Ok come al solito il ministro della pubblica istruzione ha annunciato la sua riforma epocale della scuola e stavolta l’idea geniale per rendere la scuola italiana la più migliore1 del mondo2 è accorciare di un anno le superiori.
E il dibattito è, guarda caso, soprattutto sul numero di posti di lavoro nella scuola che si perderebbero. Nessuno ha considerato il punto reale della questione ovvero: accorciare di un anno le superiori come si rifletterà sulle capacità e competenze in uscita degli studenti? Usciranno con, più o meno, la stessa preparazione di prima o usciranno meno preparati e capaci?
Se l’anno perso a scuola si traduce in un anno di formazione in più da fare al lavoro o all’università la riforma è perfettamente inutile, si limita a spostare l’onere formativo dallo stato ai privati. Se invece la preparazione degli studenti è la stessa, che escano dalla quarta o dalla quinta per i datori di lavoro le università è la stessa cosa, allora ci sarebbe da aprire un serio discorso sulla scuola e sui programmi scolastici realmente svolti e sulla loro utilità.
Un problema della scuola è che viene pensata, soprattutto dai sindacati dei docenti, non come uno strumento di formazione ma come uno strumento il cui scopo principale è la distribuzione di buste paga. E questo spiega anche l’autoreferenzialità della scuola ed il fatto che l’alternanza scuola – lavoro sia vista come blasfema. La scuola dovrebbe restare chiusa nella sua torre d’avorio al riparo dalle brutture del mondo. Brutture che sono il richiedere persone capaci e competenti, non pappagalli capaci di recitare alla perfezione tutte le orazioni di cicerone ma incapaci di calcolare una banale percentuale.
Purtroppo la scuola è rimasta l’ultimo “stipendificio”3 visto che il resto della pubblica amministrazione, per amore o per forza, è stato costretto a virare da stipendificio a ente di servizio4. E purtroppo ciò che è avvenuto al resto della PA sta iniziando a capitare anche con la scuola, e, come capitato da altre parti, molti ne usciranno con le ossa frantumate.
Per il resto prima di dirmi d’accordo o meno con la riforma preferirei vedere bene come verranno rimodulati i programmi; meglio poco ma ben fatto che programmi vastissimi dei quali si riesce a fare più o meno un decimo.
- io sono studiato quindi conoscerebbi la grammatica; mica uso lo scorretto “più meglio”. ↩
- a sentire i docenti che vi insegnano, stipendi a parte, è quella che prepara ottimi studenti talmente capaci che rompono il culo a cinesi, coreani e finlandesi. Basta considerare che i test OCSE PISA son preparati da bildemberg in combutta con la trilaterale al solo scopo di sabotare la scuola italiana. ↩
- Basti vedere gli ultimi due concorsi. Colossali lacune di preparazione degli aspiranti docenti e nonostante ciò in virtù delle graduatorie e che, praticamente, non ci son controlli sulla qualità del lavoro dei docenti, tali aspiranti docenti spesso insegnano e magari alla fine “vincono” il passaggio in ruolo per anzianità di servizio grazie alle mitiche graduatorie della scuola. Graduatorie ove l’unico merito è l’anzianità. ↩
- i concorsi son diventati leggermente più selettivi, non son più possibili “le grandi regolarizzazioni a pioggia”, le norme europee evitano i giochetti “all’italiana” troppo sfacciati. ↩
La stessa riforma venne fatta un po’ di anni fa qui in Germania… e ora si sta facendo marcia indietro.
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Il problema non è la quantità ma la qualità.
Io ho avuto dei professori molto carenti nelle loro materie e alcune lacune mi sono rimaste perché c’è un tempo per ogni cosa, purtroppo.
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