Chef Rubio è stato aggredito e picchiato violentemente davanti a casa sua – Il Post

Sorgente: Chef Rubio è stato aggredito e picchiato violentemente davanti a casa sua – Il Post

Mercoledì sera Chef Rubio, noto personaggio televisivo il cui vero nome è Gabriele Rubini, è stato aggredito davanti a casa sua a Frascati, vicino a Roma. Lo ha detto lui stesso, postando un video su X (Twitter) in cui si vede la sua faccia tumefatta e coperta di sangue. Secondo Rubini, l’aggressione sarebbe stata compiuta da 6 persone, che lo avrebbero aspettato fuori casa e avrebbero bloccato il cancello del palazzo per fermarlo.

Rubini ha attribuito il pestaggio agli «ebrei sionisti» e agli «sgherri della mafia sionista»: in pratica a sostenitori dello stato di Israele, che lo avrebbero aggredito per via del suo aperto sostegno alla causa palestinese, espresso spesso con toni molto forti ed estremamente critici nei confronti di Israele. Le affermazioni di Rubini non sono state confermate dalle autorità e al momento non ci sono elementi per verificarle e identificare gli aggressori. Rubini ha detto di avere una ferita in testa dovuta a una martellata, tagli ed escoriazioni causate da colpi di mattone e una frattura dell’orbita facciale dovuta a «60 pugni mirati».

La violenza è da condannare, anche se riguarda persone come Chef Rubio che spesso son oltre le righe e ci vanno decisamente pesanti. Però prima di prendere per oro colato quanto detto e pronunciare condanne inappellabili aspetterei almeno una apertura delle indagini; ho visto troppi esempi di comportamenti scandalosi denunciati in pompa magna sui social poi risoltisi in un nulla di fatto.

PS
Comunque mi aspetto come al solito i millemila distinguo da parte di chi sostiene che la violenza sia giusta e sacrosanta o esacrabile sulla base delle opinione politiche dei picchiatori e delle vittime.

 

Due domande sul caso di alessia pifferi

Prima domanda: il suo infanticidio è colpa di tutte le donne? Ogni donna si deve scusare di tale violenza? Perché vorrei capire, visto che la violenza di un uomo è colpa di tutit gli uomini, allora in questo caso la violenza di una donna dovrebbe essere colpa di tutte le donne, o no?

Seconda domanda: la morte della piccola Diana verrà conteggiata come femminicidio?

Ricordo che quando vennero tirate fuori le “statistiche” sulle vittime di femminicidio a seguito della morte di Giulia Cecchettin la povera Chiara Carta, ragazza sarda uccisa dalla madre, veniva conteggiata fra le vittime di femminicidio.

Chi ha scaricato fedez?

fonte: https://www.radioradio.it/2024/05/fedez-indagato-e-scaricato-analisi-di-gabellini

Riflessioni interessanti; di mio posso aggiungere che già avevo notato che fedez, quando doveva improvvisare senza un valido copione finiva a far pasticci. 

Quello che mi chiedo è perché adesso son stati brutalmente scaricati? stavano diventando troppo ingombranti? troppo vicini alla parte politica sbagliata della parte giusta? Hanno fallito miseramente a spostare voti durante le politiche e quindi meglio cercare altro per le europee?

Penso che qualcosa si saprà in seguito.

Fedez indagato e scaricato: l’analisi di Gabellini ▷ “Hanno tutti una funzione: lui ha concluso la sua”

Ancora guai in casa Fedez.
Dopo la rottura con Chiara Ferragni e tanti altri accadimenti nel mirino dei quotidiani, il rapper milanese finisce al centro di un indagine.
Si tratta del cosiddetto caso Iovino, personal trainer vittima di una rissa tra il 21 e il 22 aprile nei pressi della discoteca The Club.
Nel registro degli indagati risulterebbe al momento solo un nome, quello di Federico Lucia, aka Fedez. “Io non c’ero”, dice lui al Salone del Libro. “La persona è stata vista tra giorni dopo a Ibiza a ballare”. Le immagini di videosorveglianza e alcuni testimoni però lo inchioderebbero.

Fedez, da bravo stellino, era un poco giacobino. Chissà se quanto sta vivendo lo farà virare verso il garantismo.

Un periodo non troppo tranquillo per l’ex della Ferragni, che si ritrova ora di nuovo su tutti i giornali.
La differenza? Ora prevalgono più le “cattive notizie” che quelle buone, più tipiche del passato. Quel passato in cui persino un premier, Giuseppe Conte, ne richiedeva i servigi social per pubblicizzare il vaccino anti Covid.
Per Giacomo Gabellini c’è una spiegazione a questa drammatica inversione di tendenza.

“Questi personaggi rivestono un ruolo sociale piuttosto chiaro – dice in diretta da Francesco Borgonovo – e vengono coccolati intanto che risultano utili, confacenti a un certo genere di narrazione, di campagna politica. Poi evidentemente o perché non sono ritenuti più utili, perché magari è stato trovato qualcuno che è maggiormente idoneo ad adempiere a quella funzione, oppure perché hanno pestato i piedi sbagliati, vediamo che cambia completamente l’atteggiamento dei media nei loro confronti. Mi pare che sia un meccanismo piuttosto consolidato, lo abbiamo visto diverse volte attivarsi con altri personaggi che sono stati osannati, portati in palmo di mano, poi spremuti e buttati nel cestino una volta utilizzati a dovere“.

Flop alle elezioni e diventati troppo imbarazzanti? Troppe contraddizioni fra le storie narrate e le storie vissute, come lo spendersi per il green e poi noleggiare elicotteri e aerei per festeggiare?

La meglio gioventù

https://twitter.com/_Brick_Block_/status/1789699385284030946

Alle elezioni universitarie presso la Statale di Milano “Cambiare Rotta” ha ottenuto 180 voti su oltre 58.000 iscritti (7.519 i votanti). Spiace per Montanari, Raimo e Maurizi ma la “meglio gioventù” è solo una minoranza rumorosa.

E alla fine, visto che hamas non tira più e, eurovision docet, gli esagitati fanno più danno che altro si inizierà a coprire tutto sotto una coltre di imbarazzatissimo silenzio…

Il messaggio pro Palestina e la kefiah: cosa è successo all’Eurovision – ilGiornale.it

Sorgente: Il messaggio pro Palestina e la kefiah: cosa è successo all’Eurovision – ilGiornale.it

Stavolta, sono i contenuti a generare qualche discussione. In particolare, al centro dell’attenzione è finita l’Irlanda, che ha portato in Svezia un cantante non binario che pratica stregoneria e sul palco ha messo in scena un’esibizione dai tratti esoterici. Bambie Thug, che si identifica con il pronome “loro”, ha cantato “Doomsday Blue”, che riproporrà per la finale. (…)
Bambie Thug, invece, in conferenza stampa si è lamentata dell’organizzazione dell’evento, che proprio per quel principio indispensabile in una competizione internazionale nel solco dell’amicizia e della comunione, le ha chiesto di modificare un elemento del suo trucco di scena. Forse, Bambie Thug sperava che utilizzando i caratteri Ogham dell’antico alfabeto celtico irlandese, nessuno si sarebbe accorto che il suo trucco di scena aveva un messaggio politico, ossia “cessate il fuoco e libertà”.

Sinceramente il qeer, il propal sono per l’intrattenimento lo stesso che è la blockchain per l’informatica; una buzzword usata, spessissimo a sproposito, dai commerciali per promuovere il prodotto  dando l’impressione di modernità ed efficienza. Quello che a me fa ridere è che comunque le due parole dello spettacolo sono in conflitto. Quanto durerebbe una artista come Bambie Thug a gaza? E’ consapevole di cosa pensi la cricca al potere a gaza di queer, arcobaleni, simboli satanici etc. etc.?

Penso di no, credo che, come molti, abbia sposato la narrazione woke che vede nell’uomo bianco la sorgente di tutti i mali. Eppure le streghe oggi vengono messe a morte in africa, per non parlare come son trattati gli albini
https://www.ilmessaggero.it/mondo/africa_streghe_donne_bruciate_uccise_mandate_al_rogo_giurie_sciamane-6225573.html

Invece credono scioccamente al mito del buon selvaggio e credono che qualsiasi cosa non sia maschio bianco patriarcale sia meglio e sia il loro miglior amico…

“Era molto importante per me perché sono a favore della giustizia e della pace”, ha dichiarato l’artista, che pur di salire su quel palco ha però accettato la richiesta degli organizzatori. La European Broadcasting Union (Ebu), che organizza l’evento, non ha mostrato alcun cedimento davanti alla richiesta dell’artista e tramite un suo portavoce ha fatto sapere che “la scritta vista sul corpo di Bambie Thug durante le prove generali contravviene alle regole del concorso che sono pensate per proteggere la natura non politica dell’evento”. Inoltre, nei giorni precedenti alla kermesse, l’organizzazione aveva espressamente dichiarato, attirandosi anche critiche da parte dei soliti, che non sarebbero stati ammessi alla Malmo Arena, tanto meno sul palco, simboli legati alla Palestina.

Ricordo che l’anno scorso avevano “censurato” la canzone dei Let3, i maneskin avevano dovuto censurare le parolacce da zitti e buoni (da notare che se l’avesse preteso la rai sarebbe stata teleadinolfi mentre se lo pretende l’EBU i “ribellissimi” si allineano senza fiatare. Ennesima prova che quella del “ribelle” è solo una maschera da commedia dell’arte usata dal cantante.

Non in quanto tale, ma non essendo un Paese in gara non ha alcuna ragion d’esistere la sua bandiera all’interno dell’arena. A contravvenire alle regole è stato lo svedese Saade, non in gara quest’anno, che però si è esibito nella Malmo Arena.

AD
Madre svedese e padre palestinese, si è presentato al pubblico con una kefiah al polso, scatenando l’indignazione dell’organizzazione, rammaricata perché Saade ha “scelto di compromettere la natura apolitica dell’evento”.

Fanno bene a volerla tenere apolitica, la narrazione da lotta bene contro male farebbe solo danni; inoltre ci sarebbero puntualissime le polemiche: ma X ha vinto perché più gradito o per motivi “politici”, come si parlò due anni fa della vittoria ucraina.

Critiche e antisemitismo

fonte: https://twitter.com/partigggiano/status/1788995746366112052

Molte persone continuano a lamentarsi in ragione del fatto che la loro critica ad Israele venga etichettata come antisemitismo. Si tratterebbe, secondo costoro, di un trucchetto, di un abile ricatto morale volto ad etichettare con il marchio dell’infamia l’espressione delle loro libere opinioni. Spesso, per smarcarsi da quest’etichetta che (per il momento) risulta ancora scomoda, tirano in ballo il fatto che anche persone di religione ebraica hanno espresso le stesse critiche allo Stato d’Israele. Se è per questo, aggiungo io, anche molti israeliani rivolgono pesanti obiezioni alle politiche dell’attuale governo d’Israele. Qualcuno definisce antisemiti gli israeliani che criticano il loro governo? A me non risulta. Per altro, anche l’idea che non vi possano essere degli ebrei antisemiti è un po’ deboluccia se è vero che non mancano esempi in tal senso. E allora come mai questa “doppia morale”? Perché tra coloro che criticano Israele solo a qualcuno tocca l’etichetta di antisemita? Non è difficile dare una risposta: è una semplice questione semantica. Se qualcuno, ad esempio, sostenesse che la rappresaglia d’Israele al massacro del 7 ottobre è sproporzionata o sbagliata tout court, sarebbe un’affermazione sulla quale sarebbe possibile discutere. Se qualcun altro sostenesse che il bilancio in vite umane innocenti, necessario per sconfiggere Hamas, è un prezzo troppo alto da pagare, anche in questo caso, sarebbe un’obiezione legittima. Ma se la critica ad Israele si fonda sulla banalizzazione e la mistificazione di parole come Genocidio, Sterminio, Nazismo, Processo di Norimberga, tutti fortissimamente e semanticamente connessi alla tragica storia dell’ebraismo della Diaspora, allora il discorso cambia completamente ed è bene che qualcuno se ne faccia una ragione.

Si avvelenano i pozzi della memoria, e poi ci si scandalizza quando si scopre che i pozzi sono avvelenati. Banalizzare parole come olocausto o genocidio, cosa fatta in occidente già da molto prima rispetto al 7 ottobre come le “stelle gialle” usate per protestare contro i vaccini ad esempio, alla fine porta a perdere il senso e la storia della tragedia dietro a tali parole.

Non ci può essere alcuna confusione tra la tragica vicenda del conflitto israelo-palestinese e il progetto deliberato e sistematico di eliminare dalla faccia della terra un intero popolo, attraverso una macchina dello sterminio su scala industriale quale fu la “Soluzione Finale” voluta da Hitler. Si tratta di una mistificazione storica così gigantesca e oltraggiosa che non è possibile archiviarla come un semplice errore di prospettiva. E non è un caso se i primi ad operare questa dolosa banalizzazione della Shoa furono alcuni storici negazionisti nonché antisemiti conclamati. Si badi, non è una questione di numeri perché anche la morte di un solo innocente è un atto tragico e terribile. Si tratta di conservare un minimo di buona fede, rispettando i fatti nella loro dimensione storica autentica. Ecco perché associare quelle parole ad Israele e solo ad Israele non può essere considerato un esercizio innocente. La storia dell’odio e del pregiudizio nei confronti degli ebrei è costellata dall’uso di menzogne e false accuse. Chi oggi utilizza abusivamente certe parole, con l’intento di associarle ad Israele, s’iscrive di diritto nella lunga e dolorosa Storia dell’Antisemitismo.

Quotone.

Maternità surrogata

Uno dei leit motiv legati alla maternità surrogata è che viene fatta per solidarietà, che non è compravendita di bambini e sfruttamento di donne.

Il fatto è che prima o poi la realtà invece salta fuori con tutta la sua forza a spazzar via tutte le balle.

Questa notizia pubblicata dal corriere è emblematica

Sorgente: In Georgia per la maternità surrogata: «Le gemelle sono nate, ma l’ospedale ci chiede 24mila euro in più per darcele» | Corriere.it

La Farnesina segue «il caso delle minori con la massima attenzione»
In Georgia per la maternità surrogata: «Sono nate, ci chiedono ancora soldi»

«Se volete realizzare il vostro sogno di genitorialità la Georgia è la meta ideale. Uno dei pochi Paesi che consente la maternità surrogata internazionale».  (…)

e quindi tanti “dolla” da chi vuole acquistare bambini a basso prezzo…

La firma del contratto con l’agenzia avviene nel 2022. Sara non ha più l’utero e non può concepire. Una volta formati gli embrioni, grazie agli ovuli di un’altra donna, questi vengono congelati nell’attesa di trovare la madre surrogata. (…) Quando arriviamo lì ci presentano una fattura di 12mila euro dicendo che avrebbero dimesso le neonate solo alla 36sima settimana quando avrebbero pesato due chili».

In pratica son tenute in ostaggio chiedendo soldi extra. Non so, a me viene a pensare al classico mafioso che ricatta alzando sempre la posta…

La coppia assicura che pagherà alla fine di marzo ma comincia ad insospettirsi perché vede tantissime altre coppie nella loro situazione con i bambini nati prematuri da madri surrogate. Intanto l’agenzia Vita Nova è totalmente sparita: «Il nostro referente Alex non ci ha più risposto»

Stupefacente…

(…) «Abbiamo registrato tutto — dice Sara — martedì il direttore generale del nosocomio Beka Yoseliani ci ha detto che non ci avrebbero dato le bambine se non pagavamo 24mila euro». Ieri la coppia ha potuto vedere le neonate solo per dieci minuti e sotto il controllo di una guardia della sicurezza: «È una situazione incredibile – spiega Sara -, passa il tempo e le nostre figlie crescono senza di noi. Il 23 maggio compiranno tre mesi, tutti passati nelle mani di estranei». La clinica, contattata dal Corriere, non ha voluto commentare.

Le nostre “figlie” umoristico, molto umoristico.

La vicenda potrebbe però risolversi nelle prossime ore. Ieri l’avvocato della coppia è riuscito a far scendere la cifra a 19mila euro. E oggi le bambine dovrebbero essere dimesse. A meno di nuovi colpi di scena.

Chiamate don vito

Ma al ritorno in Italia, dove la maternità surrogata è reato, la coppia dovrà affrontare il problema della trascrizione all’anagrafe. Le rappresentanze diplomatico-consolari sono tenute a trasmettere i casi sospetti al Comune competente e ad inoltrare al contempo la notizia di reato alla Procura della Repubblica. Quello che potrebbe accadere è che venga registrato all’anagrafe solo il padre delle bambine mentre la madre intenzionale dovrà ricorrere all’adozione in casi particolari come ha affermato la Corte di Cassazione in una sentenza lo scorso gennaio. «Sappiamo che potrebbe succedere – dicono Sara e Alberto – ma affronteremo questo problema una volta che avremo riportato finalmente le bambine a casa».

Domanda stupida, e se salta fuori la “madre biologica”, che per la legge italiana è quella che ha partorito, e chiede il riconoscimento della maternità, che succede?

E a margine, la maternità surrogata finanzia la mafia come quella coppia ha potuto toccare con mano.

A quanto risulta al Corriere non è questo l’unico caso di italiani in difficoltà in Georgia dopo essere ricorsi alla maternità surrogata. Tutti casi che, se dovesse passare la legge in esame al Senato per rendere la Gpa (Gestazione per Altri) un reato anche se commesso all’estero, diventerebbero materia di azione penale.

Si tratta di sfruttamento di esseri umani e compravendita di bambini. Non vedo molte differenze con il caso di uno che va a farsi una minorenne in thailandia e, se scoperto in italia, finisce al gabbio in italia.

Se te lo dice…

I meme che io ho pubblicato su twitter

Nell’ordine:

  1. Tipica frase femminile
  2. Servi della gleba, Elio e le storie tese
  3. Lovecraft
  4. Altra frase tipica
  5. Serve dirlo?
  6. Cara ti amo, Elio e le storie tese
  7. Rapput, Claudio Bisio
  8. Pollon, cartoni animati
  9. Pop porno, il genio
  10. Masters of the universe, cartoni animati
  11. Sei già morto, la frase rituale di Ken il Guerriero (in giapponese)
  12. Friendzoned…

Giornalismo di qualità…

A margine della vicenda, che imho riguarda questioni di copyright più che diffazione faccio notare come open abbia presentato la vicenda.

Sorgente: Anna Haholkina, la modella italo-ucraina finita (a sua insaputa) sui manifesti della Lega: «Cartelloni elettorali razzisti, non accetto di finirci sopra» – Open

Si chiama Anna Haholkina, è italo-ucraina e di professione fa la modella. Ma non avrebbe mai immaginato di finire non su riviste patinate bensì (a sua insaputa) sui manifesti della Lega contro l’uso del velo islamico. «Ho bisogno del vostro aiuto! Da un paio di settimane la città di Milano ha questo manifesto dove è stata utilizzata una mia foto presa probabilmente da Shutterstock o chi sa quale altro sito.

Beh, basta chiedere a chi ha pubblicato la campagna; basta una semplice lettera dell’avvocato e il percorso salta fuori

Devo passare per vie legali per diffamazione, considerando che non sono affatto favorevole a questo utilizzo e soprattutto, trattandosi di politica, non ne accetto l’utilizzo. Mi sapete consigliare a chi rivolgermi? Magari qualcuno esperto di copyright», ha scritto la ragazza sul suo canale Instagram.

Mi verrebbe da pensare che sta mettendo le mani avanti per evitare rogne e di essere presa di mira dai tanti uannabè paladini che impestano il web. Per il resto la vicenda è molto più semplice rispetto a quella descritta in maniera contorta.

Le vicende in realtà sono due:

[A] la lega ha acquistato legalmente dal detentore dei diritti il diritto di utilizzare tale immagine?

[B] Chi ha venduto il diritto di utilizzo di tale immagine poteva farlo, aveva il diritto di cederli o ha violato in qualche modo il contratto stipulato con Anna?

Nel caso A, immagine utilizzata con violazione dei diritti son mazzate oltre che solenni figure di merda. Ma penso che una seria società di comunicazione, non la miocuggino srl, a queste cose ci pensi e la prima cosa che chieda è che tutto sia legale.

Rimane il caso B, certo prendersela contro la lega suona in maniera diversa rispetto al prendersela contro la pippopluto comunication. Strano comunque che la modella non sappia a quale agenzia abbia ceduto i diritti di utilizzo di quelle foto, perché, vedi anche il discorso precedente, se le foto sono usate in violazione delle norme del GDPR son mazzate solenni.

Ci sarebbe anche il caso [C], lei ha ceduto i diritti ad una agenzia con una liberatoria e l’agenzia ha fatto quello per cui è pagata ovvero cedere immagini per campagne pubblicitarie…

La vicenda mi ricorda il “ciao ciao” suonato alla festa della lega e la predica della rappresentante di lista. Se la lega aveva pagato la SIAE (o qualche altro detentore dei diritti) poteva suonare tale canzone anche se all’autore originario girano le scatole. Dura lex sed lex.

Haholkina potrebbe presto agire per vie legali, perché spiega intervistata dal Corriere della Sera, «sono riconoscibilissima». E aggiunge: «Non voglio essere affiancata a alcun partito, ma soprattutto perché questi cartelloni elettorali sono razzisti. E non accetto di finirci sopra». «Vivo a Rimini ma vengo spesso a Milano per lavoro e quando li ho visti sono rimasta choccata: sono foto che ho fatto con una fotografa ucraina due anni fa, Margarita Gangalo. L’intento era di renderle utilizzabili per vendere prodotti di bellezza. E invece la Lega le ha usate per fare la sua campagna elettorale», ha spiegato la modella. Anna ha «firmato una liberatoria digitale, ma nel regolamento di Shutterstock c’è scritto che l’uso di immagini per campagne elettorali e politiche non era possibile». Il partito del vicepremier e ministro Matteo Salvini potrebbe però aver usato un abbonamento premium per acquistarla e utilizzarla. 

Faccio notare la parte in grassetto, molto contorta. Ha firmato una liberatoria e cosa c’era scritto nella liberatoria? Poi di cosa si sta parlando, del regolamento di Shutterstock? Magari son vietati certi utilizzi se si paga l’abbonamento base ma se si paga il premium “vale tudo”

Un giornalista capace farebbe due click e verificherebbe subito le informazioni.

Per curiosità sono entrato nel sito si shutterstock e guarda cosa ho trovato:

SE INVECE L’UTENTE HA ACQUISTATO UN “ABBONAMENTO TEAM”, IL DIRITTO DI ACQUISIRE IN LICENZA, SCARICARE E UTILIZZARE CONTENUTI È LIMITATO AL NUMERO DI UTENTI PREVISTO DA TALE ABBONAMENTO. LA “PIATTAFORMA PREMIER” DI SHUTTERSTOCK CONCEDE I DIRITTI DI ACCESSO E DI UTILIZZO A UN NUMERO ILLIMITATO DI UTENTI, OLTRE CHE EVENTUALI DIRITTI AGGIUNTIVI.

Oltre che eventuali diritti aggiuntivi. Il fatto è che se il sito poteva legalmente vendere e la lega ha acquistato alla luce del sole c’è poco da polemizzare adesso.