quindi le donne omosessuali.

Casini capitano anche nei casi di coppie dello stesso sesso. Ma qui entra in campo un’altra narrazione che vuole che le brutture capitino solo fra coppie eterosessuali, tutte le coppie dello stesso sesso vivono in un mondo zuccheroso di unicorni dalla coda di arcobaleno. Cosa non affatto vera.

È insomma evidente che questa visione delle cose lascia fuori troppe persone, cozzando quindi violentemente con la favoletta dell’egualitarismo. La macchina da soldi del femminismo social è stata costruita interamente sulla rappresentazione di un mondo diviso tra maschi carnefici e privilegiati e femmine oppresse e schiacciate.

Colpito in pieno; e come spesso capita con le narrazioni, chi ci specula sopra ha tutto l’interesse a tenerla in piedi, anche a costo di rimangiarsi parte di quello che diceva. Vedi ad esempio aiutare gli uomini a prendere consapevolezza della propria fragilità.

Qualsiasi apertura verso interpretazioni della realtà più articolate, più complesse e più sfumate metterebbe in crisi questa delicata architettura, tenuta in piedi ogni giorno con grande impegno: non è mica tutti i giorni che spunta un nuovo caso di femminicidio da rilanciare! Il più delle volte bisogna lambiccarsi per creare contenuti martellanti, per esempio denunciando il maschilismo dell’urbanistica (esempio reale, ne parlarono su Domani). Il risultato è che persone reali, con problemi reali, che si trovano in situazioni di sofferenza e pericolo, vengono lasciate sole; e coloro che provano ad aiutarle, come i centri antiviolenza menzionati prima (che non accolgono solo uomini, ma persone di ogni genere), non ricevono fondi pubblici e vengono ostacolate nel loro lavoro da campagne mediatiche ignobili come questa. Egualitarismo, sì, ma sempre con qualcuno più uguale degli altri.

Quotone.

4 pensieri su “La violenza sugli uomini esiste e non nega quella sulle donne | Editoriale opinione

  1. La verità è che la maggior parte delle donne, femministe comprese, pensano sotto sotto che un uomo che si fa “fare violenza” in fin dei conti è uno sfigato, un buono a nulla, un molle pusillanime.

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